I nefasti effetti dell'accordo sulla rappresentanza
Domani sarà il grande giorno, si fa per dire ovvio, in cui verrà firmata tra Inps, Confindustria e Cgil Cisl Uil la nuova Convenzione che andrà a misurare la rappresentanza sindacale. Il primo atto del Ministero del Lavoro, Nunzia
Catalfo, sarà quello di dare piena attuazione all'accordo del 10 gennaio 2014, quello che esclude dalla partecipazione alle Rsu nel privato (ma presto anche nel Pubblico Impiego?) i sindacati non firmatari. Non lasciamoci ingannare dal fatto che la rappresentanza sarà misurata attraverso un mix tra deleghe sindacali e voti in Rsu stabilendo la soglia di sbarramento del 5% al fine di accedere ai tavoli negoziali.
L'accordo del Gennaio 2014 aveva ben altri scopi, citiamone una parte esemplificativa
“I contratti collettivi nazionali di lavoro sottoscritti formalmente dalle Organizzazioni Sindacali che rappresentino almeno il 50% +1 della rappresentanza, previa consultazione certificata delle lavoratrici e dei lavoratori, a maggioranza semplice saranno efficaci ed esigibili. La sottoscrizione formale dell’accordo, come sopra descritta, costituirà l’atto vincolante per entrambe le Parti.
Il rispetto delle procedure sopra definite comporta che gli accordi in tal modo conclusi sono efficaci ed esigibili per l’insieme dei lavoratori e delle lavoratrici nonchè pienamente esigibili per tutte le organizzazioni aderenti alle parti firmatarie della presente intesa.
Conseguentemente le parti firmatarie e le rispettive Federazioni si impegnano a dare piena applicazione e a non promuovere iniziative di contrasto agli accordi così definiti”.
Non siamo davanti a una intesa democratica che stabilisca la rappresentanza sindacale nelle aziende e il diritto a contrattare, questa intesa sancisce la fine di ogni dissenso interno alle singole organizzazioni firmatarie e chiunque lo abbia sottoscritto è impossibilitato a organizzare uno sciopero contro accordi nazionali che lasciano scontenti i lavoratori, accordi ratificati senza il consenso di minoranze consistenti alle quali viene di fatto imposto il bavaglio.
Il primo atto del Governo è quello di dare piena attuazione all'accordo del Gennaio 2014 che alcuni costituzionalisti, per esempio Rodotà, definì lesivo per la democrazia sindacale impedendo il diritto di sciopero. Ma anche Landini , allora segretario della Fiom, manifesto' critiche feroci a questa intesa che oggi, da segretario generale della Cgil , sostiene e fa propria. Se queste sono le premesse del nuovo esecutivo c'è da stare poco tranquilli.
L'accordo del Gennaio 2014 aveva ben altri scopi, citiamone una parte esemplificativa
“I contratti collettivi nazionali di lavoro sottoscritti formalmente dalle Organizzazioni Sindacali che rappresentino almeno il 50% +1 della rappresentanza, previa consultazione certificata delle lavoratrici e dei lavoratori, a maggioranza semplice saranno efficaci ed esigibili. La sottoscrizione formale dell’accordo, come sopra descritta, costituirà l’atto vincolante per entrambe le Parti.
Il rispetto delle procedure sopra definite comporta che gli accordi in tal modo conclusi sono efficaci ed esigibili per l’insieme dei lavoratori e delle lavoratrici nonchè pienamente esigibili per tutte le organizzazioni aderenti alle parti firmatarie della presente intesa.
Conseguentemente le parti firmatarie e le rispettive Federazioni si impegnano a dare piena applicazione e a non promuovere iniziative di contrasto agli accordi così definiti”.
Non siamo davanti a una intesa democratica che stabilisca la rappresentanza sindacale nelle aziende e il diritto a contrattare, questa intesa sancisce la fine di ogni dissenso interno alle singole organizzazioni firmatarie e chiunque lo abbia sottoscritto è impossibilitato a organizzare uno sciopero contro accordi nazionali che lasciano scontenti i lavoratori, accordi ratificati senza il consenso di minoranze consistenti alle quali viene di fatto imposto il bavaglio.
Il primo atto del Governo è quello di dare piena attuazione all'accordo del Gennaio 2014 che alcuni costituzionalisti, per esempio Rodotà, definì lesivo per la democrazia sindacale impedendo il diritto di sciopero. Ma anche Landini , allora segretario della Fiom, manifesto' critiche feroci a questa intesa che oggi, da segretario generale della Cgil , sostiene e fa propria. Se queste sono le premesse del nuovo esecutivo c'è da stare poco tranquilli.
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