Missione di guerra italiana in Africa

La Missione italiana in Niger per difendere gli interessi imperialistici. I soldi sottratti alla sanità, alla istruzione, al welfare e ai contratti sono indirizzati alle spese militari

Il Parlamento italiano a poche ore dal preannunciato Decreto Presidenziale di scioglimento delle Camere, lo stesso il cui Senato lo scorso 23 dicembre ha affossato definitivamente la tanto attesa legge sullo Ius Soli Temperato per mancanza del numero legale, approverà la richiesta del Governo Gentiloni di inviare una nuova Missione militare in Niger dove per altro operano da tempo militari italiani.

Ovviamente le truppe italiane in Niger non andranno per “costruire dialogo, amicizia e pace nel Mediterraneo e nel mondo” come dichiarato da Gentiloni ma solo per controllare\bloccare i flussi migratori, provenienti da 3 direzioni diverse (Africa occidentale, Golfo di Guinea e Corno d'Africa), evitare che arrivino in Libia dalle cui coste approdano in Italia, riprendere il controllo di alcuni corridoi nevralgici.

E’ questo il solo obiettivo della ennesima missione militare italiana, non c’è niente di umanitario nell’azione di un paese che ha aumentato la spesa militare, del resto l’ultimo rapporto sulle spese militari italiane segnala, per il 2018, un aumento di fondi per l’acquisto di nuovi armamenti (+10%) e un taglio ai finanziamenti per la sicurezza interna (-5%). La spesa militare supererà 28 miliardi di euro. L’operazione in Niger segna una svolta , si va verso il rafforzamento dei trasporti aerei strategici, non è escluso che tra le nuove armi ci siano anche questi giganteschi cargo di cui l’UE, e quindi l’Italia, è sprovvista, l’Italia sarà determinante per addestrare l’esercito del Niger ma anche per il controllo del territorio dentro un contesto nuovo che vedrà rafforzato il ruolo della Francia di Macron con il finanziamento europeo, americano e perfino dei paesi arabi di osservanza Nato

Sono oltre 6.000 i militari impiegati in 33 missioni in 22 paesi, la presenza all’estero si va ogni giorno rafforzando e molti sono direttamente impiegati in zone di guerra perché il paese che per costituzione dovrebbe ripudiare la guerra, la guerra la alimenta e la sostiene da tempo.

Non c’è niente di umanitario nella missione in Niger, l’obiettivo non è aiutare concretamente l’economia del paese o costruire un sostegno reale alla massa di uomini e donne in fuga da guerra e miseria e che diventano facile preda di organizzazioni criminali e delle nuove forme di schiavitù che non si limitano allo sfruttamento, alla reclusione e alle violenze ma che hanno addirittura resuscitato la tratta degli esseri umani,

in realtà la missione italiana consentirà all'Eni, la principale multinazionale italiana, di estendere il suo raggio di azione anche all'Africa del Sahel, dalla quale fino a questo a momento è stata esclusa a seguito della storica influenza francese, di quella statunitense e di quella, più recente, cinese. Come riporta con orgoglio la pagina del proprio sito La nostra Africa "L'Eni si è costruita forti prospettive di crescita in Africa con scoperte importanti in Egitto, Angola, Congo, Gabon, Ghana e in Mozambico. Sono 15 i Paesi in cui operiamo, in otto di loro svolgiamo attività di esplorazione mentre altri sette ci vedono impegnati anche in operazioni legati alla produzione". Potrà quindi in futuro spartirsi le ingentissime risorse della macroregione, sedendosi alla ricca tavola del Sahel insieme alle multinazionali delle altre potenze neocoloniali.

Sono ancora una volta gli interessi imperialistici a determinare le missioni militari all’estero, la difesa degli interessi economici e non pseudo ragioni umanitarie utili solo per deviare l’attenzione dell’opinione pubblica

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