I diritti delle donne e la doppia morale occidentale

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Premesso che per conoscere un paese bisogna padroneggiarne la lingua o almeno avere interlocutori locali credibili e ben documentati, quanto sta accadendo in Iran non va letto ideologicamente nè prendere per buone , e inossidabili, le presunte verità occidentali.

Se qualcuno paragona la condizione femminile odierna con quella ai tempi dello Scià finisce con l'assumere non solo un punto di vista imperialista ma benedire uno dei più sanguinosi regimi del dopoguerra.

La teocrazia iraniana è salita al potere dopo una rivoluzione di popolo, i pasdaran già nel 1979  regolarono i conti interni con le correnti laiche e comuniste coprotagoniste della rivolta contro lo Scià, settori che annoveravano nelle loro fila femministe, operai, intellettuali molti dei quali uccisi e impiccati ai lampioni delle principali città o costretti all'esilio

Questa premessa si rende necessaria perchè le manifestazioni di piazza in Italia a sostegno delle donne iraniane partono da giusti presupposti ma corrono anche il rischio di portare acqua al mulino degli Usa e di Israele, dichiarati nemici dell'Itan.

I nemici dei nostri nemici non sono sempre nostri alleati, possono esserlo tatticamente ma solo in determinati contesti storici.

La condizione delle donne nei paesi del Golfo è di gran lunga peggiore di quella iraniana ma al di là delle iniziative intraprese per concedere il diritto di guida alle donne nulla trapela dalla informazione mainstream.

Negli ultimi 15 anni ci sono state manifestazioni di piazza in Iran promosse contro il rincaro dei generi di prima necessità, piazze mosse da istanze sociali che rivendicavano cambiamenti radicali, al contrario le odierne manifestazioni sembrerebbero dettate solo da ragioni civili (non disprezzabili ma dal nostro punto di vista insufficienti) e da parole d'ordine che sembrano sposare in toto il punto di vista occidentale.

La esistenza di una polizia morale che vigila sui costumi è un segnale di arretratezza ideologica e sociale, del resto in Iran ha preso il sopravvento da decenni una corrente islamica assai retrograda e teocratica.

Vedere le piazze italiane riempirsi a sostegno delle donne iraniane quando le piazze non si riempiono per combattere gli obiettori di coscienza che di fatto negano il diritto all'aborto è un limite oggettivo, che poi  certi settori del femminismo nostrano finiscano con il sostenere da tempo un punto di vista occidentale e imperialista è cosa risaputa, ricordiamo ancora alcune manifestazioni ai tempi della guerra in Jugoslavia dove la condanna della guerra non si tramutava mai in ostilità agli aggressori della Nato.

Attorno all'Iran si muovono appetiti e interessi, l'eventuale caduta del governo di quel paese rafforzerebbe Usa e Israele a mero discapito di numerosi movimenti radicali presenti nel Medio Oriente e su posizioni decisamente antimperialiste.

Avanzare dubbi sulle manifestazioni di solidarietà in Italia non significa tuttavia ignorare la questione femminile che andrebbe trattata non solo per l'Iran ma per tutte quelle nazioni oscurantiste sostenute dagli Usa e dalla Nato.

Recentemente abbiamo appreso di un piano degli Usa per rovesciare la Repubblica islamica iraniana, ebbene le proteste delle donne, legittime, possono diventare lo strumento con il quale guadagnare un sostegno incondizionato in Occidente a un'eventuale escalation militare imperialista occultata dietro diritti umani e civili.

Lo strabismo occidentale non è un difetto di vista ma un approccio sistematico alle questioni internazionali e il presunto sostegno ai diritti civili rappresenta lo specchietto per le allodole che incanta da tempo anche settori che furono della sinistra radicale e rivoluzionaria europea.

Ben venga la difesa delle donne, come dei proletari, ma senza dimenticare la posta in gioco e i piani dell'imperialismo che non può trasformarsi in paladino di interessi che calpesta da sempre.


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