Perchè il nostro lavoro viene ogni giorno svalorizzato...

Intervista a un delegato sindacale degli enti locali.

Cosa significa lavorare in un Comune oggi?

Bella domanda ma difficile la risposta, in 20 anni molto è cambiato, innanzitutto i numeri dei dipendenti: tra esternalizzazioni, trasferimento di funzioni e dipendenti ad aziende in house, blocco del turn over abbiamo perso per strada migliaia di lavoratori. Rispetto a 20 anni fa ci sono meno ruoli esecutivi, la fascia b, ex 4 e 5 livelli, ha subito un forte ridimensionamento a favore dei c e dei d, anzi in molti Enti ormai si assumono solo livelli alti pensando a Comuni con funzioni di controllo per destinare invece i ruoli esecutivi alla esternalizzazione. Oggi si lavora senza dubbio piu' di anni fa, sono aumentati i carichi di lavoro, le responsabilità individuali e di gruppo, il peso della performance determina divisioni tra la forza lavoro per conquistare poi quel salario che spetterebbe a tutti\e per diritto ma che invece nel corso degli anni è stato soggetto a valutazione e differenziato. Capita perfino di portare a casa il lavoro, le ore di straordinario sono diminuite cosi' come i progetti incentivanti, si lavora di piu' per gli stessi soldi visti gli irrisori aumenti dell'ultimo contratto per altro già scaduto da 9 mesi. Se in ufficio non hai un programma indispensabile per il lavoro lo porti da casa o lo cerchi on line e ovviamente a titolo meramente gratuito.

E' cambiato il lavoro?

Apparentemente no, gli amministrativi, i tecnici , la pm , le educatrici sono profili professionali ben definiti ma invece sono cambiate le normative che portano un vigile urbano a svolgere sempre piu' funzioni di ordine pubblico . In molti settori manca la formazione, cambiano le normative e non sempre riesci ad essere aggiornato in tempo reale, devi farlo tu da solo e a tue spese. Sembra un paradosso, anzi lo è, ma questa è la realtà vissuta da tanti dipendenti che non hanno gli strumenti di lavoro e devono provvedere da soli. Nel corso degli anni la spesa per la formazione non è cresciuta quando invece sarebbe stato necessario, i percorsi formativi devono essere ben strutturati e mettere in condizione piu' teste di svolgere lo stesso compito. In teoria dovrebbe esserci anche la rotazione, specie tra gli incarichi apicali, spesso si invoca la rotazione solo per punire qualche dipendente , non siamo in presenza di una norma anticorruzione che dovrebbe spingere gli enti a intensificare la formazione ricorrendo allo strumento della mobilità con intelligenza. Capita sovente che chi va in pensione si porti dietro competenze acquisite e mai trasmesse a terzi, sembra di essere in una bottega artigiana del Medioevo e non nella Pa. Sono aumentate le responsabilità civili e penali, poi c'è lo spettro del danno erariale. E infine poco si parla delle competenze trasferite dalle Province ai Comuni, tante competenze ma poco personale. In questi mesi interi uffici vengono svuotati dalla quota 100, molti colleghi\e scappano via perchè i carichi di lavoro e le responsabilità sono veramente troppe e si rinuncia a parte del salario per scappare via da situazioni complicate e da problemi che invece di essere affrontati e risolti diventano, giorno dopo giorno, sempre piu' complicati.

Un tempo si diceva che il lavoro nero proliferava tra i dipendenti pubblici...

Francamente il fenomeno è assai circoscritto, certo puo' esserci chi ha delle competenze e vuole spenderle per incrementare il salario ma esistono controlli e normative che puniscono il lavoro nero e le stesse prestazioni non dichiarate al datore di lavoro. Non si puo' accostare pubblico e lavoro nero, ci saranno casi sporadici ma il nero va cercato altrove.

 sono cambiati i luoghi di lavoro? E i lavoratori? E il sindacato?

Non solo i luoghi ma anche i lavoratori hanno subito profonde trasformazioni. Con gli anni la svalorizzazione del lavoro pubblico ha determinato anche la denigrazione del dipendente pubblico ormai accostato al furbetto de cartellino. Siamo stati sulla difensiva per troppi anni e alla fine gran parte di noi ha smarrito quel senso di appartenenza al pubblico impiego, ci sentiamo traditi e svalorizzati da chi avrebbe dovuto tutelarci a tal punto da avere noi stessi rinunciato al conflitto anche su argomenti quali il potere di acquisto, di contrattazione, il riconoscimento a un equo salario e alle professionalità

Il ciclo della performance ha svolto un ruolo divisorio, le pagelline servono a poco se non a ridurre il salario di alcuni dipendenti e i criteri di valutazione spesso hanno ben poco di oggettivo. I tempi di socializzazione sono ridotti al lumicino, al di là della pausa caffè sovente consumata in ufficio portandosi la macchinetta con le cialde, non sono poi molti i casi di relazioni amicali fuori dall'ambiente di lavoro, puo' succedere ma negli ultimi anni sono quasi scomparsi i circoli aziendali, la solidarietà si manifesta con qualche raccolta di soldi per colleghi alle prese con gravi problemi ma non mancano casi nei quali anche questa minima forma di aiuto venga messa in discussione. La spoliticizzazione del corpo sociale, la deriva securitaria, la delegittimazione del sindacato, hanno giocato un ruolo importante, i pochi che parlano di politica lo fanno con scarsi argomenti e alla stregua dei social. Gli iscritti al sindacato sono crollati, ci si rivolge al sindacato per questioni individuali o per fare la denuncia dei redditi o per accedere a corsi di preparazione per concorsi, a questo si è ridotto il sindacato, a una sorta di centro servizi.

Poi la percentuale di mortalità  dell'impegno sindacale all'interno delle rsu è elevatissima, metà dei delegati eletti si perdono per strada dopo il primo anno di mandato, vedono solo un piccolo spaccato del lavoro nell'Ente locale, sono delegati di ufficio e di settore, spesso con visioni ristrette e corporative. E l'ultimo contratto asseconda queste prospettive corporative con istituti contrattuali pensati solo per alcuni ma non per tutto il personale degli enti locali.

 Le stesse Rsu hanno perso gran parte delle loro peculiarità, si discute quasi esclusivamente del salario accessorio, siamo chiamati a svolgere un ruolo ragionieristico senza alcun potere di contrattazione sulle materie dirimenti come organizzazione e gestione dei servizi.

Un tempo si diceva che il lavoro pubblico lasciava piu' tempo libero

Per contratto lavori 36 ore a settimana, magari meno ore di altri comparti, la eventuale convenienza sta tutta qui ma la paghi con salari risibili. Poi gli orari di lavoro  si differenziano da settore a settore, da dipendente a dipendente, la flessibilità alla fine aiuta la pubblica amministrazione perchè riesce ad avere piu' dipendenti per un periodo prolungato della giornata, gli stessi orari di rientro (le caso in cui la settimana  lavorativa sia su 5 giorni) possono variare giusto per avere ogni pomeriggio qualche presenza in ufficio.  Ti impongono il mancato rientro pomeridiano in Agosto ma sei costretto a recuperare entro due mesi le ore mancanti. In alcuni settori si fa ricorso a molteplici orari, si lavora nella Pm spesso fino alla notte, c'è il multiperiodale con periodi dell'anno in cui lavori 40 ore la settimana e anche piu' e altri in cui lavori di meno. I luoghi di lavoro sono cambiati con chi ci vive dentro, lo stress collegato al lavoro è ormai diffuso,e documentato anche dai documenti di valutazione del rischio, negli enti locali soprattutto nei servizi educativi e nella Pm. Capita di incontrare dipendenti che hanno accumulato decine di ore di recupero e ferie dell'anno precedente, si lavora in pochi e in condizioni disagiate ...

Il rapporto numerico tra educatrici e bambini è peggiorato, le leggi regionali hanno aumentato il numero dei bambini. Chi invoca le telecamere nelle scuole per sorvegliare le maestre dovrebbe pensare a una educatrice a 60 anni come una lavoratrice logora, magari con prescrizioni del medico competente che ne limitano i movimenti e le attività, ci sono lavori per i quali non dovremmo pensare a una riforma previdenziale valida erga omnes, un operaio edile o un metalmeccanico sono sicuramente a rischio dopo una certa età ma ormai lo sono anche gli autisti di scuolabus, le educatrici e gli stessi agenti di pm.  Non servono quindi le telecamere, serve la mobilità verso altri settori su base volontaria previa formazione, urgono assunzioni e carichi di lavoro piu' sostenibili.




Commenti