La sanità a un punto di svolta: riusciremo a vincere gli interessi delle lobby e delle privatizzazioni mascherate?

Di un argomento si parla fin troppo poco: la sanità. Eppure dovrebbe essere tra le priorità delle forze sindacali, sociali e politiche. Al contrario da tempo si parla di sicurezza percepita in termini repressivi o militari dimenticando che la prima sicurezza è rappresentata da sistemi sanitari e scolastici funzionanti e a disposizione di tutti\e.
Il mondo sanitario è in agitazione e questo Governo potrebbe  forse invertire la tendenza al disinvestimento operato dagli ultimi esecutivi per i quali la salute ha rappresentanto solo una fonte di spesa da contenere o da sottoporre alle regole feree di Maastricht e della spendin review.
In realtà manca una visione complessiva, il sindacato è ancora una volta assente nei momenti cruciali come nelle settimane dirimenti per approvare la legge di Bilancio annunale, si discute di sanità ma nei palazzi del Governo si muovono interessi lobbistici, il mondo del lavoro è invece silente al contrario di quanto accade in Francia ove una riforma delle pensioni assai piu' blanda della Fornero sta mobilitando il paese paralizzato da scioperi e manifestazioni.
Assenti non solo i sindacati ma anche le innumerevoli associazioni, i comitati territoriali , decine di realtà che si sono battute in difesa della salute lungo e largo il nostro territorio. 
E mentre alcuni costruiscono contro leggi finanziarie, una sorta di libro dei sogni nato dalla contrazione delle spese militari (da noi condivisa a scanso di equivoci), restiamo incapaci di entrare nel merito delle decisioni che il Governo sta per assumere proprio in materia di sanità.
Fatto sta che queste settimane dovrebbero essere dirimenti  per costruire una piattaforma rivendicativa per determinare i fabbisogni reali, voce per voce. Quanti soldi servono per le stabilizzazioni dei precari e quanti saranno i precari? I tempi necessari per bandire concorsi e la messa in ruolo dei posti, avere graduatorie concorsuali da scorrere per alcuni anni senza intoppi e regole di contenimento della spesa? E quanti ospedali necessitano di investimenti strutturali? E i punti ospedalieri soppressi dalla spending review, quanti di loro andrebbero ripristinati?
Approvato il Patto per la salute con le Regioni, il Ministro Speranza vorrebbe lanciare una sorta di grande cantiere sulla sanità, un Patto nazionale per coinvolgere sindacati, ordini, società scientifiche , mondo della ricerca, associazionismo e terzo settore, insomma una sorta di santa alleanza in difesa della salute. 
Un intento forse nobile ma con risvolti pericolosi se pensiamo che gli interessi in gioco sono tali da trasformare un tavolo in una bolgia con interessi contrastanti in lizza tra loro. E a prevalere sarebbero gli appetiti speculativi rispetto alle istanze sociali.
 Sarebbe già buona cosa che si arrivasse a questo tavolo, al di là del fatto di parteciparvi o meno,  con una idea di sanità e con proposte concrete per costruire vertenze comuni e percorsi unitari tra lavoratori e cittadinanza attiva. Ad esempio la riapertura delle strutture ospedaliere chiuse, per ripristinare un sistema di prevenzione e controlli che negli ultimi anni ha prodotto numerose falle con milioni di italiani impossibilitati a curarsi, ad esempio la riapertura di alcuni piccoli presidi sanitari e ospedalieri soppressi dalle Regioni senza costrutto alcuno.
La parola d'ordine è come investire i 10 miliardi nel fondo sanitario entro la fine della Legislatura, sempre che siano queste le somme, superare vincoli e tetti di spesa che hanno limitato gli investimenti rendendo impossibile il turn over e politiche assunzionali serie per anni. Sarebbe opportuno arrivare con proposte concrete in materia di ricerca, edilizia sanitaria e ammodernamento tecnologico, comprendere cosa intendiamo per riforma del sistema sanitario nazionale visto che quello vigente non funziona.
 Per noi una riforma non dovrebbe determinare il rafforzamento della sanità privata e in convenzione, il mondo delle polizze sanitarie rappresenta un lucroso business e questi soldi andrebbero invece utilizzati a ben altri scopi ma nella certezza di investimenti reali a favore della sanità pubblica, per erogare servizi efficienti e in tempi rapidi. Ma per sfaldare il sistema di potere eretto attorno alla sanità sarebbe necessario anche ricordare il nefasto ruolo dei sindacati confederali, del welfare aziendale e della sanità in convenzione. Non si difende la sanità pubblica quando siamo parte interessata nella gestione delle polizze sanitarie o della sanità integrativa, questo conflitto di interessi è stata la tomba del sindacato stesso.
 Sfidare il governo sull'utilizzo dei 235 milioni per strumentazione diagnostica di primo livello tra i medici di famiglia e 50 milioni per la farmacia dei servizi per non ritrovarci con medici trasformati di imprenditori attraverso spazi benessere in alternativa alla sanità pubblica. Medici e farmacia sono due punti fondamentali di capillarità del nostro Ssn , noi vorremmo capire come il Governo intende realmente valorizzarli, se nell'ottica di mercato oppure dentro una filiera di servizi pubblici.
La nostra preoccupazione, fondata, è che il grande piano di rilancio della sanità nasconda alcune insidie come l'aziendalizzazione dei medici di famiglia, favori alla industria farmaceutica alle prese con una crisi derivante anche dal disinvestimento operato nei centri di ricerca. Proprio in questi mesi stanno chiudendo, in silenzio, decine di  piccole aziende chimiche e farmaceutiche impossibilitare a reggere la sfida lanciata dal mondo asiatico, poco supportati anche dal sistema Italia.

Che cosa poi intendiamo per distorsioni dei tetti di spesa nella farmaceutica? 

Altra domanda dirimente alla quale rispondere per esempio partendo dal presupposto che se vogliamo porre dei limiti all'acquisto delle prestazioni da privati bisogna prima rendere efficiente e competitivo il sistema pubblico quando per anni si è fatto di tutto per svalorizzarlo. E qui entrano anche in gioco i rinnovi contrattuali e le politiche assunzionali, la differenza di trattamento tra sanità pubblica e privata che permette a questa ultima di essere competitiva in virtu' di salari piu' bassi e del ricatto imposto alla forza lavoro nelle strutture piu' piccole per ottenerne maggiori e flessibili mansioni.
C'è poi una emergenza sanità nei territori ai quali non possiamo sottrarci e non basta avere prolungato al 31\12 il termine delle stabilizzazioni previste dal prolungamento della legge Madia, bisogna capire quanti saranno le assunzioni possibili già a partire dalla primavera del 2020 visto che in pensione andranno decine di migliaia tra infermieri e medici.

E un'altra emergenza è rappresentata dalla necessità di rivedere i tetti di spesa in materia di appalti dopo la contrazione delle spese in materia di pulizia e sanificazione. Molti obietteranno che non ci sono state riduzione di spesa, fatto sta che le infezioni ospedaliere sempre piu' diffuse impongono un ripensamento di certe politiche e la revisione dei capitolati di tanti appalti
Non  abbiamo allora molto tempo davanti a noi, di certo saranno determinanti alcune scelte e dovremo tutti essere all'altezza della situazione entrando nel merito dei processi in atto da guardare in una ottica complessiva, tenendo insieme le istanze della forza lavoro e della cittadinanza tutta, per non favorire nuovi lucrosi business privati e allo stesso tempo rilanciando un servizio pubblico che non funziona

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