Appalti: quando la legalità non è accompagnata dalla giustizia sociale
Da troppi anni assistiamo a gare di appalto al ribasso, avviene nel
rispetto della cosiddetta legalità, quella legalità che tuttavia si
ripercuote negativamente sui salari di lavoratrici, spesso part time,
che subiscono riduzioni contrattuali e perdite economiche.,
E' cosa risaputa che nelle offerte di gara si possa valutare
l'offerta tecnica e quella economica non premiando necessariamente il
massimo ribasso ma allo stesso tempo per aggiudicarsi una gara l'offerta
economica deve subire una forte contrazione che poi determina
automaticamente perdita di ore, di posti di lavoro e minori servizi.
Siamo sempre piu' stanchi e contrariati dal fatto che ci venga
raccontato di enti pubblici costretti ad aggiudicare appalti al ribasso,
il ribasso non sarà massimo ma sicuramente cospicuo e a farne le spese
sono le lavoratrici degli appalti e quanti avranno meno servizi, ossia i
cittadini e i lavoratori degli enti pubblici.
Emblematiche le gare di pulizie, aggiudicarle con meno soldi
significa avere ospedali meno puliti e con la sanificazione a rischio,
tutto cio' comporta il rischio di contrarre malattie in cliniche dove
invece le pulizie e l'igiene dovrebbero essere una priorità non piegata a
logiche di bilancio.
Analogo discorso vale per le pulizie nelle scuole o negli asili
nido, spesso il personale va oltre l'orario prestabilito , senza per
altro percepire un euro in piu', per mero senso di responsabilità ed
etica professionale, quell'etica che stride invece con la riduzione dei
costi degli appalti.
Una recentissima sentenza del Consiglio di stato, la n. 5243\2019 ,
entra nel merito della cosiddetta clausola sociale, parliamo della norma
che prevede il riassorbimento di personale nei cambi di appalto. ossia
l' art. 50 del decreto 50/2016. Ma il diritto alla conservazione del
posto viene anche stabilito da alcuni contratti nazionali, per esempio
il multiservizi largamente utilizzato negli appalti di pulizie, eppure
legge e contratti non salvano l'occupazione perchè il dirittoa
conservare il posto è astratto e non concreto.
Quello che viene taciuto è invece la prevalenza delle ragioni che
animano la libertà di impresa e di concorrenza sui diritti reali, dalla
conservazione del posto alle medesime condizioni alla tutela della forza
lavoro in materia di salute e sicurezza scongiurando aumenti dei
carichi di lavoro, ikl deterioramento delle condizioni di vita.
Il diritto ormai privilegia la autonomia di impresa e il primato
della concorrenza, se esistesse l'obbligo di salvaguardare i contratti
in essere nei cambi di appalto si verificherebbe una situazione dai
giuristi giudicata lesiva degli interessi di impresa, anzi molte
imprese, o cooperative, sarebbero impossibilitate a partecipare a bandi
di gara correndo l'obbligo di tutelare i posti di lavoro e i salari
preesistenti.
Il diritto si trasforma cosi' in barbarie e le vittime sono le classi sociali piu' subalterne.
Il diritto comunitario è funzionale alla tutela della impresa ma
ormai lesivo dei diritti della forza lavoro, si cita la Costituzione
italiana per giustificare l'autonomia di impresa ma non per
corrispondere equi salari alla forza lavoro
Questa senteza stabilisce che la clausola sociale sia interpretata
solo in maniera subalterna alle logiche di impresa, alla fine le aziend ,
o cooperative, nei cambi di appalto, hanno piena libertà di azione
anche a discapito delle lavoratrici e dei lavoratori. La ditta
subentrante potrà quindi cambiare degli assetti organizzativi e cosi'
tagliare posti di lavoro e ore, basta solo dimostrare la esistenza della
nuova organizzazione di impresa.
Ma che ne sarà dei lavoratori e delle lavoratrici? Se non
troveranno spazio nell' organigramma dell' appaltatore subentrante ,
se non sarà possibile impiegare loro in altri appalti, dovranno farsene
una ragione, ci saranno i pochi ammortizzatori sociali rimasti ma
nessuna certezza di essere assunti alle stesse condizioni e anche a
tempo indeterminato pur con riduzioni oraria. Insomma non ci sono piu'
automatismi salariali e contrattuali a tutela della forza lavoro, regna
incontrastata la sovranità del profitto.
Altra considerazione riguarda la legalità e il rispetto dei dettami
dell'autorità anticorruzione. Negli ultimi mesi il sistema dei controlli
è stato indebolito come ridotti risultano i controlli dell'inail e
della asl in materia di sicurezza per molteplici ragioni, non ultima la
carenza di ispettori preposti ai controlli. Aumentano cosi' lavoro nero,
infortuni e morti sul lavoro, sono perfino in crescita i fenomeni di
caporalato.
Sovente si invocano le autorità anticorruzione per costruire bandi
con un mix di offerta tecnica ed economica che non privilegia il massimo
ribasso ma autorizza comunque offerte con forti riduzioni . Tutto cio'
avviene nel rispetto della legalità ma una legalità declinata solo a uso
e consumo delle imprese che legalmente potranno corrispondere meno ore,
ridurre gli organici e i servizi erogati. Questa legalità privilegia i
piu' forti e non quanti sono in condizioni di oggettiva debolezza. è la
legalità a senso unico senza giustizia sociale e tutela delle classi
sociali subalterne. La legalità fatta valere per gli ultimi ma non per i
primi
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