Dagli incentivi fiscali al welfare aziendale: come ti distruggo lo stato sociale

Non saremo certo noi a scoprire che la disarticolazione del welfare universale sia anche il prodotto di accordi sindacali . E' alquanto singolare che i sindacati abbiano abdicato dalla difesa del welfare preferendo inserire nei contratti nazionali istituti che incentivano il ricorso al welfare aziendale, negoziano in molti casi lo scambio (diseguale ) tra salario e bonus.

La politica degli incentivi fiscali è servita anche ad alimentare il welfare aziendale. Ora si tratta di capire, con dati alla mano, l'ammontare dei tagli al welfare e dei risparmi statali.

Ma i soldi saranno destinati ad altri progetti? Ad accrescere i salari e le pensioni non crediamo proprio dacchè i rinnovi contrattuali sono tutti nell'ordine di poche decine di euro, cifre irrisorie se pensiamo al potere di acquisto perduto, allora non sarà che con i tagli agli ammortizzatori sociali e al welfare vogliano pagarsi la flat tax e qualche forma di reddito di cittadinanza?

Ma allo steso tempo il sistema di sgravi fiscali fino ad oggi ha riguardato soprattutto le famiglie con reddito maggiore che hanno potuto detrarre dalle tasse spese innumerevoli sostenute arrivando, alla fine, a subire una tassazione molto piu' leggera.

Ridurre oggi le tasse soprattutto a chi avrebbe soldi sufficienti per pagarle potrebbe diventare un boomerang per il finanziamento del welfare e il sostegno stesso alle spese sanitarie e per la istruzione. Uscirebbe fuori un contesto sociale sul modello americano con le classi sociali meno abbienti sempre piu' povere, emarginate e in condizioni di salute precarie e una classe medio alta con un potere di acquisto decisamente rafforzato.

E in questa divaricazione tra ricchi e poveri anche la middle class uscirebbe con le ossa rotte

Abbattendo le tasse sarebbero proprio le spese sociali a venire ridimensionate. Ma se in questa ottica si muovono anche gli stessi sindacali, per incentivare la previdenza integrativa, quali saranno gli scenari futuri ? Le agevolazioni fiscali sono servite a creare pensione e sanità integrative, peccato che a pagarle siano sovente i lavoratori rinunciando a una parte di salario

Le leggi di stabilità 2016 e 2017 si sono mosse nell'ottica di favorire il welfare aziendale sottoponendolo a tassazioni irrisorie, a cio' va aggiunta la detassazione dei premi di produttività, basta un accordo di secondo livello con cgil cisl uil per costruire un premio di risultato basato sui bonus e sulle forme di sanità e previdenza integrativa.

la detassazione dei premi di produttività ha giocato solo a favore dei datori di lavoro e come incentivo per il welfare aziendale, non ha accresciuto il potere di acquisto dei salari, non ha incentivato il welfare universale, è stata una scelta funzionale a sostituire incrementi stipendiali con i bonus e cosi' hanno anche rivoluzionato il sistema di contrattazione e la dinamica retributiva stessa.

In questa ottica si muove lo stesso accordo siglato con Confindustria nel febbraio scorso all'insegna di un sistema di relazioni che vede il sindacato fautore del compromesso con i padroni, una sorta di pacificazione che parte dalla rinuncia al conflitto in cambio della cogestione del welfare aziendale
E il lavoratore, di fronte alla prospettiva della detassazione del premio di risultato sarà ben disposto a delegare gli stessi sindacati che hanno svenduto i suoi diritti , anzi si costruisce un legame ancora piu' forte in nome dei bonus e nella riconoscenza per avere adottato delle tutele aggiuntive che ormai il welfare universale non garantisce piu'.

Ovviamente nessuno dirà al lavoratore che proprio la distruzione del welfare state ha sancito l'impoverimento dei servizi sociali e queste misure integrative sono il frutto della accettazione di contratti con aumenti irrisori, della supina accettazione dell'aumento dell'età pensionabile e di condizioni lavorative e di vita sempre piu' precarie.

La politica degli incentivi fiscali ha cosi' raggiunto tutti i suoi obiettivi, non ultimo quello di rivoluzionare le stesse relazioni sindacali piegandole agli interessi dei padroni, non senza la cogestione del business di sanità e previdenza integrativa tra padroni e sindacati. Il risultato non è la costruzione di un welfare moderno e solidale ma l'esatto contrario


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