Le pensioni e la Fornero. La Ue blocca sul nascere ogni ripensamento
Guai a toccare la Fornero, è la posizione politica dibattuta a fondamentalmente condivisa da tutti i partiti che sostengono il Premier Draghi.
Nella maggioranza di discute ben poco e se lo si fa ci si dedica ai balneari, non si capisce la ragione per la quale i canoni di locazione delle aree demaniali siamo rimaste invariate da decenni o del fisco nell'ottica di ridurre le tasse alle imprese.
Una delle tesi più gettonate è quella che una riforma della Previdenza sarebbe un danno incalcolabile per lo Stato, eppure si dimentica che tra 20 anni avremo vuoti contributivi cosi' grandi da costringere lo Stato a misure di sostegno ai pensionati che avranno assegni da fame.
Chi poi parla di mercato del lavoro asfittico dovrebbe chiedersi se andare in pensione a 70 anni sia una scelta sostenibile per favorire l'impiego delle giovani generazioni e le risposte offerte sono sempre quelle di ridurre le tasse ai datori.
Ce lo chiede l'Europa, eppure se guardiamo a quanto spendono le nazioni per la sanità risultano incomprensibili i tagli che l'Italia ha deciso per i prossimi tre anni, ce lo chiede l'Ue nel senso di ridurre le spese sociali e previdenziali mantenendo bassi salari e pensioni.
Non esiste alcuna sovranità nazionale se i dettami di Maastricht continuano ad essere il faro guida delle nazioni, se perfino l'esperienza della quota 100 viene ormai bollata come un errore al pari del reddito di cittadinanza al quale viene imputata la difficoltà a reperire forza lavoro stagionale per la prossima estate.
Per l'Ue è troppo dispendioso ridurre l'età pensionabile, impossibile rivedere l'impianto della Fornero o rivedere il sistema dei calcoli previdenziali, cosi' facendo si condannano lavoratori e lavoratrici a una vita agra e all'aumento, in cambio di miserie, dell'età lavorativa
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