Il Rapporto Gimbe documenta i tagli alla sanità La demagogia del Governo Meloni smontata con dati alla mano

 

Il Rapporto Gimbe documenta i tagli alla sanità

La demagogia del Governo Meloni smontata con dati alla mano

 


Il settimo Rapporto della Fondazione Gimbe restituisce una fotografia impietosa del Servizio Sanitario Nazionale, nell'arco di un decennio, tra il 2010 e il 2019 tra tagli e definanziamenti sono stati sottratti al SSN circa € 37 miliardi; il fabbisogno sanitario nazionale (FSN) è aumentato di soli € 8,2 miliardi, con un tasso di crescita inferiore a quello dell’inflazione. 

E a proposito dei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA), troviamo scritto:

Il tanto atteso aggiornamento degli elenchi delle prestazioni non è stato contestualmente accompagnato dall’aggiornamento delle tariffe delle prestazioni di protesica e specialistica ambulatoriale, rendendo impossibile l’esigibilità dei nuovi LEA su tutto il territorio nazionale.

Sono denunciati innumerevoli sprechi e inefficienze in tutti i livelli del SSN, un sistema che vede sostanzialmente una offerta di prestazioni sanitarie inefficaci e di basso valore ma l'assoluta carenza delle prestazioni sanitarie di maggiore efficacia e urgenza,

Sempre il Rapporto critica il costante ricorso alla sanità integrativa che ricordiamo non aiuta il SSN ma aumenta complessivamente la spesa sanitaria e accresce le diseguaglianze sociali indirizzando per altro quote crescenti di denaro pubblico ai privati.

Solo negli ultimi anni, con il Governo Meloni, la spesa delle famiglie è stata indirizzata verso la sanità privata (aumento di oltre il 10%) mentre registra una autentica impennata la tendenza a rinunciare, per ristrettezze economiche, alle cure (nel corrente anno sono 4,5 milioni  tra uomini e donne, 600 mila unità in più dell'anno precedente)

Da questi elementi si evince che l'aumento della spesa sanitaria negli anni del Covid è stato un incidente di percorso e da allora è proseguito, come negli anni antecedenti alla pandemia, il progressivo disinvestimento, le politiche in materia di salute e prevenzione rimangono le stesse, carenti e approssimative o comunque inadeguate ai reali fabbisogni. Valga un solo dato sulla prevenzione che dovrebbe rappresentare una priorità anche in termini economici, del resto prevenire costa decisamente meno di curare, eppure, nel solo 2023 la spesa per questo capitolo è stata ridotta in percentuale del 18,6% che equivalgono a quasi due miliardi,

 

Il Governo afferma di avere accresciuto la spesa sanitaria complessiva ma se guardiamo con attenzione ai dati si capisce che questi aumenti dipendono dai fondi destinati alla sanità integrativa e alle assicurazioni private mentre invece i fondi pubblici sono rimasti praticamente invariati.

 

Citiamo a tal riguardo un passo estrapolato dal capitolo iniziale del Rapporto Gimbe

 

. All’avvio della XIX Legislatura, con la Legge di Bilancio 2023 il Governo ha aumentato il FSN di € 2,15 miliardi per il 2023 (di cui € 1,4 miliardi assorbiti da maggiori costi dovuti alla crisi energetica), di € 2,3 miliardi per il 2024 e di € 2,6 miliardi per il 2025. Cifre irrisorie, anche in considerazione dell’inflazione, che a settembre 2023 era del 5,7%. Infine, la Legge di Bilancio 2024 ha previsto un aumento del FSN di € 3 miliardi per il 2024, di € 4 miliardi per il 2025 e di € 4,2 miliardi per il 2026. Tuttavia, oltre € 2.400 milioni saranno destinati al doveroso rinnovo contrattuale del personale sanitario e gli incrementi previsti nel 2025 (+1%) e nel 2026 (+0,15%) sono talmente esigui che non riusciranno nemmeno a compensare l’inflazione, né l’aumento dei prezzi di beni e servizi. In altri termini, nonostante il netto incremento del FSN nel 2024, nella Manovra 2024 non si intravede alcun rilancio progressivo del finanziamento pubblico. Una tendenza confermata nell’aprile 2024 dal Documento di Economia e Finanza (DEF) dove il rapporto spesa sanitaria/PIL si riduce dal 6,4% del 2024 al 6,3% nel 2025-2026 e al 6,2% nel 2027, ben al di sotto del valore pre-pandemia del 2019. Inoltre, il Piano Strutturale di Bilancio di medio termine (2025-2029), approvato dal Consiglio dei Ministri lo scorso 27 settembre, ha rivisto al ribasso le previsioni sulla spesa sanitaria nonostante le misure previste per il potenziamento del SSN: infatti, il rapporto spesa sanitaria/PIL scende dal 6,3% del biennio 2024-2025 al 6,2% nel 2026 e 2027. Al fine di invertire questa tendenza, si sono moltiplicati i segnali istituzionali: la Corte dei Conti, la Corte Costituzionale e l’Ufficio Parlamentare di Bilancio rilevano continuamente il sotto finanziamento del SSN; ben 5 Regioni e successivamente anche le opposizioni hanno presentato disegni di legge per aumentare il finanziamento pubblico almeno al 7% del PIL. Anche lo stesso Ministro Schillaci ha dichiarato che il 7% del PIL è il livello minimo sul quale attestarsi per il finanziamento della sanità pubblica.

Detto in estrema sintesi se rapportassimo la spesa sanitaria in rapporto al PIL, solo per tornare ai livelli del 2019 (6,4%), l'aumento della spesa dovrebbe essere di ben 2,8 miliardi nel 2025, di 4,3 nel 2026 e 5,6 nel 2027

In rapporto al PIL l'Italia continua a spendere assai meno della media europea e la disamina dell'ultima manovra di Bilancio ne è una eloquente dimostrazione

La Legge di Bilancio 2024 ha incrementato il FSN di € 3.000 milioni per l’anno 2024 (di cui € 2.431 destinati ai rinnovi contrattuali del personale), di € 4.000 milioni per l’anno 2025 e di € 7° Rapporto GIMBE sul Servizio Sanitario Nazionale 12 4.200 milioni per l’anno 2026. Di conseguenza il FSN sale a € 134.000 milioni per il 2024, € 135.400 milioni per il 2025 e € 135.600 milioni per il 2026. Nel 2022 e nel 2023 l’aumento percentuale del FSN è stato inferiore a quello dell’inflazione: nel 2022 l’incremento del FSN è stato del 2,9% a fronte di una inflazione dell’8,1%; nel 2023 del 2,8% rispetto ad una inflazione del 5,7%

 La Sanità pubblica non si è mai ripresa dai poderosi tagli del decennio che va dal 2010 al 2019 che vengono impietosamente riassunti in questi termini

Oltre € 37 miliardi: circa € 25 miliardi nel periodo 2010-2015 in conseguenza di tagli effettuati da varie manovre finalizzate a risanare la finanza pubblica del Paese; oltre € 12 miliardi nel periodo 2015-2019 quando al SSN sono state assegnate meno risorse rispetto ai livelli programmati, scaricando sulla sanità il contributo alla finanza pubblica delle Regioni. Di conseguenza, nel decennio 2010-2019 il FSN è aumentato di soli € 8,2 miliardi, crescendo in media dello 0,9% annuo, tasso inferiore a quello dell’inflazione media annua pari a 1,2%: in altre parole nel decennio 2010-2019 l’incremento del FSN non ha nemmeno compensato la perdita di potere di acquisto.

Se poi guardiamo agli interventi di questo anno si capisce che gli aiuti (si fa per dire) sbandierati a favore del personale sanitario sono in realtà un cavallo di Troia per la tenuta del SSN, infatti il personale sanitario incentivato a attività aggiuntive beneficia di un’aliquota unica al 15% sulle prestazioni supplementari ma tale defiscalizzazione è a carico del FSN (fondo sanitario nazionale). E le risorse previste per la manovra di Bilancio del 2025, incluse le spese per i rinnovi dei contratti scaduti da 3 anni, saranno a dir poco esigue da non compensare l'aumento della inflazione e il rincaro dei beni e dei servizi.

Il Governo Italiano non incrementa le risorse per il SSN, non siamo noi a dirlo ma il rapporto Gimbe il cui prestigio non potrà essere messo in discussione o sommerso di improperi da qualche monologo televisivo

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