Il primato italiano delle morti sul lavoro

Altri quattro morti sul lavoro, 4 morti ad Arena Po, 4 agricoltori uccisi dalle esalazioni dei biogas nelle vasche di raccolta dei liquami.  Dall'inizio dell'anno ad oggi sono oltre 1000 i morti sul lavoro se includiamo quelli sulle strade ed in itinere, una scia nera che aumenta anno dopo anno e  alla quale si aggiungono gli infortuni con danni permanenti, le malattie professionali. Il 2019 rischia di essere l'anno con il triste primato delle morti e degli infortuni sul lavoro, già nei primi sei mesi si sono registrati aumenti sensibili stando solo ai dati ufficiali Inail.

Ma tra i settori piu' a rischio c'è proprio il settore dell'agricoltura, o meglio la filiera produttiva e distributiva attorno all'agricoltura.

Ogni anno ci raccontiamo sempre le stesse cose, dal numero degli ispettori inadeguato a causa dei tagli persistenti al sistema di controllo, alla piaga del lavoro nero che occulta sovente infortuni sul lavoro visto che non possono essere denunciati pubblicamente e anche per questo motivo le statistiche ufficiali risultano sotto dimensionate rispetto alla realtà.

Gli ultimi 4 morti riguardano l' agricoltura e la Grande Distribuzione Organizzata, un settore dove ripetutamente leggiamo di lavoro nero, sotto inquadramento, paghe da fame, caporalato, piccole aziende con proprietari costretti a lavorare 16\7 ore al giorno per pagare i finanziamenti contratti con la banche. E quando sei assalito dai creditori la soglia dell'attenzione, le normative di sicurezza diventano un optional anche per i piccoli proprietari. La realtà parla di un lavoro massacrante per pochi euro all'ora, di condizioni lavorative e di vita spesso disumane, di ghetti attorno ai campi abitate da migranti costretti a lavorare per 2\3 euro all'ora.

La filiera agricola in Italia è soggetta spesso a regole dettate dalla Ue e a logiche di mercato che hanno spinto costantemente al ribasso i prezzi, ai produttori vengono pagate cifre irrisorie, senza l'equo riconoscimento del lavoro svolto si rafforzerà solo il potere delle multnazionali e la catena di sfruttamento e di stipendi da fame.


Le ultime morti sul lavoro dimostrano che in settori come quello agricolo si continua spesso  a lavorare in condizioni disumane, non si rispettano le normative di sicurezza piu' elementari, non si verifica la idoneità dei tanti strumenti di lavoro dispersi sul territorio, non si innovano i prodotti necessari alle lavorazioni investendo in tecnologia a basso impatto ambientale. E all'agricoltura stanno tornando molti giovani, spesso migranti, disposti a investire sogni e aspirazioni senza in cambio alcuna certezza.

Quando si parla di filiera  produttiva e distributiva lo si fa senza avere alcuna idea dei processi in atto, non si guarda mai alle condizioni di vita e di lavoro, dai raccoglitori e produttori fino ai dipendenti della grande distribuzione, la filiera agricola viene volutamente spezzettata per non coglierne gli aspetti peculiari per esempio il fatto che i processi innovativi non sono resi possibili da politiche comunitarie e nazionali sbagliate. E' quindi arrivato il momento di aprire gli occhi, di guardare e capire e farlo in silenzio per non abbandonarsi alla retorica ma piuttosto per agire concretamente in tempi brevi.

Chiudiamo sui salari da fame, recentemente è stata presentata dai sindacati complici una piattaforma contrattuale con 200 euro di aumenti lordi, da qui a pochi mesi staremo a vedere quali saranno i risultati ottenuti, se per esempio alle richieste seguiranno arrendevoli accordi che si accontenteranno di cifre assai piu' contenute.

Caporalato, appalti e subappalti, la filiera dello sfruttamento tra lavoro nero e salari da fame, insicurezza sul lavoro, sono una realtà per anni taciuta ma ormai sotto gli occhi di tutti\e come dimostra la impennata degli infortuni e delle morti sul lavoro. Cambiamenti radicali si rendono necessari, primo tra tutti restituire dignità, forza, sicurezza ai lavoratori, potere contrattuale e di acquisto, prestiti agevolati e a lunga scadenza per chi decida di investire risorse, energie e vita nel lavoro agricolo.


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