Doppio registro, duplice standard? La Pisa che non conosci. Destiniamo la ex palazzina CPT a uso sociale

Ci siamo chiesti cosa sta accadendo nella nostra città, la ragione per la quale interi palazzi pubblici siano venduti, se le permute alla fine saranno convenienti o meno e soprattutto per chi. 



La Giunta Conti non è ferma, sta già pensando a una città nuova nella quale il privato sia sempre più forte, nella quale molte delle competenze spettanti al Comune siano trasferite alle società partecipate  che a loro volta si avvarranno di dipendenti esterni non avendo organici sufficienti.

Nel mese di dicembre abbiamo toccato con mano le situazioni nelle case popolari di diversi quartieri, ebbene i fondi stanziati sono del tutto insufficienti per garantire condizioni di vita dignitose.

Si è parlato di trasferire la realizzazione del Verde Pubblico a Pisamo, la gestione della sesta porta, di Ospedaletto (locali di via Bellatalla) e della Leopolda a Patrimonio Pisa, i locali di Piazza Sant'Antonio ove sorgeva la biglietteria dei bus destinati a una partecipata. Ci sembra una scelta discutibile se pensiamo ai senza fissa dimora che da mattina a sera non hanno un posto dove andare, non pensiamo a un'area di !parcheggio! ma a una sorta di centro sociale a gestione mista tra Comune e terzo settore che alla occorrenza possa anche fungere da centro informazioni per chi viene dalla stazione ferroviaria o dal Galilei via autobus o people mover.

E si parla di vendita di due palazzi come quello delle Gondole e il secondo nel quartiere di Santa Maria in via Fermi. Quando hanno trasferito Apes e ufficio casa in Piazza Facchini non c'era spazio per la portineria, Apes e Comune si sono "contesi" pochi metri quadrati.

Urge capire fino in fondo le varie idee di città che sono all'ordine del giorno, farlo prima che tutto sia realizzato senza confronto in città e con la cittadinanza. Stesso discorso vale per i poli museali perchè tanto si è detto su un percorso culturale e turistico ma il solo turismo che oggi vediamo crescere stabilmente riguarda Piazza del Duomo e i monumenti ivi collocati, su tutto il resto vige invece l'approssimazione.

E ogni qual volta si parla di urbanistica e di città entrano in ballo le politiche del lavoro, la precarietà di tante prestazioni, i bassi salari e gli appalti al ribasso. Qual'è allora la Pisa del futuro? 

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