Una locomotiva ferma: la decadenza dell'Ue sarà fermata dal documento sulla produttività di Draghi?

 


 

Semplificare le regole, rimuovere lacci e laccioli che impediscono la crescita e l'aumento della produttività, inutili ai fini della produttività che serve all'UE. Il capitalismo europeo si scopre debole e diviso davanti alle strategie da intraprendere, succube degli Usa e invischiato nella guerra in Ucraina e nel sostegno ad Israele. Le norme che regolano la Ue saranno cambiate, le maggioranze qualificate per assumere decisioni importanti vedranno crescere divisioni al suo interno.

La Ue si prepara alla guerra e alla sfida economica e strategica tanto con la Cina e l'Oriente quanto con gli Usa, eppure sta seguendo la Nato nella corsa al conflitto globale, è divisa sui dazi imposti a livello comunitario alle importazioni cinesi ma sa di dovere dipendere dall'Asia per materie prime rare e semilavorati. Nei prossimi anni cambieranno gli assetti e gli equilibri interni alla Ue, alcuni paesi oggi in posizione di forza potrebbero trovarsi in seria difficoltà ad esempio l'Italia.

La Ue sta da tempo pensando a dei correttivi, deve assecondare ridurre i costi operativi delle  proprie imprese per costruire barriere e dazi che scoraggino l'ingresso di aziende non europee sui mercati comunitari e internazionale, eppure anche su questo è divisa perchè i dazi ai prodotti cinesi mettono in difficoltà non solo la Germania ma anche la Stellantis che spera di attrarre marchi cinesi mettendo a disposizione per l'assemblaggio i propri stabilimenti dove da anni buona parte della forza lavoro è in cassa integrazione.

 Bisogna attrezzarci, comprende cosa voglia dire rilancio della concorrenza e della produttività, della cultura del merito con la salvaguardia delle eccellenze, sono stati cavalli di Troia del movimento operaio che ha introiettato il punto di vista del nemico di classe.

Non è casuale invece che sia finita nel dimenticatoio una strategia per contenere la crescita dei prezzi e dei tassi di interesse per i consumatori, per le famiglie e i salariati alle prese con inflazione e caduta del potere di acquisto. Solo pochi mesi fa un rapporto della Banca Mondiale descriveva l'Europa come ambiente non favorevole, rispetto agli Usa e paesi amici del Sud est asiatico, per favorire l'arrivo dei capitali e delle multinazionali. 

Il movimento operaio e i suoi sindacati rappresentativi è diviso, tra chi rifiuta aprioristicamente la svolta green, la digitalizzazione e la decarbonizzazione e quanti invece le invocano come soluzione del problema pensando di costruire attorno a questi obiettivi una comunità di intenti con il sistema imprenditoriale. 

La sovranità nazionale è caduta nell'oblio, non certo da ora ma da quando imposero nelle Carte Costituzionali di molti paesi europei il pareggio di Bilancio adottando quelle politiche di austerità che hanno spinto verso il basso i nostri salari.

Questi sono gli argomenti dirimenti che dovrebbero essere discussi nei luoghi di lavoro, ancora una volta si devia l'attenzione dai problemi reali costruendo una Ue sempre più a uso e consumo del grande capitale, pensando al pubblico come finanziatore delle multinazionali con gli oneri a carico della cittadinanza e i profitti solo per le imprese, un welfare state ridotto ai minimi termini con il rilancio di previdenza e sanità integrative.

Sta in questa ottica la cosiddetta riduzione degli oneri amministrativi e il rilancio della competitività andando a rafforzare nelle mani di elites i poteri decisionali in materia di spesa, lavoro, welfare in seno alla comunità europea.

I veri obiettivi non sono la salvaguardia dell'ambiente e dell'occupazione ma piuttosto rafforzare i processi di unificazione dei mercati e dei capitali, cancellare gli oneri normativi a carico dell’impresa, affermare una nuova stabilità fiscale o finanziaria, rilanciare le politiche centralizzate in materia di investimento esclusivamente verso i settori economici trainanti “ perseguendo l'obiettivo comune di un mercato unico ben funzionante”

Prova ne sia il Piano d'azione dell'UE per costruire una politica unica e centralizzata sull’approvigionamento energetico o sulla innovazione tecnologica, questi sono gli argomenti dibattuti nella Ue mentre invece danno per scontato la perdita di migliaia di posti di lavoro specie nei settori ove gli investimenti non risultano convenienti e in linea con gli obiettivi strategici comunitari

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