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riceviamo e pubblichiamo
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Davide Conti, 24.09.2022 Il Manifesto
Attorno allโidentitร di un post-fascismo ieri estraneo al patto costituente ed oggi proiettato al governo, si avvita lโultima regressione della democrazia italiana.
ร da una frase di Giorgio Almirante, pronunciata al congresso del Msi nel 1956, che si puรฒ partire per disegnare la traiettoria storico-politica del ยซpartito della fiammaยป e perdescrivere la salute del Paese a poche ore dal voto: ยซLโequivoco, cari camerati, รจ uno e si chiama essere fascisti in democraziaยป.
Attorno allโidentitร di una destra ieri estranea al patto costituente ed oggi proiettata al governo, si avvita lโultima rappresentazione regressiva della democrazia italiana.
Nel cuore di una crisi globale resa ยซtempesta perfettaยป dalla guerra (grande assente della campagna elettorale ma risultante ultima ed esito esiziale delle contemporanee e complementari crisi economico-sociale, ambientale e sanitaria), il post-fascismo italiano si propone come ยซalternativa di sistemaยป. Non certo del sistema di produzione e distribuzione della ricchezza, tuttโaltro. Tanto meno come alternativa al sistema di alleanze internazionali. Su questi punti dirimenti gli eredi di Salรฒ hanno giร dato da oltremezzo secolo ampie garanzie.
In una conferenza stampa del 28 novembre 1951 lโallora segretario missino Augusto de Marsanich annunciรฒ ufficialmente lโaccettazione della Nato ยซcome sistema militare difensivo anticomunistaยป.
Una posizione ribadita lโ11 agosto 1970 quando Almirante in Parlamento affermรฒ: ยซabbiatela bontร di riconoscere che il patto atlantico รจ insostituibile, come noi crediamoยป.
Da quei giorni, fino alla ยซsvoltaยป di Fiuggi del 1995, la postura dellโestrema destra in politica estera non รจ mai cambiata ed รจ stata ratificata dallโincarico dello stesso Gianfranco Fini alla Farnesina.
ร unโaltra la colonna a cui i postfascisti aspirano assestare una definitiva spallata: la democrazia costituzionale emersa in Italia dopo il 25 aprile 1945.
Questo rappresenta lโobiettivo sistemico dellโestrema destra che essendo incapace, data la sua natura, di recidere i legami con il passato evoca un antico adagio del suo capo storico Almirante che il 23 settembre 1969 tracciรฒ un solco poi seguito dai suoi epigoni:
ยซLo stesso fascismo รจ stato innanzitutto un fatto di costume e per questo รจ stato lโunico momento epico nella storia del popolo italiano. Io vorrei che riuscissimo ad installare in noi stessi e in molti italiani, la nostalgia dellโavvenire. Un avvenire pregno di passatoยป.
Un concetto della democrazia su cui tornรฒ Pino Rauti che nel 1971 dichiarรฒ: ยซNoi siamo contrari alla democrazia in linea di principio, perchรฉ non crediamo nellโuguaglianza degli uomini, non crediamo al suffragio universaleยป.
Per questo sulla bocca degli eredi del fondatore di Ordine Nuovo (gruppo responsabile della strage di Piazza Fontana del 12 dicembre 1969) stonano le grida contro Bernard-Henry Lรฉvy (da tempo acerrimo avversario della sinistra) a proposito del rispetto del voto popolare. Almeno quanto la candidatura, proprio nel collegio di Milano, della figlia di Rauti, Isabella.
Nei passaggi critici della storia dโItalia lโestrema destra ha rappresentato sempre un ยซdispositivo di riservaยป attraverso cui si รจ manifestato lโeterno ยซsovversivismo delle classi dirigentiยป indicato da Antonio Gramsci. Classi dirigenti estranee alla Costituzione almeno quanto la destra post-fascista con cui condividono lโavversione alla democrazia conflittuale (evidenziata dalla lotta contro i diritti dei lavoratori che hanno fatto dellโItalia il Paese ultimo nella classifica dei salari e primo in quello della precarietร ); lโostilitร al rafforzamento dello stato sociale (dalla guerra al reddito di cittadinanza fino al de-finanziamento di sanitร e scuola); la lotta allโequitร fiscale (la flat tax che cancella la progressivitร delle imposte stabilita dalla Costituzione); la difesa del corporativismo, come linea di indirizzo economico, a spese delle risorse pubbliche dello Stato.
ร questo ยซliberismo realeยป che ha prodotto e alimentato un sistema regressivo, il sovranismo, che si pone oggi come negazione, antitesi e sostituzione del principio costituente della sovranitร popolare nata dalla Resistenza. Una pratica liberale che ha umiliato il lavoro, lโambiente, la salute e la ricerca scientifica, concentrandosi sullโespansione dei consumi individuali anzichรฉ su quelli sociali e determinando lโallargamento esponenziale delle disuguaglianze in tutto il mondo.
Per contrastare la destra reale (un soggetto molto piรน esteso e profondo โ ebbe a dire Aldo Moro negli anni โ60 โ della sparuta ridotta missina) non servono gli appelli elettorali, peraltro sempre meno credibili, della sinistra di mercato contro il pericolo autoritario cheminaccerebbe la democrazia liberale. ร invece indispensabile un ritorno alla radice storica dellโantifascismo come ยซteoria dello Statoยป ovvero come scudo protettivo, unitario e di emancipazione delle classi subalterne, delle persone piรน deboli e discriminate.
Un vasto programma, la Costituzione, con profonde radici e ampio consenso.
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