La presa di giro delle pensione fai da te



La presa di giro della pensione fai da te


La pensione fai da te è una tragedia perchè già il termine è fuorviante visto che l'assegno previdenziale risulta dagli anni di contributi, quindi ciascun lavoratore provvede a sè stesso. Quando, allora, si parla di pensione fai da sè bisogna subito capire l'inganno e la presenza della previdenza integrativa.

La legge Fornero non ci regala certo anni di contributi previdenziali, con la legge di bilancio appena votata chi va in pensione prima del tempo lo fa a suo rischio e pericolo. Ecco allora spuntare l'inganno della cosiddetta Rita (la rendita integrativa temporanea anticipata che funziona se hai aderito a un fondo previdenziale complementare e determina la rinuncia, parziale o o totale del capitale depositato nel fondo) e dell’isopensione, cioè lo strumento di gestione degli esuberi aziendali introdotto nell’estate del 2012 dalla riforma del mercato del lavoro (legge Fornero).

Non solo in ogni contratto nazionale stanno inserendo norme e disposizioni per costringerci ad aderire, piu' o meno forzatamente, alla previdenza integrativa ma con il tempo capiamo che lo strumento è anche funzionale a favorire l'uscita anticipata di lavoratori per dare corso a processi di ristrutturazione aziendale (tagli occupazionali, espulsione di manodopera ormai vecchia da sostituire con forza lavoro meno pagata e con contratti sfavorevoli)

La legge di stabilità va quindi a rafforzare il sistema della previdenza complementare (quella cogestita con i sindacati) lasciando credere ai lavoratori che convenga aderire anche nella eventualità di una pensione anticipata o di esuberi che non saranno a carico rispettivamente del datore di lavoro e dello stato ma ricadranno sulle spalle del lavoratore stesso


Per avere la Rita ( paradossalmente viene presentata come una sorta di gentil concessione) servono almeno 20 anni di contributi, per l’Ape volontario servono invece 63 anni di età e non oltre 43 mesi di distanza dalla pensione di vecchiaia e 20 anni di contributi.


Pochi ad oggi hanno sentito parlare della isopensione, che tuttavia esiste dal 2012. Trattasi di uno strumento, destinato ad essere sempre piu' utilizzato, per gestire gli esuberi nelle imprese con più di 15 dipendenti. Serve ovviamente un accordo tra azienda e sindacati per la isopensione, il lavoratore con disabilità o troppo vecchio, o anche troppo caro, viene mandato a casa e potrà avere un assegno pari alla pensione fino alla maturazione della pensione. L'azienda dovrà a sua volta versare all'Inps la relativa contribuzione per gli anni di isopensione, ad oggi è risultata poco conveniente per le piccole e medie imprese ma siamo certi che i Governi amici faranno di tutto per renderla accessibile anche all'imprenditore con meno dipendenti e un giro di affari ristretto, del resto questi sono gli strumenti soft, concordati con il sindacato, per espellere manodopera dalle aziende e assumere con contratti sfavorevoli e il ricatto della economia della promessa una forza lavoro giovane e spremibile


Il Governo intanto sta correndo ai ripari per favorire l’Ape sociale, cun assegno mensile pari alla pensione ma con un limite massimo di 1.500 euro lordi, per avere il quale occorrono alcune condizioni e i 63 anni di età

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Per capire cosa sia l'ape sociale , basta consultare il sito istituzionale dell'Inps


L'articolo 1, commi da 179 a 186, della legge di bilancio 2017 prevede un’indennità a carico dello Stato erogata dall’INPS a soggetti in determinate condizioni previste dalla legge che abbiano compiuto almeno 63 anni di età e che non siano già titolari di pensione diretta in Italia o all’estero. L’indennità è corrisposta, a domanda, fino al raggiungimento dell’età prevista per la pensione di vecchiaia, ovvero fino al conseguimento della pensione anticipata o di un trattamento conseguito anticipatamente rispetto all’età per la vecchiaia di cui all’articolo 24, comma 6, del decreto legge n. 201 del 2011, convertito dalla legge n. 214 del 2011 (c.d. legge Monti-Fornero).

Si tratta di una misura sperimentale in vigore dal 1° maggio 2017 al 31 dicembre 2018, intesa ad accompagnare verso l’età pensionabile soggetti in determinate condizioni ed è soggetta a limiti di spesa.

L' ape sociale riguada i disoccupati che hanno concluso da almeno tre mesi gli ammortizzatori sociali, i lavoratori che hanno terminato il contratto a tempo determinato, a patto che nei 36 mesi precedenti la cessazione del rapporto si sia lavorato come dipendente per almeno 18 mesi. .
Ma parliamo anche di persone che accudiscono un familiare con grave handicap, chi è nella lista dei lavori gravosi , e ora disoccupato, avendo svolto questi lavori per sei anni negli ultimi sette ma trattasi di norme facili da reperire a uno sportello di patronato o direttamente sul sito dell'Inps.
La nostra riflessione è comunque un 'altra , ossia che gli ammortizzatori sociali ridotti dalla Fornero si sono dimostrati insufficienti e inadeguati e i Governi sono stati costretti a correre al riparo con alcuni correttivi che sanciscono la devastante opera di una riforma previdenziale , e del lavoro, che andrebbe in realtà abrogata.
Trattasi comunque di interventi che tamponano una situazione drammatica, basti ricordare che per oggi per avere l'ape sociale devi essere invalido al 74%, praticamente del tutto inabile al lavoro. E per concludere, invece di ritornare a regole diverse per il pensionamento delle donne (oggi i requisiti richiesti sono uguali per donne e uomini) si cerca la strada del solito compromesso, per esempio il bonus per raggiungere la contribuzione minima (che sono 30 per disoccupati, invalidi e chi assiste un parente e 36 per le attività gravose) alle donne che potranno avere uno sconto massimo di due anni (praticamente un anno per figlio), una miseria che a tutti gli effetti acquista i cnnotati della beffa

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