Emergenza ambientale ...dalle parole ai fatti
Emergenza climatica e crisi del capitalismo sviluppista
27 settembre è la giornata per il clima, al di là dello sciopero vogliamo aprire una riflessione nei luoghi di lavoro destinata non a rivendicare la paternità delle iniziative ma piuttosto a costruire una mobilitazione seria e duratura che rimetta al centro alcune rivendicazioni storiche: salute, sicurezza, un modo di produzione diverso da quello che devasta l'ambiente e sfrutta i lavoratori alimentando inquinamento e morti senza dimenticare lavoro e stato sociale.
Il modello di sviluppo basato sul capitalismo sviluppista, la finanziarizzazione dell'economia, la forsennata ricerca della massimizzazione del profitto anche a costo di devastazione e morti è la prima causa delle 3 crisi: ambientale, economica e sociale.
Non a caso gli interessi di tante multinazionali, la compiacenza dei governanti, in questi mesi, ha distrutto ampie parti della foresta amazzonica, di quella indonesiana e dell'Africa australe, tuttavia tante altre piccole, ma gravi, devastazioni, sono sotto i nostri occhi. Il disastro ambientale è figlio anche di quelle produzioni nocive all'uomo e all'ambiente che nel corso degli anni non sono state arrestate per complicità politica, non a caso l'Italia è il paese dei siti inquinati mai bonificati nonostante da anni sappiamo che i mancati interventi continueranno a creare morti, malattie e disastri ambientali.
La comunità scientifica da circa 4 decenni ci ha avvertito dei cambiamenti climatici. Oggi nessuno può negarli (vedi ultimo report dell IPCC sullo stato della criosfera uscito in questa settimana) e, di fronte a questa, interi settori del sistema capitalistico si stanno riorganizzando. Questi settori utilizzano le questioni ambientali per mero interesse per introdurre tecnologie piu' moderne per eliminare alcuni concorrenti, siano essi multinazionali o stati e per realizzare profitti in nuovi settori.
Giusta e condivisa la protesta di tanti giovani al di là delle strumentalizzazioni che da sempre operano all'ombra dei movimenti, sta mettendo al centro delle proteste le fondamentali connessioni fra crisi ambientale e struttura economica chiedendo a gran voce di intervenire per cambiare un modello di sviluppdi sviluppo che ha mostrato tutti i suoi limiti nel cercare di perseguire una crescita mentre l'economia dei paesi avanzati è ormai impantanata nella stagnazione secolare senza riuscire a intravedere una via d'uscita.
L'altra grande questione irrisolta è costituita dalla transizione energetica con il superamento delle fonti fossili che ancora nessuna importante economia mondiale ha iniziato ad affrontare seriamente e che invece necessità di un radicale intervento all insegna della decarbonizzazione.
27 settembre è la giornata per il clima, al di là dello sciopero vogliamo aprire una riflessione nei luoghi di lavoro destinata non a rivendicare la paternità delle iniziative ma piuttosto a costruire una mobilitazione seria e duratura che rimetta al centro alcune rivendicazioni storiche: salute, sicurezza, un modo di produzione diverso da quello che devasta l'ambiente e sfrutta i lavoratori alimentando inquinamento e morti senza dimenticare lavoro e stato sociale.
Il modello di sviluppo basato sul capitalismo sviluppista, la finanziarizzazione dell'economia, la forsennata ricerca della massimizzazione del profitto anche a costo di devastazione e morti è la prima causa delle 3 crisi: ambientale, economica e sociale.
Non a caso gli interessi di tante multinazionali, la compiacenza dei governanti, in questi mesi, ha distrutto ampie parti della foresta amazzonica, di quella indonesiana e dell'Africa australe, tuttavia tante altre piccole, ma gravi, devastazioni, sono sotto i nostri occhi. Il disastro ambientale è figlio anche di quelle produzioni nocive all'uomo e all'ambiente che nel corso degli anni non sono state arrestate per complicità politica, non a caso l'Italia è il paese dei siti inquinati mai bonificati nonostante da anni sappiamo che i mancati interventi continueranno a creare morti, malattie e disastri ambientali.
La comunità scientifica da circa 4 decenni ci ha avvertito dei cambiamenti climatici. Oggi nessuno può negarli (vedi ultimo report dell IPCC sullo stato della criosfera uscito in questa settimana) e, di fronte a questa, interi settori del sistema capitalistico si stanno riorganizzando. Questi settori utilizzano le questioni ambientali per mero interesse per introdurre tecnologie piu' moderne per eliminare alcuni concorrenti, siano essi multinazionali o stati e per realizzare profitti in nuovi settori.
Giusta e condivisa la protesta di tanti giovani al di là delle strumentalizzazioni che da sempre operano all'ombra dei movimenti, sta mettendo al centro delle proteste le fondamentali connessioni fra crisi ambientale e struttura economica chiedendo a gran voce di intervenire per cambiare un modello di sviluppdi sviluppo che ha mostrato tutti i suoi limiti nel cercare di perseguire una crescita mentre l'economia dei paesi avanzati è ormai impantanata nella stagnazione secolare senza riuscire a intravedere una via d'uscita.
L'altra grande questione irrisolta è costituita dalla transizione energetica con il superamento delle fonti fossili che ancora nessuna importante economia mondiale ha iniziato ad affrontare seriamente e che invece necessità di un radicale intervento all insegna della decarbonizzazione.
La straformazione della struttura economica, la transizione energetica e il superamento del capitalismo sviluppata in base alle ricerche di economisti di fama mondiale consentirebbe di affrontare radicalmente la crisi climatico-ambientale e di creare milioni di nuovi posti di lavoro stabili. Sono le volontà politiche e le resistenze delle grandi lobby ad ostacolare questo sempre più necessario processo.
Le mobilitazioni di questi ultimi mesi saranno un importante stimolo anche per l'azione del nostro sindacato e si dovrà fare i conti con obiettivi ben precisi a partire dal nostro paese, dai luoghi di lavoro (le morti e gli infortuni sul lavoro sono in continua crescita) senza dimenticare che cosa sia in gioco nella lotta interna al capitalismo attualmente in corso.
La green economy è il capitalismo dal volto ecologista ma sempre basato sul profitto e sulla crescita (che non c'è più - vedasi legge economica dei rendimenti decrescenti), anzi è lo strumento con cui provano vanamente ad uscire dalla crisi di accumulazione in cui si trovano, quella crisi che ha determinato licenziamenti, part time al posto dei full time, perdita del potere di acquisto e di contrattazione sindacale con accordi sulla rappresentanza sindacale che tagliano fuori le realtà piu' conflittuali.
Lo sfruttamento della natura è solo un altro volto dello sfruttamento capitalistico del lavoro e dei lavoratori, ma questo è un modello superato che a detta degli scienziati ha gli anni contati, solo 12 prima che il sistema terra entri in una condizione di irriversibilita.
Per questo il nostro sindacato è in prima fila nella lotta per contrastare in modo univoco sia i cambiamenti climatici sia la dignità e la sicurezza del lavoro.
Sindacato Generale di Base Pisa
Sindacato Generale di Base Pisa
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