Merito o uguaglianza e pari opportunità?

 La meritocrazia reale assomiglia molto a un’aristocrazia ereditaria, come dimostrano i due paesi più meritocratici: Usa e Gran Bretagna

A. Boitani Il lato oscuro della meritocrazia - Lavoce.info

Sembra che uno dei fari guida del Governo Meloni sia rappresentato dal merito e dalla meritocrazia.

Noi preferiamo partire da altri presupposti, partiamo dall'art 37 della Costituzione italiana che prevede pari opportunità tra uomo e donna affermando il principio della parità retributiva

Se la cultura del merito avesse avuto la meglio su quella delle pari opportunità oggi le ingiustizie e le disuguaglianze sociali ed economiche sarebbero ancora più accentuate di quanto oggi siano, acuite nei 50 anni della globalizzazione.

Le pari opportunità restano comunque un obiettivo che per essere perseguito necessita di scelte politiche coerenti e dirimenti che invece con il tempo sono finite nel dimenticatoio. Oggi gran parte della forza lavoro part time è costituita dalle donne, in futuro avranno assegni previdenziali più bassi, questa situazione è causata non solo dalle dinamiche intrinseche al mercato del lavoro ma anche da una necessità oggettiva ossia dalle carenze dell'attuale welfare che spinge le donne ad alternare lavori, spesso saltuari, con la cura dei minori e degli anziani.

E' poi evidente la disparità di trattamento economico tra donne e uomini, partiamo da questo punto per confutare un primo luogo comune secondo cui andrebbero avanti solo i meritevoli. Le condizioni materiali spingono molte donne al part time e non perchè siano meno meritevoli degli uomini.

La cultura del merito serve per soppiantare un'altra cultura tacciata spesso come una teoria comunista nemica del libero mercato, parliamo delle pari opportunità che per essere tali necessitano di un welfare adeguato alle reali necessità delle famiglie, un sistema fiscale diverso da quello attuale e un differente calcolo dei contributi previdenziali.

La seconda, e per ora ultima considerazione, investe invece il decantato merito nella Pubblica amministrazione.

Molti dipendenti della Pa vedono il loro salario e le stesse opportunità di carriera vincolate al ciclo della performance, alle valutazioni dirigenziali. I voti della performance non hanno nulla di oggettivo ma rappresentano invece uno strumento per mettere le mani nel portafoglio della forza lavoro, si assegnano per esempio risorse al fondo della produttività ma queste risorse servono per pagare indennità contrattuali destinate a pochi dipendenti o comunque distribuite in modo diseguale. La disuguaglianza parte proprio dai contratti nazionali per poi ricadere sui contratti di secondo livello.

 E il merito diventa una sorta di roulette russa che divide la forza lavoro indebolendone il potere di acquisto e di contrattazione.


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