Uno sguardo alla Cina per confutare i luoghi comuni

LA TRIPLICAZIONE DEI SALARI IN CINA DAL 2005 AL 2016



"Il grande balzo in avanti della Cina: le rane occidentali ne gracidano l’indebolimento".
Intervento di James Petras

Introduzione
Dalle loro lugubri paludi, gli accademici e gli editorialisti di riviste finanziarie statunitensi, gli “esperti di Asia” dei mezzi di comunicazione di massa e i politici conservatori e progressisti occidentali gracidano all’unisono l’imminente collasso cinese; di volta in volta hanno proclamato che:

1) l’economia cinese è in declino
2) il suo debito è schiacciante e la sua bolla immobiliare sta per esplodere
3) il Paese è afflitto dalla corruzione e avvelenato dall’inquinamento
4) i lavoratori cinesi stanno organizzando scioperi paralizzanti e proteste nel mezzo di una crescente repressione, come risultato dello sfruttamento e della pronunciata disuguaglianza di classe.

Le rane finanziarie gracidano che la Cina rappresenta una minaccia militare imminente per la sicurezza degli USA dei loro soci asiatici; altre rane saltano per l’indignazione: i Cinesi minacciano ora tutto l’universo!
Le “cassandre cinesi” che vedono la pagliuzza nell’occhio altrui ma non la trave nel loro hanno sistematicamente distorto la realtà e costruito storie stravaganti che, in realtà, descrivono le loro società.
Man mano che le loro false affermazioni sono confutate, le rane modificano i loro canti: quando le predizioni di un collasso imminente non si sono avverate, hanno ritardato i pronostici della loro sfera di cristallo di un anno o, magari, di un decennio; quando i loro avvertimenti circa tendenze economiche, sociali e strutturali negative sono risultati falsi e le cifre continuavano ad essere positive, le loro agili dita hanno ricalibrato l’ampiezza e la profondità della crisi, citando “rivelazioni” anedottiche tratte da una conversazione con qualche taxista o sentite in un qualsiasi villaggio.
Siccome i fallimenti annunciati da molto tempo non si materializzano, gli esperti “rimodulano l’informazione” e mettono in dubbio l’affidabilità delle statistiche ufficiali cinesi.

La cosa peggiore è che gli accademici e gli “esperti di Asia” occidentali tentano un ribaltamento dei ruoli: mentre le basi militari e le navi da guerra statunitensi circondano progressivamente la Cina, i Cinesi si trasformano in aggressori e i bellicosi imperialisti degli USA si presentano come vittime piagnucolose.
Questo articolo cerca di smontare queste favole e di abbozzare un resoconto alternativo e più obiettivo dell’attuale realtà politica e socioeconomica della Cina.

Cina: finzione e realtà
Leggiamo continuamente della politica di bassi salari della Cina e del brutale sfruttamento della sua mano d’opera schiavizzata da parte di oligarchi multimilionari e autorità politiche corrotte. In realtà, il salario medio nel settore manifatturiero, negli ultimi dieci anni è triplicato. I lavoratori cinesi percepiscono salari molto superiori a quelli dei Paesi latinoamericani, forse con un’eccezione; i salari degli operai delle fabbriche cinesi, attualmente sono prossimi a quelli dei Paesi a mobilità discendente dell’Unione Europea. In questo stesso periodo, i regimi neoliberisti, sotto la pressione dell’UE e degli USA, hanno tagliato della metà i salari in Grecia e ridotto significativamente le entrate dei lavoratori in Brasile, Messico e Portogallo; i salari dei lavoratori, in Cina, superano attualmente quelli di Argentina, Colombia e Tailandia. Pur non essendo elevati per i livelli dell’UE o degli USA, nel 2015 i salari cinesi si ,aggiravano sui 3,60 euro l’ora, il che ha migliorato il livello di vita di centinaia di milioni di lavoratori. Durante il periodo nel quale la Cina ha triplicato il salario dei suoi lavoratori, quello dei loro omologhi indiani ha ristagnato sui 0,70 euro l’ora e quello dei Sudafricani è calato da 4,30 a 3,60 euro l’ora.
Questo spettacolare incremento salariale è attribuito in gran parte all’aumento della produttività, frutto di costanti miglioramenti nella sanità, nell’istruzione e nella formazione tecnica dei lavoratori, oltre che alla pressione sostenuta e organizzata degli operai e alla lotta di classe. La fruttuosa campagna del presidente Xi Jinping volta ad allontanare dal loro posto e arrestare decine di migliaia di funzionari e capi di fabbriche corrotti e sfruttatori, ha promosso il potere della forza lavoro. Gli operai cinesi stanno colmando il divario con il salario minimo statunitense; se si mantiene l’attuale indice di crescita, la differenza, che in dieci anni si è già ridotta da un decimo alla metà del salario minimo degli USA, scomparirà in un futuro prossimo.

La Cina ha cessato di essere esclusivamente un’economia di bassi salari, non specializzata, di lavoro intensivo, impianti di assemblaggio e orientata all’esportazione. Oggi, ventimila scuole tecniche diplomano milioni di lavoratori qualificati; fattorie ad elevata tecnologia stanno adottando la robotica su vasta scala per sostituire i lavoratori non qualificati. Il settore dei servizi è in piena crescita per assorbire la domanda del mercato interno. Dovendo fare fronte a un aumento dell’ostilità politica e militare statunitense, la Cina ha diversificato il suo mercato delle esportazioni, rivolgendosi alla Russia, all’UE, all’Asia, all’America Latina e all’Africa.

Nonostante questi impressionanti progressi oggettivi, il coro delle “rane disoneste”1 continua, anno dopo anno, a lanciare una quantità di previsioni sul deterioramento e sul declino dell’economia cinese; le sue analisi non cambiano a fronte del 6,7% di crescita ottenuta sul PIL nel 2016, ma si avventurano a pronosticare, per il 2017, un “calo” della crescita fino al 6,6% come prova dell’imminente collasso! Deciso a non farsi dissuadere dalla realtà, il coro delle rane di Wall Street festeggia entusiasticamente l’annuncio dell’incremento del PIL statunitense dall’1% all’1,5%!
La Cina ha riconosciuto i suoi gravi problemi ambientali ed è alla testa dei Paesi nel dedicare risorse (miliardi di dollari, il 2% del suo PIL) alla riduzione dei gas serra; i suoi sforzi superano abbondantemente quelli degli USA e della UE.
La Cina, come il resto dell’Asia e gli USA, ha bisogno di aumentare enormemente gli investimenti destinati a ricostruire le sue infrastrutture decadenti o inesistenti; il governo cinese è l’unico che si adegua e va oltre le sue crescenti necessità di trasporto, destinando 800 miliardi di dollari all’anno alla cstruzione di autostrade, linee ferroviarie, porti, aeroporti, linee metro e ponti.
Mentre gli Stati Uniti hanno rifiutato trattati commerciali e per investimenti multinazionali con undici Paesi del Pacifico, la Cina ha promosso e finanziato trattati simili con più di cinquanta stati dell’Asia e del Pacifico (salvo Giappone e Stati Uniti), oltre che con stati africani ed europei.

Il governo cinese, sotto la direzione del presidente Xi Jinping, ha lanciato un’efficace campagna su vata scala contro la corruzione che ha portato all’arresto o alla destituzione di oltre duecentomila imprenditori e funzionari, compresi alcuni multimilionari e alte cariche del Politburo del Comitato Centrale del Partito Comunista Cinese; come risultato di questa campagna su scala nazionale, l’acquisto di articoli di lusso si è considerevolmente ridotto, la pratica dell’utilizzo di fondi pubblici per cene gourmet da dodici portate e il rituale di consegna e accettazione di regali è in decadenza.
Intanto, nonostante Trump in campagna elettorale proponesse di “drenare la palude” e nonostante il risultato del referendum sulla Brexit, né negli Usa, né nel Regno Unito si è avviato qualcosa che somigli lontanamente alla campagna anticorruzione cinese, nonostante le notizie quotidiane su truffe e frodi che coinvolgono le cento principali banche del mondo anglo-statunitense. La campagna anticorruzione cinese è riuscita a ridurre disuguaglianze e si è indubbiamente guadagnata l’appoggio dei contadini e dei lavoratori cinesi.

I giornalisti e gli accademici che continuano a ripetere come pappagalli gli argomenti dei generali statunitensi e della NATO, avvertono che il programma militare cinese costituisce una minaccia diretta alla sicurezza degli USA, dell’Asia e del resto del mondo. L’amnesia storica colpisce queste rane canterine: dimenticano che, dopo la Seconda Guerra Mondiale gli USA hanno invaso e distrutto Corea e Indocina (Vietnam, Laos e Cambogia), ammazzandone nove milioni di abitanti, tra civili e combattenti. Gli USA hanno invaso, colonizzato e neocolonizzato le Filippine all’inizio del XX° Secolo, uccidendo un milione dei loro abitanti. Attualmente, gli Stati Uniti continuano ad espandere la loro rete di basi militari per circondare la Cina; recentemente, hanno trasferito potenti missili nucleari THADD, in grado di attaccare città cinesi e persino russe, alla frontiera con la Corea del Nord. Gli USA sono i maggiori esportatori di armi al mondo e la loro produzione bellica supera la produzione e vendita complessiva dei cinque maggiori mercanti di morte che li seguono nella classifica.
Al contrario, la Cina, in centinaia di anni non ha attaccato, invaso o occupato unilateralmente nessun Paese, non ha collocato missili nucleari sulla costa o alle frontiere degli USA e, di fatto, non dispone di alcuna base militare all’estero; le sue basi militari nel Mar Meridionale della Cina hanno la funzione di proteggere le sue principali rotte marittime dai pirati e dalla flotta statunitense, le cui provocazioni aumentano progressivamente. Il bilancio militare cinese, che prevede un aumento del 7% nel 2017, continua ad essere inferiore ad un quarto di quello statunitense.

Dal canto loro, gli Stati Uniti promuovono alleanze militari, puntano i loro radar e missili guidati via satellite contro la Cina, l’Iran e la Russia e minacciano di radere al suolo la Corea del Nord. Il programma militare della Cina è sempre stato e continua ad essere difensivo; il suo aumento si basa sulla necessità di rispondere alle provocazioni degli USA. Lo sviluppo imperiale della Cina è basato sulla sua strategia di mercato globale, mentre Washington continua ad implementare una strategia imperiale militarista, progettata per imporre il dominio globale attraverso la forza.

Conclusione
Le rane dell’intellighenzia gracidano da tempo; si pavoneggiano e si mettono in posa come se fossero le migliori cacciatrici di mosche del mondo, ma non producono nulla di credibile in termini di analisi obbiettive.
La Cina ha numerosi problemi sociali, economici e strutturali, ma li affronta sistematicamente; i Cinesi sono impegnati nel miglioramento della loro società, della loro economia e del loro sistema politico secondo termini loro, tentano di risolvere problemi tremendamente complessi e contemporaneamente si rifiutano di sacrificare la sovranità nazionale e il benessere del loro popolo.
La politica ufficiale statunitense, per affrontare la Cina come concorrente capitalista mondiale, si basano sul circondarla con basi militari e minacciare di perturbarne l’economia; come parte di questa strategia, i mezzi di comunicazione e i presunti “esperti” occidentali esaltano i problemi della Cina e minimizzano i propri.
A differenza della Cina, gli USA si compiacciono di ottenere una crescita annua inferiore al 2%; i salari ristagnano da decenni, quando non si riducono e i livelli di vita peggiorano. I costi per l’istruzione e la sanità salgono mentre la qualità di questi servizi vitali precipita; i costi, la disoccupazione, gli indici di suicidio e di mortalità tra le classi lavoratrici aumentano. È assolutamente cruciale che l’Occidente riconosca gli impressionanti progressi della Cina, se vuole imparare, copiare e promuovere un modello simile di crescita e di equità. ‘ essenziale che Cina e USA cooperino per promuovere la pace e la giustizia in Asia.
Purtroppo, l’ultimo presidente, Obama, e quello attuale, Donald Trump, hanno scelto la via dello scontro e dell’aggressione militare; i due mandati di Obama mostrano una cronologia di guerre fallite, crisi finanziarie, aumento della popolazione penale e discesa degli standard di vita nazionale. Per quanto rumore facciano queste rane, gracidare all’unisono non cambierà il mondo reale.

L’autore utilizza l’espressione “crooked croakers” (gracidatori disonesti) per creare un gioco fonetico non riproducibile in Italiano

www.controlacrisi.org/notizia/Politica/2017/4/5/49183-il-grande-balzo-in-avanti-della-cina-le-rane-occidentali-ne/


Produrre in Cina non conviene più: lo stipendio degli operai di Pechino triplicato in 10 anni. Costano meno brasiliani e messicani

Lo stipendio medio degli operai cinesi nel 2016 era di 3,60 dollari l’ora: il triplo rispetto al valore del 2005. Il salario delle tute blu di Pechino è ormai più alto di quello dei colleghi in Brasile e Messico (dove la paga nel decennio è invece calata) e quasi al livello di quelli di Grecia e Portogallo. Lo sostiene il centro studi Euromonitor International (su dati Eurostat, ufficio statistico cinese e International Labour Organisation) in un report ripreso da Financial Times. Secondo lo studio, l’aumento dei salari è legato anche alla progressiva crescita della produttività: lo stipendio nel manifatturiero è cresciuto di più di quello di altri settori, come agricoltura ed edilizia. L’odierno livello dei salari, conclude lo studio, ha ripercussioni sugli equilibri internazionali (e questo è sotto gli occhi di tutti): chi continua a cercare produzioni a basso costo trasferisce le linee a seconda delle convenienze nel Sud Est asiatico, in Europa o in America Latina. Il governo cinese, intanto, lavora alla migrazione dal modello economico “Fabbrica del Mondo” alla nuova identità di Paese manifatturiero che non fa dell’economicità la propria leva competitiva.

http://www.laconceria.it/cina/produrre-cina-non-conviene-piu-lo-stipendio-degli-operai-pechino-triplicato-10-anni-costano-meno-brasiliani-messicani/

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