In piazza per i prigionieri palestinesi detenuti in Israele e nelle carceri Italiane
Non sfugga lo sciopero della fame di attivisti incarcerati in Gran Bretagna per il sostegno alla Palestina, non sfugga nel nostro paese la disattenzione di pezzi rilevanti di movimento verso quanto accade nelle carceri italiane, attivisti palestinesi processati e detenuti in Italia con accuse di terrorismo provenienti da un paese in guerra che equipara la Resistenza e la opposizione al terrorismo.
Non sfugga la ipocrisia del motto toccano uno, toccano tutti, disatteso per primo da chi lo urla nelle piazze.
Era importante esserci in Piazza a Pisa per denunciare la detenzione dei palestinesi in Italia e in Israele, sarà doveroso aprire il 2026 con una riflessione a tutto campo sulla repressione, chi per mesi negava la necessità di lavorare sul cosiddetto binomio nemico interno\nemico esterno oggi dovrà prendere atto che ai processi di militarizzazione seguiranno anche logiche e azioni atte a contenere le libertà democratiche, la libertà di insegnamento nelle scuole, la stessa agibilità sociale e politica.
E non cadiamo nella trappola che la questione carceraria e quella repressiva siano scindibili da tutte le altre considerazioni, sono del resto, e non da ora, lo specchio in cui troppi non vogliono guardare. Il sovraffollamento degli istituti di pena ricorda le condizioni degradante in cui si trovano i nostri quartieri popolari
Prendiamo atto della realtà a partire dalla Legge di Bilancio che darà un grande impulso alle spese militari accompagnandole con processi repressivi e il solito restringersi delle libertà democratiche, o quanto ne resta, in nome della Sicurezza Nazionale.
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