La sanità della quale tutti parlano....

Finita la campagna elettorale, domani si vota e nella notte tra domenica e lunedi' conosceremo vincitori e sconfitti . 

Non ci interessa parlare di una campagna elettorale che ha visto una partecipazione attiva assai scarsa tanto che i leaders politici si sono affidati a cene, social per inviare i loro messaggi, solo negli ultimi giorni è avvenuta l'affissione di cartelli negli appositi spazi ad opera non solo di volontari ma di personale pagato da candidati e partiti a corto di militanti.

Vogliamo invece soffermarsi sulla sanità, la grande malata del welfare , sanità che nei prossimi anni sarà attesa da ulteriori tagli.

In questi 3 anni sono state fatte numerose, tutte o quasi disattese: le assunzioni sono arrivate con il contagocce, mancano ancora decine di migliaia di sanitari, l'edilizia sanitaria è quasi ferma, il numero chiuso negli atenei per l'accesso alle facoltà sanitarie è rimasto al suo posto, il numero dei posti letto e in terapia intensiva è ancora inferiore a 40 anni or sono.

Manca una visione complessiva della sanità, non abbiamo una società che dedica alla cura e alla prevenzione i fondi necessari, non ci pare di avere letto una proposta, anche nei programmi elettorali, complessiva sulla salute.

Se dovesse arrivare la autonomia differenziata è scontato che la sanità pubblica nelle regioni del Sud subirebbe ulteriori tagli, da tempo parlare di servizi sanitari pubblici con le stesse prestazioni assicurate in ogni Regione è una mera illusione.

Il dibattito in alcune aree politiche verte, si fa per dire, sulla nazionalizzazione della sanità ponendo fine alle competenze Regionali ma anche questa prospettiva dovrebbe essere supportata da una progettualità della quale si è persa traccia.

Se indebolisci lo Stato e il welfare con la promessa di flat tax e riduzione delle tasse sarà difficile salvaguardare sanità e istruzione pubblica, aumentare i fondi per la formazione e la ricerca o superare i vincoli Ue in materia di bilancio e spesa di personale.

Se guardiamo ai numeri di medici e infermieri nelle Regioni del Nord Italia ci accorgiamo che i rapporti assai favorevoli rispetto al Meridione sono comunque inferiori (in termini di organici) rispetto ai numeri del personale sanitario in alcuni paesi della Ue.

Se prendiamo a modello la sanità di alcune Regioni pensiamo che questi modelli non supererebbero il confronto con altri paesi europei, giusto per capire i ritardi accumulati dalle Regioni del Sud Italia. E i mancati investimenti nella istruzione e nella sanità restano tra le cause principali della crisi di un paese che sembra non trarre mai lezioni dal passato con politici camaleonti che dicono tutto e il contrario di tutto dimenticando le promesse fatte e gli impegni sostenuti.


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