Marx, 140 anni, è ancora un punto di arrivo

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Marx, 140 anni, è ancora un punto di arrivo


 di Tiziano Tussi






Cento quarant'anni fa moriva Karl Marx. Inutile sottolineare l'importanza di quest'uomo. Vediamone alcuni percorsi per riscoprire, o meglio, per scoprire ancora una volta la freschezza delle sue idee. Tutto il suo lavoro e la sua vita sono una spinta a scegliere il materialismo e a rifiutare l'idealismo per quanto riguarda il pensiero filosofico e politico.

Iniziamo con la puntualizzazione che l'uomo non è ente naturale in sé: "Un ente che non abbia fuori di sé la sua natura non è un ente naturale, non partecipa dell'essere della natura. Un ente che non abbia alcun oggetto fuori di sé non è un ente oggettivo. [] Un ente non oggettivo è un non ente. [] Ma un ente non oggettivo è un ente irreale, non sensibile, soltanto pensato, cioè soltanto immaginato, un ente dell'astrazione. [] Ma l'uomo non è soltanto un ente naturale, bensì è ente naturale umano… [] E come tutto ciò che è naturale deve nascere, così anche l'uomo ha il suo atto di nascita, la storia. [] La storia è la vera storia naturale dell'uomo."[1] Questi pochi passaggi per ricordare la centralità della storia per l'uomo, sua vera nutrice, nutrice della sua umanità e natura umana.

L'uomo naturale, naturalmente, deve distinguersi dagli animali, altra forma di esistenza naturale, lavorando. Il lavoro è la vera attività che distingue queste due forme di vita naturale. Certo gli animali non lavorano e non fanno la storia e, come diceva Cartesio, non hanno un'anima, sono automi[2], mente l'uomo la possiede, almeno per chi crede; per chi non ha fede possiede un'autocoscienza di sé stesso e coscienza di un mondo oggettivo fuori di sé. Occorre specificare questo punto: "…che l'oggetto come tale si presenta alla coscienza come dileguante; ch'è l'alienazione dell'autocoscienza che pone la cosalità; che questa alienazione non ha solo un significato negativo, ma anche positivo;" [3]  Possiamo farci bastare queste poche righe.

In ogni caso è l'uomo che pone l'oggetto, cui può dare attenzione per un lasso di tempo breve o lungo, che può scambiarlo con un altro oggetto, ridurre a poco, consumare: "La fame è un bisogno naturale, le occorre dunque una natura, un oggetto esistente al di fuori di esso, per soddisfarsi, per calmarsi."[4] Differentemente che gli animali, l'uomo costruisce, produce, l'oggetto del soddisfacimento della fame. Occorre ricordare un passaggio fondamentale, da uomo cacciatore e raccoglitore, simil animale, a uomo agricoltore? Forse sì. In ogni caso così avvenne circa dodici mila e cinquecento anni fa. Questo tanto per ricordarci differenze e somiglianze significative a livello naturale, diametralmente opposte, per animali ed uomo.

Ritorniamo al lavoro, vera attività naturale dell'uomo. Nell'attività lavorativa l'uomo si estranea dalla sua natura in sé e si mescola con la storia di questa attività di produzione. Passaggi obbligati per stare sul terreno della previdenza o della previsione: "La vera previdenza si ha soltanto quando un uomo fa qualcosa a cui nessun impulso lo spinge, solo perché la sua ragione gli dice che ne trarrà profitto in qualche epoca futura."[5]

Ritorniamo a Marx. Il lavoro, esterno ed estraneo alla natura dell'uomo naturale, in partenza, viene vissuto come una fatica, come un impegno, dal quale però si devono trarre i frutti, che tornano per lui un profitto, che realizzano la sua vera ed unica natura profonda. Chi lavora deve potere avere in possesso i frutti del suo lavoro, per potere realizzarsi appieno. Altrimenti come l'operaio nel periodo del capitalismo: "…il lavoro resta estraneo all'operaio, cioè non appartiene al suo essere, e che l'operaio quindi non si afferma nel suo lavoro, bensì si nega, non si sente appagato ma infelice, non svolge alcuna libera energia fisica e spirituale, bensì mortifica il suo corpo e rovina il suo spirito. L'operaio si sente quindi con sé stesso soltanto fuori dal lavoro, e fuori di sé nel lavoro."[6] "…l'esteriorità del lavoro al lavoratore si palesa in questo: che il lavoro non è cosa sua ma di un altro; che non gli appartiene, e che in esso egli non appartiene a sé, bensì ad un altro."[7] Ecco il risultato finale di questo, risultato disvelante il nocciolo del capitalismo e perciò di molti lavori. "Il risultato è che l'uomo (il lavoratore) si sente  libero ormai soltanto nelle sue funzioni bestiali, nel mangiare, nel  bere e nel generare, tutt'al più nell'avere una casa,  nella sua cura corporale etc., e che nelle sue funzioni umane si sento solo più una bestia. Il bestiale diventa l'umano, e l'umano il bestiale."[8] Mai inversione di concetti e di parole fu più disvelante di questa. Vale per ogni tempo e luogo di schiavitù, di lavori ripetitivi al seguito di una macchina[9] e similari. Il bestiale e l'umano così messi di fronte in modo asciutto, senza arzigogoli.

In un passaggio precedente abbiamo citato l'anima. Ecco perciò anche coriandoli di critica alla religione: "Il fondamento della critica religiosa è: l'uomo fa la religione e non la religione fa l'uomo [] La lotta contro la religione è quindi , indirettamente, la lotta contro quel mondo del quale la religione è l'aroma spirituale. [] La soppressione della religione in quanto felicità illusoria del popolo è il presupposto della sua vera felicita. La necessità di rinunciare alle illusioni sulla propria condizione, è la necessità di rinunciare ad una condizione che ha bisogno di illusioni. [] Evidentemente l'arma della critica non può sostituire la critica delle armi, la forza materiale non può essere abbattuta che dalla forza materiale, ma anche la teoria si trasforma in forza materiale non appena penetra tra le masse." Marx indica nella radicalità tale forza: " Essere radicale significa cogliere le cose alla radice. Ma la radice dell'uomo è l'uomo stesso [] dunque essa perviene all'imperativo categorico di rovesciare tutti i rapporti nei quali l'uomo è un essere degradato, asservito, abbandonato e spregevole…"[10]

Da tutti questi passaggi del primo Marx, ancora in parte feuerbachiano[11], si arriva velocemente ad un rivolgimento fondamentale di liberazione da ogni forma di commistione con un materialismo intuitivo, in pratica dalle posizion di Ludwig Feuerbach nelle Tesi su Feuerbach, che scrisse poco dopo, nel 1845, e che furono pubblicate da Engels molti anni dopo, in appendice di un suo testo, Marx era già morto da cinque anni.[12] Prendiamone una, dopo esserci ricordati di quanto affermato sin qui: "L'altezza massima a cui può arrivare il materialismo intuitivo, cioè il materialismo che non concepisce il mondo sensibile come attività pratica, è l'intuizione dei singoli individui nella «società borghese».[13] Tanto per spiegare ancora in modo più produttivo ed eloquente.

Il mondo borghese appare ad un certo momento temporale, ora, nella storia, non vi è sempre stato e sparirà come ogni frutto storico. Il materialismo intuitivo, in definitiva quello di Feuerbach, si limita a registrare  una presenza come se fosse una realtà senza tempo, senza storia, non capendo che anche questa presenza, ora e qui , è frutto di una storia e che l'uomo può intervenire su di essa per modificarla. Solo un pensatore così potente, come Marx, poteva scavare a fondo tra le pieghe dell'idealismo e del materialismo intuitivo, poteva mettere sull'avviso l'uomo del suo tempo ad occuparsi politicamente dell'uomo storico naturale.

Credo veramente che Marx sia un punto di arrivo finale, ma non ultimo, di un percorso filosofico che mette l'uomo storico come traino della vita umana stessa. E con uomo  storico intendo l'uomo che fa la storia anche non volendolo, dato che altro segnale stesso di  umanità è assente. Solo la storia ci marchia umanamente.

Qualche passaggio del discorso di Engels al suo funerale: "Marx ha scoperto la legge dello sviluppo della storia umana e cioè il fatto elementare, finora nascosto sotto l'orpello ideologico, che gli uomini devono innanzi tutto mangiare, bere, avere un tetto e vestirsi prima di occuparsi di politica, di scienza, d'arte, di religione ecc. [] Ma non è tutto. Marx ha anche scoperto la legge peculiare dello sviluppo del moderno modo di produzione capitalistico e della società borghese da esso generata. La scoperta del plusvalore… [] Tale era lo scienziato. Ma lo scienziato non era neppure la metà di Marx. [] Perché Marx era prima di tutto un rivoluzionario [] …questa era la sua reale vocazione. [] Marx era perciò l'uomo più odiato e calunniato del suo tempo. I governi, assoluti e repubblicani lo espulsero;  i borghesi , conservatori e democratici radicali, lo coprirono a gare di calunnie. [] E' morto venerato, amato, rimpianto da milioni di compagni di lavoro rivoluzionari in Europa e in America, dalle miniere siberiane sino alla California. [] Il suo nome vivrà nei secoli, e così la sua opera!"[14]

Previsione pienamente rispettata.

Note:

[1] Karl Marx, Manoscritti economico-filosofici del 1844.

[2] René Descartes, Discorso sul metodo, parte quinta,

[3] Karl Marx, cit.

[4] Karl Marx, cit.

[5] Bertrand Russell, Storia della filosofia occidentale, capitolo primo.

[6] Karl Marx, cit.

[7] Karl Marx, cit.

[8] Karl Marx, cit.

[9] E qui potremmo riandare almeno alla letteratura industriale italiana. Un titolo per tutti, Giovanni Pirelli, A proposito di una macchina, Einaudi, Torino, 1965.

[10] Karl Marx, Critica alla filosofia del diritto di Hegel, Introduzione.

[11] Friedrich Engels, Ludwig Feuerbach e il punto d'approdo della filosofia classica tedesca, Editori Riunti, Roma, 1969, p, 28.

[12] Friedrich Engels, cit., 1888

[13] Karl Marx, Tesi su Feuerbach, Tesi IX.

[14] Friedrich Engels, Sulla tomba di Marx,17 marzo 1883.

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