Quale politica di gestione dei Rifiuti Solidi Urbani sta attuando il comune di San Giuliano Terme?

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Quale politica di gestione dei Rifiuti Solidi Urbani sta attuando il comune di San Giuliano Terme?

(Parte 2)


Dall'edizione 2023, pubblicata il 6 luglio scorso, del dossier annuale di Legambiente "Comuni ricicloni"[2] che analizza la situazione della produzione, della differenziazione e del corretto smaltimento dei rifiuti nei comuni italiani, emerge come nel 2022 il numero di cosiddetti "comuni liberi da rifiuti", vale a dire con una quantità di rifiuti indifferenziati inviati allo smaltimento inferiore ai 75 kg pro capite, sono saliti a 629, con un aumento di 39 rispetto all'anno precedente. A livello macroregionale Legambiente registra una crescita di comuni rifiuti-free nel Sud Italia (+11 pari) e al Nord (+32) attestandosi rispettivamente a 176 e 423, con il Centro in netto ritardo, che con la diminuzione di 2 unità accusata nel 2022, arretra a soli 30 comuni virtuosi.

Dati preoccupanti su cui riflettere attentamente ponendo al centro le politiche di gestione dei rifiuti che in Toscana è affidato direttamente senza gare di appalto a società con diversa composizione. Per quanto riguarda le province di Firenze, Prato e Pistoia (Ato Toscana Centro[3]), e l'area costiera centro-settentrionale (Massa-Carrara, Lucca, Pisa e Livorno - Ato Toscana Costa[4]) gli operatori unici, sono società a completo capitale pubblico, rispettivamente Alia servizi ambientali S.p.a e RetiAmbiente S.p.a, mentre nelle province meridionali (Siena, Arezzo, Grosseto e i sei comuni livornesi della Val di Cornia - Ato Toscana Sud[5]) con l'ingresso della multiutility privata Iren Ambiente Toscana S.p.a, la società Sei Toscana S.p.a. è divenuta a capitale misto pubblico-privato. con Iren Toscana, divisione locale di Iren S.p.a., la quale a seguito di acquisizioni è riuscita a trasformarsi nel principale azionista, arrivando a controllare il 41,7% del capitale sociale[6] e, conseguentemente, il management tramite la nomina del proprio responsabile commerciale, Salvatore Cappello[7], ad amministratore delegato.

Un modello di gestione, quello dell'operatore unico con affidamento diretto, che evidentemente evidenzia limiti di efficienza sia nella riduzione, che nella differenziazione dei rifiuti, visto che, come ci informa la stessa Sei S.p.a.[8] in Toscana nel 2021 sono state prodotte 3,6 milioni di tonnellate di rifiuti urbani, con una media pro capite di 599 kg, accusando un aumento di 15 kg rispetto all'anno precedente. E una percentuale di raccolta differenziata media regionale del 64,13%, che seppur in crescita dal 62,14% del 2020, risulta ancora inferiore, secondo l'Ispra[9], rispetto alle regioni più virtuose: Veneto (76,18%), Sardegna (74,88%), Lombardia (73,04%), Trentino Alto Adige (72,58%), Emilia Romagna (72,22%), Marche (71,62%), Friuli Venezia Giulia (67,94%), Umbria (66,44%), Piemonte (65,78%) e Abruzzo (64,63%).

Che la Toscana si trovi in una poco lusinghiera undicesima posizione nella graduatoria nazionale, solleva più di qualche dubbio sull'efficacia del modello di gestione che peraltro, su input della Regione si sta indirizzando verso la creazioni di uniche multiservizi che controllano la gestione del ciclo idrico integrato, dell'energia e dei rifiuti, processo già in corso nell'Ato Toscana Centro, nella quale nel gennaio 2023 è stata creata la holding Mutiutility Toscana con la prospettiva della quotazione in borsa nel 2024[10]. Grandi operatori unici che agiscono in regime di monopolio in un'ampia gamma di servizi fondamentali per i cittadini, la società e l'ambiente, attuando politiche e tariffe ispiratei alla logica del mercato e addirittura proiettate verso il mondo finanziario.

Le inefficienze del modello dell'operatore unico affidatario in assenza di gare di appalto, in mancanza di efficienti politiche a livello comunale, finisce per creare inevitabili riflessi negativi sui risultati, ai quali non si sottrae nemmeno il comune termale nel quale dai 113 kg di rifiuti pro capite (frutto di 514 kg di RU meno i 401 kg di RD) avviati allo smaltimento nel 2016, siamo passati a 135 kg per abitante (579 kg di RU meno i 435 di RD) del 2021, in netta controtendenza rispetto ai comuni ricliconi.


Da un semplice raffronto con una realtà a noi nota come il comune di Seriate[11] alle porte di Bergamo, con consistenza demografica leggermente inferiore a quella di San Giuliano (25.000 contro 31.000), nel quale il servizio viene assegnato tramite appalto alle società, anche private, che garantiscono il miglior rapporto qualità/costo del servizio, la percentuale di raccolta differenziata è salita dal 66,22% del 2016 al 76,31 % del 2021, secondo i dati Ispra[12], e la Tari aveva un costo minore per i cittadini anche prima dell'introduzione a gennaio 2023 della Tassa sui rifiuti puntuale (Tarip)[13]. Di quest'ultimo modello di calcolo della tassazione molto più equo, in quanto proporzionale alla quantità di rifiuti avviati allo smaltimento, non che incentivante comportamenti soggettivi virtuosi, nel nostro comune purtroppo non si sente parlare nonostante a Capannori (Lucca) sia in atto ormai da una decina d'anni.

La redazione de il Linchetto


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