La scuola dimenticata...

"Non smantelleremo la Buona scuola" , parola del Ministro Fioramonti che annuncia di superarne alcune criticità salvaguardandone l'impianto. Parole pesanti quelle di un Ministro chiamato a fare i conti con una autentica emergenza educativa tra scuole che cadono letteralmente a pezzi, programmi da rivedere, un numero spropositato di insegnanti precari in rapporto al numero totale dei docenti.

Ma la lista dei problemi sarebbe sterminata se considerassimo gli alunni diversamente abili spesso senza la dovuta assistenza, il numero degli alunni per classe che nel Sud è decisamente piu' alto (le famosi classi pollaio), la formazione carente se non inesistente in certi contesti, la famosa informatica di cui si è persa traccia con assai poche classi multimediali e laboratori di lingua, le palestre che mancano costringendo gli alunni a spostamenti continui per l'ora di educazione fisica.

Una recente indagine ha appurato che nelle scuole italiane l'ebook è quasi sconosciuto quando in altri paesi europei è invece largamente diffuso, poi c'è il nodo delle stabilizzazioni dei precari, gli stipendi troppo bassi (al cospetto della media europea), una cattedra su sette assegnata a precari.

Un altro problema, il piu' rilevante forse, è quello legato alla regionalizzazione della scuola con l'autonomia differenziata che rientra nel programma di Goveno del Conti bis, l'assenza di insegnanti di sostegno di cui le nostre scuole hanno sempre piu' bisogno.

 E poi non dimentichiamo  gli asili nidi che restano servizi a domanda individuale e quindi in parte a carico delle famiglie, il crescente disimpegno degli Enti locali per le scuole dell'infanzia. In Italia il numero dei bambini negli asili nido è tra i piu' bassi d'Europa, dall'Università c'è stata una autentica fuga come dimostra il crollo delle iscrizioni e dei laureati.

Un quadro a dir poco desolante sottovalutato per anni dagli esecutivi succedutisi, una emergenza esiste nel paese ed è quella legata all'istruzione che non c'è o presenta troppe carenze, alla precarietà diffusa e ai salari da fame ma anche alla assenza di investimenti reali per dotare le scuole di ogni ordine e grado di strumenti tecnologici adeguati e soprattutto per estendere l'istruzione a tutte le fasce d'età.

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