Cosa si cela dietro i diritti civili e le manifestazioni per le donne iraniane?

 Torniamo a parlare di quanto sta accadendo in Iran con lo sguardo rivolto alle ormai settimanali manifestazioni di solidarietà nelle piazze italiane. Lo facciamo non per asserire che l'Iran è un paese antimperialista e avverso agli Usa o per giustificarne l'operato interno.  Lo diciamo con estrema chiarezza per scongiurare una prima critica che vanificherebbe ogni ragionamento ulteriore, non pensiamo che i diritti civili possano essere calpestati in un paese che voglia contrapporsi all'imperialismo, allo stesso tempo riteniamo imprescindibile criticare una informazione parziale o addirittura a senso unico proveniente da Occidente il cui scopo è sempre lo stesso: costruire una opinione pubblica prona alle ragioni economiche dei paesi dominanti.

E' già accaduto con le guerre  cosiddette umanitarie, con le rivoluzioni colorate o le primavere arabe, le istanze sociali e di rinnovamento radicale di quelle società sono state piegate alla realpolitik del mercato unico e della supremazia Usa e Nato, hanno preso il sopravvento correnti e politiche rivelatesi alleate delle potenze militari dominanti.

I diritti civili sono sovente preponderanti rispetto a quei diritti sociali ed economici per altro sanciti dalla nostra Costituzione. 

Ricondurre ogni discorso ai diritti civili e alla loro priorità per attribuire patenti di democrazia o riscoprire le pari opportunità tra uomo e donna è fin troppo facile, anzi un esercizio diffuso nei paesi occidentali che per decenni, o secoli, hanno negato l'autodeterminazione dei popoli e si sono accaniti contro le classi popolari subalterne sfruttandole e reprimendole con particolare ferocia ogni qual volta sono nati movimenti sociali per cambiamenti radicali.

Dietro alle piazze dei diritti civili sovente si nascondono obiettivi riconducibili ad una visione occidentale-centrica che poi non è l'affermazione della parità tra i sessi ma solo la supremazia del mercato che diventa principio regolatore dei diritti sociali negando condizioni di vita dignitose alle classi subalterne sulle quali sono scaricati i costi delle crisi sociali ed economiche del modo di produzione capitalista.

Nel passato abbiamo già appurato che dietro le campagne per i diritti civili e le libertà si celavano interessi economici ben precisi, nel caso Italiano abbiamo avuto innumerevoli esempi.

Se volessimo intraprendere un ragionamento serio dovremmo ricordare che l'Italia intrattiene rapporti commerciali e militari con nazioni che calpestano diritti umani e civili ma lo fa senza alcuna remora e senza che nessuna piazza, o quasi, pretenda sanzioni e la interruzione dei rapporti con i governanti di quei paesi.

Siamo in presenza di una doppia morale, tipica dell'occidente capitalista, i diritti civili diventano lo spauracchio alimentato per isolare paesi che in una certa fase storica sono stati avversi agli interessi della Nato e degli Usa, il caso dell'Iran è  oggi emblematico.

Se queste piazze nostrane fossero credibili dovrebbero allargare il loro ragionamento ai paesi del Golfo, pretendere il ritiro dei militari che stanno per recarsi in Quatar o in altri pesi dove i diritti delle donne e delle minoranze sono sonoramente calpestati e violati.

Le manifestazioni per le donne iraniane potrebbero anche utilizzare la buona fede di tanti democratici per creare un clima favorevole alla ennesima escalation militare Usa nel Golfo Persico.

Se queste piazze fossero credibili dovrebbero schierarsi non solo contro la guerra ma contro le politiche che la sostengono, rifiutare la Nato e ribadire che dietro ad ogni conflitto non possono celarsi ragioni umanitarie.

Vedere nelle piazze per le donne iraniane esponenti del sindacalismo di base e della sinistra radicale induce a riflettere come si stia prefigurando uno scenario già visto nel recente passato e che ha alimentato confusione culturale ed ideologica con tanti gruppi, o sindacati, schierarsi a fianco dei nazionalismi o subire il fascino dell' Occidente guerrafondaio.

 E quei settori oggi pretendono di contrapporsi alla militarizzazione dei territori o all'aumento delle spese militari, o al caro bollette, senza mai menzionare la guerra in atto come causa di questi processi. E sulla Nato e sugli Usa nessuna parola se non i classici stereotipi di circostanza.


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