Tempo come inesistente realtà: Piazza Fontana cinquant'anni dopo

Tempo come inesistente realtà: Piazza Fontana cinquant'anni dopo

riceviamo e pubblichiamo 


 di Tiziano Tussi da
www.resistenze.org

Proviamo a pensare al tempo che passa come qualcosa che fa evaporare la realtà delle cose, delle cose nella memoria degli uomini. Un tempo che è niente - cosa è il tempo? Se nessuno me lo chiede, lo so; se cerco di spiegarlo a chi me lo chiede, non lo so. (Aurelio Agostino di Ippona, poi Santo, IV-V secolo d.c.) - ma che riesce a produrre molti fenomeni reali.

Ora a cinquant'anni da un avvenimento, le bombe a Piazza Fontana di Milano, il tempo ha agito per quello che doveva agire. Un lasso di tempo così lungo ha superato i limiti che marcano una qualche possibilità di incidere su quegli avvenimenti. 50 o 100 anni hanno questo effetto come risultato, in abbondanza.

Quando si supera il mezzo secolo, ma probabilmente basta ancora meno, 30 o 40 anni, tutto quello che doveva o poteva accadere in merito al fenomeno di riferimento, è già passato nel tritacarne della realtà effettuale, nel dimenticatoio della vita sociale, che scorre in continuazione, come dice bene il frammento eracliteo: Nel fiume medesimo/stiamo e non stiamo/siamo e non siamo. Conosciuto anche nel senso che non ci si possa bagnar due volte nelle acque di uno stesso fiume, data la corrente dello stesso, ma che anche noi che ci bagnamo due volte non siamo mai gli stessi, cambiamo.

E così cambiano le cose, sempre. A maggior ragione quando il tempo tra l'accadere ed il ricordare è così lungo. Quello che doveva prodursi si è già da tempo, da tantissimo tempo, prodotto. Il fenomeno ha dispiegato totalmente i suoi effetti, troppo tempo fa. I discorsi del capo dello stato, sui servizi segreti deviati, su Ordine Nuovo - la cui responsabilità nell'attentato è ora scritto anche sulla formella davanti al luogo dello scoppio della bomba, la Banca nazionale dell'agricoltura di allora; la morte di Pino Pinelli e l'accanimento verso Pietro Valpreda e l'anarchia; idee oscene, politicamente e umanamente - una bomba, due bombe, Valpreda ed i fascisti in combutta, in qualche modo, hanno già dato i loro frutti.

Ora tutti i moderati d'Italia - come il sindaco di Milano Beppe Sala, possono anche dire quello che in quei tempi, negli anni a ridosso della strage, gli anarchici ed una parte minoritaria della società italiana avevano subito detto. Strage fascista, strage di stato. Ma allora vi era un forte coinvolgimento dello stato a che non venisse propagandata questa verità politica.

Quindi quello che

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