Io cucino italiano ma a casa mia i razzisti non entrano
Pubblichiamo una lettera al Blog
Buongiorno, sono Mario, pensionato di 76 anni, vivo in provincia di Pisa e prima facevo il portiere in una grande azienda, il lavoro mi piaceva e sono rimasto fino all'ultimo giorno. Ora vivo a 40 km dalla città, ho un grande orto e le galline, vado a trovare mia figlia due mesi l'anno in Spagna e almeno una volta a settimana faccio il mio turno di volontario al circolo Arci.
Sono di sinistra, un tempo ero comunista, ora voto il meno peggio. Ho letto che a sinistra si rosica, si mangia arabo e siamo invidiosi delle onoreficenze alla cucina italiana. Con il dovuto rispetto, non si possono sentir dire cose del genere, la mia mamma era la cuoca di una famiglia nobiliare, faceva le pulizie ma tutti i giorni, domenica inclusa, due ore ai fornelli doveva starci. E la sua cucina era toscana, contadina, tradizionale, con fiumi diquello che oggi chiamano olio evo, zero margarina o strutto, le verdure raccolte a 50 metri da casa, le uova proprie, la cacciagione del territorio.
Tanta carne, di tutti i tipi, ogni tipo di verdura, il venerdi' pesce in 3 o 4 modi secondo tradizione. Ora sentirmi accostare la sinistra al Kebab, che i nipoti mangiano al ritorno dalle partite di pallacanestro, mi fa incazzare, è una semplificazione un po' razzista. La cucina araba non è solo Kebab come quella italiana non è identificabile con la pizza. A casa mia si mangia italiano, e qualche volta spagnolo, stiamo attenti agli ingredienti, mi occupo io dei rifornimenti e sono quasi sempre a Km zero.
Ma in questi giorni vorrei anche sentir parlare delle condizioni lavorative nelle cucine, le conosco perchè ho un figlio che da 10 anni fa il cuoco in giro per il mondo.
Ebbene in molti ristoranti italiani trovi dietro i fornelli immigrati, molte volte senza regolare contratto, a fare le pizze nel paese c'è un italiano con un dipendente libico che orami è più italiano di me. Ma c'è una situazione di sfruttamento, di bassi salari, di ricatti continui dietro le cucine, non ci sono più i cuochi e le cuoche di una volta, il precariato si è impossessato anche dei fornelli
Prima di dire sciocchezze si facciano un giro per le cucine, dovrebbero ad esempio occuparsi della bonifica dei siti inquinati perchè i tanti tumori che vedo in giro forse sono collegati ai danni ambientali.
E la cucina italiana nel mondo è strumento economico ma anche di trasmissione di culture, l'esatto contrario di quel nazionalismo becero che non perde occasioni per fare del razzismo a buon mercato una volta al giorno. E se si è razzisti non si lavora in squadra.
Saluti
Mario detto Mariolino
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