Militari morti di tumore. Intervento alla manifestazione No Camp Darby
Riportiamo la testimonianza di Simone
Ho
partecipato alla manifestazione del 2 Giugno contro Camp Darby in qualità di
familiare delle vittime dell’uranio impoverito.
La figura del
familiare delle vittime dell’uranio impoverito unisce due campi delle masse
popolari che la borghesia da sempre cerca di spingere l’uno contro l’altro: i
militari e gli antimilitaristi.
Mio fratello,
morto 13 anni fa, non è mai stato all’estero, ma periodicamente ha operato e
testato armamenti con componenti tossiche nel poligono interforze di Salto di
Quirra. Mio fratello è stato di certo un ingranaggio di un
sistema di controllo, oppressione e guerra che oggi viene usato dalla Borghesia
per mantenere il suo sistema di oppressione.
Quirra è la
zona d’Italia più inquinata che ci sia. In Sardegna ci sono zone interdette che
per essere bonificate occorrono più di 500 anni. Nonostante ciò la borghesia
spinge ancora nella direzione di devastare il territorio, occuparne e
devastarne sempre di più in ogni posto del mondo.
Contro questa
guerra bisogna mobilitarci con tutte le nostre forze, coordinandoci con tutti
quegli organismi che già si mobilitano così come lo stiamo facendo noi a
livello territoriale. Dobbiamo quindi estendere la rete di coordinamento e
rafforzarla fino al punto di avere la forza di imporre un governo che azzeri i costi della partecipazione italiana alla guerra
imperialista e si impegni a utilizzare quelle risorse per il pieno impiego dei
disoccupati nelle bonifiche dei territori inquinati, nella riapertura di
aziende strategiche, nella messa in sicurezza del territorio e nella sua
salvaguardia.
Per ogni posto di lavoro che viene cancellato,
prende forza la spinta della disoccupazione a far arruolare centinaia di
giovani disoccupati (e quindi a rafforzare l’apparato militare), prende forza
la retorica dei vertici militari secondo cui “il comparto difesa è la più
grande industria della Sardegna”, prende forza la retorica che il problema è lo
straniero, prende forza l’influenza della borghesia sulle masse.
E’ una questione di classe!
La questione
della sovranità, in Italia come in Sardegna, è oggi più che mai centrale. Ma la
sovranità che oggi va imposta ai gruppi imperialisti e ai loro portavoce è la
sovranità popolare, una sovranità che parte dal basso, dai territori, da Camp
Darby. Sovranità frutto del protagonismo popolare verso le sorti del proprio
territorio e, in definitiva, del proprio paese attraverso il coordinamento con
le masse popolari che si organizzano in ogni dove. Il Movimento No Tav è un
esempio per tutti in questo senso, il nemico non è passato in Val Susa ma la
vittoria sarà definitiva quando tutto il paese sarà liberato.
E’ in questa
direzione che deve convogliare la lotta di tutti i gruppi antimilitaristi, dei
comitati ambientali per la salvaguardia del territorio, dei sindacati e delle
organizzazioni dei lavoratori, dei familiari delle vittime dell’uranio
impoverito. La lotta contro Camp Darby, che già raccoglie e collabora con molte
di queste realtà, deve legarsi e collaborare con la lotta dei compagni sardi,
dei compagni veneti e di tutti i compagni già organizzati a livello nazionale
per liberarci dall’occupazione USA rafforzata dalla maschera della NATO.
Avanti verso la smilitarizzazione dei territori,
affinché ogni giovane e adulto sia libero di lavorare e vivere dignitosamente
fuori dalle logiche della guerra imperialista.
In sintesi i numeri che riguardano le vittime
dell’uranio impoverito, del torio 232, dei metalli pesanti e quant’altro.
- 7000 sono i militari ammalati per via
dell’uranio impoverito (tra Balcani, Afghanistan, Iraq, Albania ecc.)
- 359 sono i militari morti e riconosciuti a
causa dell’uranio impoverito riguardo alla questione Balcanico-Caucasica.
- 168 sono le vittime oggi riconosciute a causa
dei Veleni di Quirra, tra civili e militari. Il caso di mio fratello è il 3°
caso di un militare non residente in Sardegna e che non ha lavorato stabilmente
in Sardegna, ma riconducibile ai veleni di Quirra. Il che fa pensare che ce ne
siano centinaia ancora che neppure sanno che la loro malattia è riconducibile
al Poligono Interforze di Salto di Quirra.
- 13mila sono gli ettari (tra servitù militare e
poligono) di territorio inquinati a causa delle attività del PISQ, circa 18mila
campi da calcio.
- 80 sono oggi le sentenze passate in giudicato
contro lo Stato per la questione uranio impoverito. Di queste 80 famiglie forse
solo una è stata risarcita.
- Gli organismi che oggi si occupano
maggiormente della questione Uranio Impoverito:
1.
Il Comitato Gettiamo Le
Basi, di Cagliari, diretto da Mariella Cao, e che in Sardegna da battaglia
dentro e fuori dalle aule di Tribunale.
2.
C’è inoltre l’Osservatorio
Militare, i cui dirigenti sono ex militari, che danno tutela legale alle
famiglie delle vittime. L’OM è quello che tramite l’Avv. Tartaglia è riuscito a
portare in giudicato contro lo Stato le 80 sentenze di cui sopra.
3.
Il comitato A Foras, in
Sardegna, che si mobilita per cacciare via le basi militari e gli americani dal
suolo sardo e che sostengono la battaglia del comitato GettBasi.
4.
Osservatorio
Balcanico-Caucasico, composto principalmente da giornalisti free-lances, che
raccoglie testimonianze e dati dai posti bombardati.
Di seguito
vengono elencati alcuni dati, statistiche e fatti noti che possono essere utili
a capire bene la portata del fenomeno:
– Tra il 1988 e il 1991 nel comune di
Escalaplano (2600 abitanti) prossimo al PISQ, sono nati 14 bambini con gravi
deformazioni fisiche.
– A Quirra, frazione di Villaputzu di
150 abitanti, si sono verificati 20 casi di tumore al sistema emolinfatico e
altri 16 nelle altre frazioni circostanti, verificati tra il 2001 e il 2006.
– Tra il 2001 e il 2005 sono 17 i casi
di militari colpiti dalla cosiddetta “Sindrome di Quirra”.
– Nel 2005 viene pubblicata la ricerca
ESA (consorzio di impresa incaricato dalla Regione Sardegna per l'esame
epidemiologico della zona) che afferma: +28% di mortalità tra gli uomini, +
65,5% di ricoveri per tumori emolinfatici, + 37% di Linfona non Hodgkin tra le
donne. Ma afferma che le cause sono per l'aumento dell'urbanizzazione e del
livello socioeconomico, scusa che stride con l'estrema povertà e
deurbanizzazione (e emigrazione) delle persone del territorio.
– E' noto il caso dei fratelli Murgia,
allevatori della zona: 6 fratelli, 5 sono morti per tumore e uno solo di loro
si è salvato perchè non si trova più in Sardegna
– Si registrano, tra il 1999 e il 2005,
oltre 200 casi tra nascite di capi di bestiame gravemente deformati (6 zampe,
orecchie al posto degli occhi, due teste), aborti spontanei del bestiame, morti
premature e improvvise dei capi di allevamento. Tra il 2000 e il 2010 il 65%
degli allevatori della zona si è
ammalato di tumore. Anche qui è noto il caso dei fratelli Vacca: tutti e
tre stroncati da tumori fulminanti nel giro di pochi anni in età compresa tra i
41 e i 46 anni.
– Nell'area confinante al PISQ si
rilevano 14 casi di tumore alla vescica per le donne (una patologia rarissima,
che vede in Italia in questa zona il suo più alto concentramento) e 128 casi di
bambini con malattie respiratorie.
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