Sul discorso in Parlamento di Giorgia Meloni

 Un passaggio interessante nel discorso del primo ministro Giorgia Meloni alla Camera dei deputati il 25 ottobre, evidentemente ripetuto al Senato il 26, è quello su Enrico Mattei. Giusto sessant’anni fa moriva Mattei in un incidente aereo causato, a detta di diverse interpretazioni e indagini della Procura di Pavia, da un attentato al suo aereo personale di ritorno dalla Sicilia, così disse anche Amintore fanfani diversi anni dopo. L’incidente avvenne vicino a Pavia, a Bascapè.  Pavia non lontano da dove l’Eni aveva iniziato le attività di perforazione per la ricerca del petrolio in val Padana.

L’inizio della citazione di meloni non è pertinente alla storia di Mattei, dato che si parla di emigrazione, cosa cui Mattei non pose attenzione, ma tant’è: “Il prossimo 27 ottobre ricorrerà il sessantesimo anniversario della morte di Enrico Mattei, un grande italiano che fu tra gli artefici della ricostruzione post-bellica, capace di stringere accordi di reciproca convenienza con nazioni di tutto il Mondo. Ecco, credo che l’Italia debba farsi promotrice di un “piano Mattei” per l’Africa, un modello virtuoso di collaborazione e di crescita tra Unione Europea e nazioni africane, anche per contrastare il preoccupante dilagare del radicalismo islamista, soprattutto nell’area sub-sahariana.” 


Anche quest’ultima annotazione poco centra con Mattei. E Meloni chiude: “Ci piacerebbe così recuperare, dopo anni in cui si è preferito indietreggiare, il nostro ruolo strategico nel Mediterraneo.”


Anche questo passaggio poco in linea con la razionalità, dato che non si capisce, o meglio lo si capisce benissimo, il tutto legato assieme, a cosa voglia alludere. Ma lasciamo perdere le allusioni.


Forse Meloni non ha ben capito cosa sia successo a Mattei e quindi lo cita per farsi bella agli occhi di chi ascolta? Per ricordare un grande italiano? Per mettere un numero tondo, 60 anni dalla morte, nel discorso?



Le sarebbe bastato, non so se l’ha fatto, e se lo ha fatto poco si capisce di altre parti del discorso, le sarebbe bastato – dicevo – leggere di alcune dichiarazioni di Mattei verso gli USA e di suoi interessi. Le sarebbe bastato seguire il percorso del petroliere per arrivare alla carica di Presidente dell’ENI, dopo la Seconda guerra mondiale, alla ricerca di uno spazio di equilibrio petrolifero per l’Italia, in un mondo diviso in sfere di influenza rigide e terribili. Solo tanta alta capacità di movimento di uomo con idee chiare e con volontà precise di dinamiche politiche ed economiche per orizzontarsi sul piano internazionale che evidentemente gli derivavano anche dal suo passato di partigiano, partigiano bianco, con rapporti stretti con il mondo della Democrazia Cristiana, Fanfani, Gronchi e Andreotti. Il tutto condito con l’insorgere della Nato e dei suoi interessi internazionali, ai quali l’Italia del resto partecipava.


 Insomma, una grande capacità di leader politico senza essere esponente di nessun partito, dopo un passaggio in Parlamento, al momento delle crisi più significative a livello nazionale ed internazionale, del secondo dopoguerra. Altra significativa coincidenza: Mattei muore proprio nei giorni della crisi dei missili a Cuba. Come si incastra questa insofferenza verso lo strapotere americano di Mattei con le profferte di alleanza e di fedele partecipazione agli interessi occidentali, Nato ed USA, con l’aggiunta dei poterei forti dell’Europa Unita? 


Forse per la sua tranquillità sarebbe stato meglio non citare Mattei, a meno che Meloni non voglia andare fino infondo con quel “credo che l’Italia debba farsi promotrice ecc. ecc.”. Se rimane uno slancio di proposta a livello simil sentimentale va bene così, ha detto anche troppo; se è una volontà politica ben decisa e di orizzonte politico serio, di fondo, buon lavoro; se è stato detto tanto per dire, così come La Russa ha citato come vittime del periodo dei torbidi Ramelli per una parte politica, la destra, e Fausto e Iaio per l’altra parte, la sinistra, se lo poteva anche risparmiare. 


Anche La Russa lo avrebbe dovuto fare, dato che citare i due ragazzi del Leoncavallo, uccisi, non si sa da chi, ora è stato veramente urtante. Quella stagione è passata e vissuta tragicamente, ma veramente tragicamente. Non è avvenuta per essere poi sbandierata da un uomo di destra come La Russa per farsi bello agli occhi dei, diciamo così, democratici. Così come l’uccisione di Mattei ci riporta in pieno in un mondo che deve sottostare ai diktat USA e Nato nel confronto/scontro con la Russia di Putin, una sorta di seconda fase della Guerra fredda. Proprio ora con in corso da troppi mesi una guerra che non si capisce ancora dove e come potrà continuare e, si spera, finire. 

 

Tiziano Tussi

 

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