Cub: l'università non sia al servizio della guerra. No a corsi di laure aspecifici per i militari
Non sfugga all’attenzione dei cittadini quanto sta avvenendo in Emilia-Romagna. La CUB era già intervenuta sull’argomento, solidarizzando con la Facoltà di Filosofia dell’Università di Bologna che, dopo attenta analisi e istruttoria, aveva deciso di rifiutare un corso ad hoc per i militari dell’Accademia di Modena.
Attenzione: non era in gioco la libertà del cadetto militare di iscriversi alle facoltà universitarie; si trattava invece della proposta di costruire un percorso di studio specifico, con accesso riservato ai soli ufficiali.
E questo mentre mancano risorse per le normali attività universitarie e si chiude la porta a decine di migliaia di ricercatori, impedendone la stabilizzazione dopo anni di ricerca e pubblicazioni. Ma ciò che conta ormai nel nostro Paese non è il rispetto dei basilari principi di equità sociale: prevalgono i rapporti di forza. È per questo che il corso, se non si farà all’Università di Bologna, va comunque fatto (o imposto?) in altri atenei.
Il corso sarà infatti attivato presso l’Università di Modena, attraverso il Dipartimento di Giurisprudenza. Si è arrivati perfino a modificare l’ordinamento didattico per l’anno accademico 2026-2027, a beneficio dei frequentatori dell’Istituto militare, con tanto di cerimonia alla quale hanno presenziato la Rettrice e il comando dell’Accademia.
Ovviamente ai nostri timori si potrà rispondere che siamo di fronte a una libera scelta di una facoltà universitaria; tuttavia dubitiamo che celerità, modalità e tempistiche degli interventi sarebbero state le stesse per altri corsi di laurea. Due pesi e due misure inaccettabili, che confermano la preferenza accordata all’economia di guerra e a ogni richiesta delle forze armate.
Dalla stampa locale apprendiamo inoltre che tra le materie previste figurano anche analisi relative alle tecnologie duali, cioè quelle utilizzabili sia in ambito civile sia militare, sulle quali puntano le multinazionali del complesso industriale-militare. Non ci capacitiamo di come si possa parlare, da parte del Ministero, di ripristino del sapere critico nell’università a fronte della decisione dell’Ateneo di Modena, che leggiamo come una sorta di capitolazione della libertà della ricerca e dell’autonomia universitaria ai voleri della guerra e della militarizzazione, con interventi espliciti fino alla modifica dell’ordinamento didattico per istituire un corso di laurea ad hoc.
Una decisione per noi inaccettabile, soprattutto se pensiamo alle migliaia di studenti che nelle università chiedono una maggiore frequenza delle sessioni d’esame e delle lezioni e vengono invece ignorati dalle autorità accademiche.
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