Ceto medio e tassazione....

400 pagine, tante sono a comporre la relazione della Corte dei Conti sulla finanza pubblica
Lettura lunga e complessa ma decisamente interessante.

Qualche settimana fa il 5 Stelle annunciava la improrogabile riforma dell'Irpef. In Italia chi paga le tasse visto l'elevato numero degli evasori? Intanto i 3,2 milioni di lavoratori dipendenti, la fascia media è quella che stando ad alcune statistiche pagherebbe piu' tasse con un margine minore di evasione fiscale. Ci sono paesi come gli Usa dove chi detiene elevati redditi paga in proporzione meno tasse di un operaio, la proporzionalità resta un criterio oggettivo per misurare il contributo individuale, in base al proprio reddito, alle casse statali.

Rimandiamo a una ricerca che mette a confronto l'Italia con la Germania e gli Usa, giusto per non cadere nei luoghi comuni
https://www.linkiesta.it/it/article/2018/01/17/le-tasse-in-italia-le-pagano-i-poveri-e-il-ceto-medio-e-i-ricchi-la-fa/36814/

Torniamo all'Italia chiedendoci se corrisponda al vero l'idea che l'attuale Irpef sia un fardello per il ceto medio. A detta di molti si' ma con la Flat tax la situazione non migliorerebbe se non per i redditi elevati perchè al fini di un calcolo effettivo della tassazione bisogna considerare il complicato sistema di detrazioni e deduzioni.

Stando al rapporto della Corte dei Conti circa il 60% dell’Irpef ricade sui redditi fra 15mila e 55mila euro, chi sta tra i 28 e i 55mila euro lordi annui rappresenta il 31,5% del totale.

Sicuramente da rivedere potrebbero essere gli scaglioni e le aliquote applicate, pensiamo alla differenza tra due scaglioni: chi sta tra 15-28mila euro ha una tassazione di 27 punti, chi va da 28 a 55 mila passa al 38%  con il crollo delle stesse detrazioni. Poche centiniaia o 3\4 mila euro annui comportano l'ingresso o l'uscita da una fascia di reddito con relativa percentuale di tassazione. Basta fare piu' straordinari in un anno o partecipare a un progetto per trovarsi in un altro scaglione dentro cui il tenore di vita è decisamente piu' alto, le fasce vanno riviste perchè nella soglia che va da 28 a 55 mila esistono differenze retributive e sociali in troppo marcate.

Piu' che applicare la tassa unica a favore dei ricchi , il nostro paese avrebbe bisogno di rivedere le fasce, mantenere il sistema di tassazione proporzionale ai redditi perceputi e il sistema delle detrazioni, capire bene chi siano oggi gli incapienti reali o quelli che sfuggono a controlli effettivi sulla loro situazione patrimoniale. Bisogna chiedersi se la maggioranza delle tasse (oltre il 52%) proveniente dal ceto medio restituisca allo stesso un welfare degno di nota senza dimenticare che il problema per lo stato italiano non sarà quello di affermare regole piu' eque e democratiche ma evitare che le pensioni facciano deflagrare i conti pubblici.

Del resto la Fornero ha ritardato l'età pensionabile per molti, le giovani generazioni non lavorano se non precariamente, la ricchezza prodotta va per lo piu' al pagamento del debito, le politiche di austerita non consentono la ripresa dei consumi. Per queste ragioni parlare di tassazioni oggi significa entrare nel merito della previdenza, del welfare, di come una società con disuguaglianze crescenti voglia affrontare la crisi strutturale della società capitalistica. La spesa delle pensioni viene evocata per mettere mano al sistema di calcolo dell'assegno previdenziale, chi parla di anticipo dell'età pensionabile non la racconta tutta (omette il calcolo interamente con il sistema contributivo), chi racconta di un ceto medio tartassato omette ogni riferimento alla distruzione del welfare state, chi poi parla di aiuti agli incapienti pensa solo a salvaguardare i redditi da capitale. La classe media, uscita dalla crisi indebolita e divisa, è solo il paravento dietro cui si celano interessi piu' grandi come quelli che sostengono la flat tax o la ulteriore privatizzazione della sanità.

E in questi scenari nessuno parla di investimenti pubblici per rilanciare il lavoro, da qui dovremmo ripartire per invertire la tendenza.

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