Tra retorica industrialista, ambizioni degli enti locali. Eliminare il Jobs act e ripristinare l'art 18 con il reintegro in caso di licenziamento

Le aziende italiane  sono ancora competitive? Una domanda di non facile risposta, stando alle delocalizzazioni degli ultimi 30 anni, parrebbe che la ragione sociale comune sia la costante ricerca di forza lavoro a basso costo. Magari lo stesso accade alle imprese di tante altre nazioni, tuttavia in Italia il fenomeno delocalizzazioni è stato sottovalutato dai sindacati, dalle istituzioni locali (mai le Regioni hanno approvato normative per imporre la restituzione dei finanziamenti pubblici ai padroni che delocalizzano le imprese), dai Governivia via succedutisi.

Anni fa Luciano Gallino spiegò meglio di noi le ragioni della crisi italiana, parlò di vera e propria decadenza industriale. Oggi, per il rilancio della produzione è sempre piu' forte la richiesta di nuovo modello contrattuale (ricordate le regole sulla rappresentanza del Gennaio 2014?) e  di salari che diano sempre maggiore spazio al welfare aziendale.

Innovazione, Industria 4.0, politiche fiscali e dinamiche contrattuali sono parte integrante di una strategia economica che nei prossimi mesi dovrà prendere importanti decisioni.

Intanto si discute del ruolo delle Regioni nella tutela dei lavoratori. Abbiamo già scritto molto in merito alla passività delle istituzioni locali, negli ultimi mesi, magari in contrapposizione al Governo, alcune Regioni o sindaci si sono contraddistinti (positivamente ) con "carte" o proposte di legge a  tutela dei “lavoratori digitali”. La Regione Lazio ha da poco varato una legge che sta sollevando non solo polemiche ma dispute interpretative.

Il nodo è innanzitutto giuridico perchè certe materie dovrebbero essere di competenza del legislatore nazionale e non  di governi locali. Le problematiche dei riders sono stati assunti da sindaci del Pd o di coalizioni di centro sinistra dopo anni di sottovalutazione delle problematiche lavorative. Ma l'interesse verso i riders è anche occasione pubblicitaria o in polemica verso il Governo, o come pubblicità per città che si presentano all'Europa come paladine dei diritti. o nazionale sono definite le linee guida e a livello territoriale vengono dettate le regole operative.

Ma esiste anche un altro problema legato alla natura dello Stato tra spinte federaliste che mirano direttamente a mettere in discussione l'impalcatura statale, a tal riguardo citiamo le normative emanate, e poi bocciate, dalla Regione Veneto in merito all'accesso alle case popolari.

Una normativa  dovrebbe a regolare valere per tutti a prescindere dalla regione geografica, i diritti sono inalienabili e non variano a seconda del colore della pelle, della etnia o della città di appartenenza. E quando parliamo di lavoro il rischio che si corre è quello di creare delle zone d'ombra dove i diritti e le tutele vengano meno, una sorta di gabbia salariale che non riguardi solo la parte retributiva ma le stesse norme che disciplinano le prestazioni lavorative.

Il progetto di legge della Regione Lazio tuttavia apre un contenzioso giuridico su cui riflettere e puntare gli occhi perchè entra nel merito della retribuzioni dei lavoratori digitali, impone alcuni obblighi al committente, stabilisce sanzioni in caso di mancato rispetto delle norme. Cosa succederà allora nel caso in cui altre Regioni dovessero legiferare in termini antitetici? Una normativa giuslavorista diversa regione per regione cosi' come i livelli retributivi? Una situazione caotica come quella verificatasi con i tirocini e i lavoratori socialmente utili?

E il giusto bisogno di offrire maggiori tutele ai riders non dovrebbe indurci ad estendere tutele verso le innumerevoli figure della precarietà che si aggirano nel mondo lavorativo? O ci si occupa solo dei riders perchè queste figure  vanno in qualche misura normalizzate dentro i cambiamenti di Industria 4.0 (contratti flessibili, disponibilità totale del dipendente verso l'azienda, connessione permanente alle rete internet, produzione di valore continua)?

Ma la domanda da porci è soprattutto un'altra: non è arrivato il momento di rimettere in discussione il jobs act e tutte le normative che hanno precarizzato milioni di lavoratori e le loro stesse esistenze? O qualche diritto in piu' serve ad occultare la mancata volontà politica di cancellare la Riforma Fornero e il jobs act limitandosi, per non incorrere nell'ira di Bruxelles, in qualche ritocchino?

E quale sarà il ruolo dei sindacati e dei lavoratori in questi scenari? Saranno solo spettatori passivi o diventeranno protagonisti di una lotta seria e duratura contro precariato e misure di austerità o diventeranno le mosche cocchiere di qualche amministratore locale?

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