Ghetti e muri con i nostri soldi

 Nelle settimane scorse ci siamo imbattuti in un articolo  di Francesca Spinelli, pubblicato sul settimanale l'Internazionale, che merita una lettura integrale e per questo si rinvia al link

Rimpatri forzati e nuovi muri finanziati da fondi europei - Francesca Spinelli - Internazionale



Inizio' la Spagna nel 1993 nelle enclave di Ceuta e Melilla in Marocco seguita dalla Grecia al confine con la Turchia (nel 2012) e della Bulgaria, sempre al confine con la Turchia (nel 2014).

Molti paesi europei hanno seguito a ruota ergendo muri e filo spinato e anteponendo le cosiddette  ragioni di sicurezza a quelle umanitarie e dell'accoglienza.

Ma i muri sono ben poco rispetto ai sistemi moderni e di ultima generazione, dai radar ai droni, dalle telecamere di sorveglianza ai sistemi biometrici di rilevamento delle impronte digitali”,  trattasi di tecnologie che hanno avuto il finanziamento della Ue e oggi le ritroviamo ampiamente utilizzate in funzione antimmigrazione.

Anche in altre parti del Globo si fa ampio ricorso ai muri e al filo spianato, ad esempio In Israele in funzione antipalestinese e anche questa volta accampando le solite ragioni di sicurezza nazionale contro il terrorismo, ad esempio in Brasile dove si sono costruiti dei bantustan per isolare le favelas sottoponendole al contempo ad asfissianti controlli di polizia 

La favela brasiliana rinchiusa dietro a un muro (Video) - Internazionale

Le famiglie divise dal muro tra Stati Uniti e Messico (Video) - Internazionale

Chiudere  in ghetti super controllati da droni o chiusi dentro il filo spinato, nascondere la povertà sia essa manifestata da migranti o dalla popolazione autoctona è la risposta politica al problema della misera crescente.

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