La Ue va alla guerra e l’Italia è in prima fila
La Ue va alla guerra e l’Italia è in prima fila
Le dichiarazioni di Borrel sulla
scia del documento Ue denominato la Bussola Europea.-Ormai la Ue si sta
preparando alla guerra
"La guerra è intorno a noi, all'orizzonte". I venti di guerra
trovano i propri cantori nei leaders europei come Josep Borrell, Alto
Rappresentante dell'Ue per gli affari esteri e la sicurezza al forum Nueva
Economia per il quale "Una guerra convenzionale ad alta intensità in
Europa non è più una fantasia".
Sul ruolo di guerra della Ue non abbiamo mai nutrito dubbi di sorta, almeno
a partire dai Balcani nel 1999, allora le sinistre parlavano di Europa di pace
e le spinte al conflitto sotto l’egida Onu e Nato erano assai forti, diremmo
preponderanti.
Borrel ricorda che “l'ombrello protettivo americano non sarà
necessariamente presente in futuro”, da qui la prospettiva di un esercito
europeo autonomo e capace di intervenire ovunque lo richieda la salvaguardia
degli interessi economici, finanziari e militari. Gli ordini Usa ai suoi
vassalli europei sono chiari: organizzatevi, in accordo con la Nato, ma
aumentate le spese e gli investimenti militari.
A ragione anni fa scrivevamo che il documento programmatico denominato
Bussola Europea rappresentava una svolta nelle relazioni internazionali
individuando alcune priorità nella politica economica e militare Ue tra le
quali la costruzione di un esercito comunitario in collaborazione con la Nato
ma anche capace di intervenire autonomamente, a distanza di pochi anni quegli
obiettivi sono stati ulteriormente rafforzati e da tempo sono ormai imperanti
nelle scelte politico economiche.
Il sostegno della Ue alla guerra Nato in Ucraina rappresenta la svolta di
questo nuovo corso fino al progetto di escludere la spesa militare dei singoli
paesi dai vincoli di spesa imposti da Maastricht.
Non
ci sembra che la Unione Europea abbia garantito “70 anni di pace”, quanto
avvenuto nei Balcani e la chiusura delle frontiere, la strage di migliaia di
migranti nel Mediterraneo, il sostegno ad Israele e all’intervento in Libia
sono ormai fatti consegnati alla storia che smentiscono luoghi comuni e
ricostruzioni antistoriche.
Le guerre
sanguinose che hanno coinvolto negli ultimi 30 anni la UE smentiscono quella
idea di Europa di pace con la quale giustificarono la nascita della alleanza
politica nel vecchio continente. La UE
non ha portato alcuna pace e oggi si prepara esplicitamente alla guerra, dopo
avere contribuito all’allargamento della Nato nell’est e nord, dopo avere
avviato un cospicuo piano di riarmo.
Per anni
in realtà la spesa militare è stata ridotta, in alcuni paesi hanno eliminato la
leva obbligatoria affidando la difesa a militari di professione impiegati sotto
l’egida Onu e Nato in varie missioni che solo uno stolto potrebbe definire
umanitarie
Sono
tuttavia cambiati gli scenari internazionali e anche i rapporti di forza, gli
Usa hanno contribuito, con l’assenso e l’aiuto europeo, a costruire delle
potenze militari regionali come la Turchia per non parlare di paesi in altri
continenti particolarmente attivi nell’acquisto di armi. E queste potenze oggi
giocano un ruolo nevralgico che impensierisce i blocchi economici del vecchio
continente
La NATO,
l’ombrello nucleare a stelle e strisce erano sufficienti, al di là della
potenza coloniale francese che agiva in autonomia nel continente africano, a
garantire all’Europa una tranquillità ripagata con le servitù militari e la
cieca obbedienza agli Usa, oggi gli scenari sono decisamente cambiati
L’ampliamento
della Nato ha aperto nuovi scenari e il desiderio Ue di inserirsi negli scenari
di guerra è sempre più forte pensando che una presenza militare faccia da
volano all’inserimento delle proprie multinazionali.
La guerra
oggi viene giudicata imminente e la corsa agli armamenti è già iniziata con
vasti investimenti nelle tecnologie militari e in quelle dual use in
collaborazione con Israele e gli stessi Usa.
La guerra
in Ucraina ha indebolito la UE economicamente, industrialmente e politicamente,
per uscire dall’impasse il ricorso alla guerra e alla militarizzazione
parrebbero la sola strada percorribile anche attraverso la crescente
presenza delle forze armate nelle
scuole, delle imprese di armi e delle fondazioni ad esse legate negli atenei e
nella ricerca.
Un
grande piano di riarmo sta avvenendo in Germania, in Italia Leonardo e
Fincantieri sono già avanti nella realizzazione di droni militari,
Fincantieri da tempo giudica il mercato sottomarino emergente e degno di
grandi investimenti, potrebbe fruttare 400 miliardi di dollari entro il 2030.
Un quarto di questo, ha previsto, proverrà dalla difesa, che ha descritto come
il mercato “a breve termine”. A medio termine, il mercato del petrolio, del gas
e dell’energia, che secondo le sue previsioni sarà più grande del mercato
militare. E in prospettiva, l’azienda vede un mercato in crescita nell’acquacoltura.
“Siamo molto attenti alla crescita delle capacità
subacquee, perché crediamo che il nostro Paese [l’Italia] dovrà occuparsi del
Mar Mediterraneo”, ha detto. Nelle acque intorno all’Italia, ha osservato, “ci
sarà sempre più congestione… per l’immigrazione, per i sottomarini russi, per i
cavi, per i fondali marini, per l’estrazione dei fondali marini”.
Molte delle stesse tecnologie che verrebbero
utilizzate per l’industria del petrolio e del gas potrebbero avere anche
applicazioni per la difesa. Per esempio, Folgiero ha detto che l’azienda è
“concentrata” sullo sviluppo di un concetto di “nave madre” specifico per le
operazioni subacquee. Questa piattaforma funzionerebbe con veicoli a comando
remoto, che sarebbero utili per l’industria del petrolio e del gas – o per lo
sminamento di un corpo idrico.
In Medio Oriente, a febbraio l’azienda ha annunciato
una nuova partnership con EDGE Group, il campione nazionale degli Emirati Arabi
Uniti. In base all’accordo, di cui EDGE detiene il 51%, l’azienda emiratina
assumerà la guida delle vendite per i Paesi non appartenenti alla NATO. Al di
là del Golfo, per Fincantieri il rapporto con Abu Dhabi rappresenta una “porta”
verso l’Africa subsahariana che dovrebbe aprire dei mercati, ha detto Folgiero.
Nel
Sud Est asiatico il 28 marzo l’azienda ha firmato un contratto da 1,18
miliardi di euro (1,27 miliardi di dollari) con l’Indonesia per la fornitura di
due Multipurpose Offshore Patrol V
Il gigante italiano
della cantieristica navale
Fincantieri crede che il futuro
sia sott’acqua – e sta lavorando per posizionarsi in modo da trarre vantaggio
dai mercati della difesa e commerciali che emergeranno.
“Il sottomarino sarà
ciò che lo spazio è stato 40 anni fa”, ha detto l’Amministratore Delegato
dell’azienda Pierroberto Folgiero a Breaking Defense durante una recente visita
a Washington – il che significa che, sebbene sia relativamente agli inizi, ci sarà
un grande impulso per le tecnologie a doppio uso, uno sviluppo che Fincantieri
vuole anticipare.
Nel quadro generale,
ha detto, l’azienda ritiene che il mercato sottomarino valga fino a 400
miliardi di dollari entro il 2030. Un quarto di questo, ha previsto, proverrà
dalla difesa, che ha descritto come il mercato “a breve termine”. A medio
termine, il mercato del petrolio, del gas e dell’energia, che secondo le sue
previsioni sarà più grande del mercato militare. E in prospettiva, l’azienda
vede un mercato in crescita nell’acquacoltura.
“Siamo molto attenti
alla crescita delle capacità subacquee, perché crediamo che il nostro Paese
[l’Italia] dovrà occuparsi del Mar Mediterraneo”, ha detto. Nelle acque intorno
all’Italia, ha osservato, “ci sarà sempre più congestione… per l’immigrazione,
per i sottomarini russi, per i cavi, per i fondali marini, per l’estrazione dei
fondali marini”.
Molte delle stesse
tecnologie che verrebbero utilizzate per l’industria del petrolio e del gas
potrebbero avere anche applicazioni per la difesa. Per esempio, Folgiero ha
detto che l’azienda è “concentrata” sullo sviluppo di un concetto di “nave
madre” specifico per le operazioni subacquee. Questa piattaforma funzionerebbe
con veicoli a comando remoto, che sarebbero utili per l’industria del petrolio
e del gas – o per lo sminamento di un corpo idrico.
Il fatto che l’azienda
italiana abbia una storia di costruzione navale sia nel settore della difesa
che in quello commerciale la posiziona bene per muoversi in questa direzione,
ma il modo più semplice per guadagnare trazione potrebbe essere quello delle
fusioni e delle acquisizioni. Recenti rapporti hanno affermato che Fincantieri
sta cercando di acquistare l’unità sottomarina Whitehead Alenia Sistemi
Subacquei (Wass) di Leonardo.
Interrogato su queste
notizie, Folgiero ha evitato di entrare nei dettagli, ma ha riconosciuto che
l’azienda si sta guardando intorno. L’azienda sta cercando di raggiungere
accordi con altre aziende operanti nel settore, concentrandosi sulle aree dove
ci sono maggiori opportunità di sviluppo e vendita, cioè Medio Oriente e Sud
Est asiatico.
In Medio Oriente, a
febbraio l’azienda ha annunciato una nuova partnership con EDGE Group, il
campione nazionale degli Emirati Arabi Uniti. In base all’accordo, di cui EDGE
detiene il 51%, l’azienda emiratina assumerà la guida delle vendite per i Paesi
non appartenenti alla NATO. Al di là del Golfo, per Fincantieri il rapporto con
Abu Dhabi rappresenta una “porta” verso l’Africa subsahariana che dovrebbe
aprire dei mercati, ha detto Folgiero.
Nel Sud Est
asiatico il 28 marzo l’azienda ha firmato un contratto da 1,18 miliardi
di euro (1,27 miliardi di dollari) con l’Indonesia per la fornitura di due
Multipurpose Offshore Patrol Vessels.
L’Italia si troverà al
centro dell’evoluzione
della guerra sottomarina, con e senza equipaggio. Storicamente
la Penisola ha una lunga tradizione sommergibilistica, che risale agli albori
dell’esplorazione sottomarina, con il prime mezzo, il Delfino, costruito nel
1890 ed entrato in servizio nel 1896.
L’Italia quindi ha
sviluppato anche una notevolissima conoscenza nell’uso dei mezzi d’incursione
sottomarina, prima con la X MAS e quindi con il Consubin.
Attualmente l’Italia
ha otto sommergibili in servizio, tutti a propulsione
convenzionale, da attacco. Si tatta di quattro della classe Todaro, S212,
costruiti in collaborazione con la Germania, e quattro classe Nazario Sauro,
più vecchi, due dei quali saranno dismessi e sostituiti con mezzi più moderni.
L’Italia è circondata
da una rete di gasdotti sottomarini dalla Tunisia, dalla Libia e dall’Albania.
Quindi è al centro di una fitta rete di cavi sottomarini per telecomunicazioni.
L’ambito d’azione della Marina Militare è quello del “Mediterraneo allargato”,
sino a comprendere il Mar Rosso, la parte d’Atlantico nei pressi del Nord
Africa e dell’Europa, e il Mar Nero. e questo raggio d’azione non globale
facilita lo sviluppo di mezzi specializzati.
Tra l’altro
Fincantieri si è accordata con SAIPEM per lo sviluppo
di droni sottomarini per il controllo di gasdotti ed oleodotti. Uno strumento
necessario per la sicurezza energetica…..
Gli scenari economici e militari sono sempre più intrecciati e chi
pensa che possa esistere una tecnologia neutra e a fini di pace farebbe bene a
ricredersi e senza perdere altro tempo
Bibliografia
https://scenarieconomici.it/la-guerra-e-allorizzonte-dice-borrell-ma-la-ue-non-garantiva-la-pace/
https://scenarieconomici.it/la-germania-piazza-un-mega-ordine-di-armi-da-7-miliardi-di-euro/
https://www.patriagroup.com/products-and-services/protected-mobility-and-defence-systems/vehicles
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