Un attacco all’assetto costituzionale dei diritti individuali e collettivi

Un attacco all’assetto costituzionale

dei diritti individuali e collettivi  

Intervento dell'avvocato Andrea Callaioli

                                File:Manifestación y protestas del 04 de junio de 2020 en Guadalajara, Jalisco, por la muerte de Giovanni López 81.jpg

Il ddl 1660 licenziato dalla Camera dei deputati ed oggi in discussione al Senato (n. 1236) esprime una “visione” dei rapporti tra Stato e consociati di tipo autoritario sotto diversi profili:

 

a) coltivando l’ambizione di risolvere – con l’inasprimento di pene, l’introduzione di nuovi reati, l’ampliamento dei poteri degli apparati di pubblica sicurezza, i privilegi per le forze di polizia – problemi sociali che potrebbero e dovrebbero trovare più efficaci risposte in ambiti diversi da quello penale;

 

b)mutuando un concetto poliziesco di sicurezzaa scapito delle indicazioni contenute nel catalogo dei diritti e doveri dei cittadini fornito dalla prima parte della Costituzione repubblicana, cancellando la sicurezza intesain senso sociale e solidaristico;

 

c)agendo per il tramite di una politica della paura, che si inserisce nella lunga scia dei ‘pacchetti sicurezza’degli ultimi 20 anni, per la quale le leggi sulla sicurezza non intervengono per rispondere a una domanda che viene dal basso, ma al contrario corrispondono e rispondono a campagne politico-mediatiche essenzialmente finalizzate ad ottenere visibilità o legittimazione politica, se non ad irrigidire il quadro delle libertà e delle garanzie democratiche;

 

d)criminalizzando il dissenso verso le politiche di governo, come quando si introduce il reato di “blocco stradale”, chiaramente rivolta alle associazioni ambientaliste o ai lavoratori di determinati settori (ad es. quello della logistica), o l’ulteriore circostanza aggravante dei delitti di resistenza a pubblico ufficiale se il fatto è commesso al fine di impedire la realizzazione di un’opera pubblica o di un’infrastruttura strategica, anch’essa chiaramente rivolta alle manifestazioni contro la realizzazione di grandi opere come la TAV o il Ponte sullo Stretto;

 

e)sanzionando in modo esageratamente severo gli autori di reati commessi nel corso di manifestazioni pubbliche o di iniziative di protesta contro la realizzazione di c.d. grandi opere ed aggiungendo a tale inasprimento sanzionatorio l’ampliamento del catalogo di misure di prevenzione atipiche, con attribuzione del potere al Questore di vietare a determinate categorie di persone l’accesso ai luoghi ove si realizzano le c.d. grandi opere, con un super sviluppo del c.d.diritto amministrativo punitivo;

 

f) ricorrendo sempre di più al c.d. diritto penale del nemico e costruendo norme incriminatrici o comunque punitive disegnate sul “tipo d’autore” che sono finalizzate non tanto a punire ciò che uno fa ma soprattutto ciò che uno è;

 

g)veicolando nel discorso pubblico l’idea che la pubblica manifestazione di protesta è in sé un fatto da stigmatizzare, che la protesta di piazza è un luogo pericoloso da evitare perché in essa si compiono reati.

 

Questa linea di politica criminale si estende anche ad altri ambiti di repressione, quali:

 

(A)la materia penitenziaria, per il tramite di:

- interventi che potenzialmente renderanno possibile l’ingresso in carcere di bambini di età inferiore a tre anni (o la forzata rescissione dei legami con la madre);

- introduzione del reato di rivolta penitenziaria (che incrimina anche atti di resistenza passiva all’esecuzione di ordini, senza nemmeno avere la cura di specificare che tali ordini debbono essere almeno legittimi…);

- introduzione di ulteriori ipotesi di ostatività o di automatismi che rendono più arduo l’accesso a benefici penitenziari;

 

(B) lamateria del trattamento e della condizione giuridica dei migranti, per il tramite di:

- interventi normativi che intendono rendere più difficile il soccorso (modifiche al codice della navigazione che introducono ulteriori ostacoli alle attività delle ONG impegnate nei soccorsi in mare) e più difficile le attività di accoglienza;

- l’introduzione del reato di rivolta pacifica nei CPR, nei CAS e nei centri di accoglienza;

- il divieto di acquisto diSIM per persone prive di permesso di soggiorno.

 

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