ISRAELE.........IL DIRITTO INTERNAZIONALE NON ESISTE PIU'
Il diritto internazionale non esiste più
Donald Trump lo aveva promesso durante la sua campagna
elettorale: «Trasferirò immediatamente l’ambasciata Usa a
Gerusalemme, l’eterna capitale del popolo ebraico».
Lo aveva espresso con grande passione ma come dicono i
gruppi di ebrei progressisti americani molto «irresponsabilmente».
Poi da presidente ha dovuto mettere qualche freno, ma il cammino è
cominciato e se non vi sarà una reazione e pressione forte dalla
comunità internazionale terminerà non solo con l’ambasciata Usa a
Tel Aviv ma con altri paesi che seguiranno l’esempio, ministri del
governo Netanyahu, come Naftali Bennet, lo stanno già chiedendo.
Mentre scrivo Trump ha appena rivelato il suo piano, e già in
precedenza la sua portavoce Katrin Pierson aveva dichiarato alla
Fox che «questo è un grande giorno per il popolo degli Stati
uniti, il presidente riconoscerà quello che è già di fatto la
realtà, Gerusalemme è la capitale d’Israele». Dire che la legalità
internazionale non conta nulla per Trump è troppo ovvio, non
esiste legalità internazionale esiste quello che Trump a seconda
degli umori decide. E lo sanno bene i governanti israeliani che
della violazione del diritto internazionale hanno fatto il loro
credo con la colonizzazione e l’insediamento della propria
popolazione sulle terre palestinesi, ma anche con le torture, le
detenzioni amministrative, le demolizioni delle case, il furto
dell’acqua, l’assedio di Gaza, e con un’occupazione militare
brutale e persecutoria che dura da cinquant’anni, un tallone di
ferro sul capo di ogni bambino, giovane, donna, uomo palestinese.
E la soluzione Gerusalemme capitale condivisa per due
popoli e due Stati verrà definitivamente sepolta, e Israele
porterà a compimento il piano di colonizzazione dell’intera
Cisgiordania, lasciando bantustan palestinesi e non certamente
cittadini con pari diritti. L’Unione Europea, con la dichiarazione
di Federica Mogherini, si dichiara assolutamente contraria al
trasferimento dell’ambasciata, fa eco anche il nostro ministro
Alfano che però ha avallato la partenza del Giro d’Italia da
Gerusalemme a maggio 2018, in onore ai 70 anni dalla fondazione
dello Stato d’Israele, che per i palestinesi ha significato la
«Nakba», la catastrofe, con i 700mila profughi e i più di 500
villaggi palestinesi distrutti.
Anche la premier inglese Teresa May ha dichiarato di
voler parlare con Trump perché non proceda nella sua decisione, il
ministro degli esteri britannico ha dichiarato alla Bbc che non
trasferiranno la loro ambasciata. Le reazioni nel mondo arabo e
musulmano si sono fatte sentire, a parole; anche l’Arabia saudita,
ormai consacrata all’alleanza Usa-Israele, ha preso posizione,
anche se il piano di soluzione (si dice in accordo con gli Usa)
presentato al presidente Mahmoud Abbas, sembra ricalchi le orme
del piano di Camp David al tempo di Ehud Barak e Clinton e cioè
che la capitale della Palestina sarebbe stata ad Abu Dis,
villaggio alla periferia di Gerusalemme, dove peraltro il muro di
annessione coloniale costruito da Israele a partire dal 2002 e
condannato dalla Corte Internazionale dell’Aja, ha tagliato a
metà, una parte nella Cisgiordania, l’altra divenuta periferia di
Gerusalemme.
Ma non sarà solo vittoria per Israele, dovrà prendere
delle decisioni, perché mentre afferma l’indivisibilità di
Gerusalemme, la città è divisa, Gerusalemme est è sotto
occupazione militare e malgrado l’impedimento a costruire case, la
deportazione lenta dei palestinesi e la crescita di colonie, i
palestinesi sono ancora circa 300mila, il 40% della popolazione:
gli verranno riconosciuti i diritti al pari degli israeliani? La
scelta di Trump scatenerà rivolte?
Forse non subito, la popolazione palestinese è stanca e
costretta a pensare ogni giorno alla sopravvivenza. In questi
giorni poi i dipendenti pubblici non hanno ricevuto il salario e
sono sopraffatti dai bisogni, la leadership palestinese debole e
sotto continuo ricatto. Ieri è stato il primo giorno della rabbia
in Palestina, non c’è stato molto, ma tutti aspettano la
dichiarazione di Trump. Mentre Israele bombarda la Siria.
Noi indignati e impotenti, la comunità internazionale
colpevole di complicità e sostegno ai governanti d’Israele che
dovrebbero essere portati davanti al Tribunale Internazionale per
i crimini commessi contro la popolazione palestinese.
Luisa Morgantini
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