Il crollo della spesa italiana per l'istruzione

Se analizziamo i dati della spesa nazionale per l'istruzione si coglie il sostanziale disinvestimento avvenuto tra il 2009 e il 2014, dal 2016 al 2022, la spesa dopo qualche leggero aumento si stabilizza ai livelli inferiori comunque dell'anno 2008

fonte Canale Sovranista 🇮🇹 (@ItaliaNewsYT) / X (twitter.com)

Quando poi si parla di spesa per l'istruzione spesso si fa riferimento essenzialmente ai salari del personale insegnante e non, salari che al cospetto di quelli europei sono decisamente bassi.

Mentre si operavano tagli alla scuola pubblica aumentavano invece i finanziamenti a quella privata anche favorendo un quadro normativo atto a equiparare scuola pubblica e privata.

I tagli alla educazione sono sotto i nostri occhi, sarebbe sufficiente pensare alle classi troppo numerose, agli insegnanti di sostegno arrivati con settimane di ritardo, ai mancati investimenti per costruire palestre e laboratori in base ai numeri effettivi degli studenti e delle studentesse. Impietose sono le statistiche OCSE, l’Italia perde posti nella classifica dei paesi sviluppati, i limiti del sistema educativo sono anche sanciti dalle disuguaglianze economiche e sociali, l'accesso alla istruzione di migliore qualità (ad esempio i licei senza nulla togliere alle altre scuole) vede presenze minime nei ceti meno abbienti.

Il declino dell’istruzione italiana è conseguenza diretta anche di riforme errate, ad esempio gli stages scuola lavoro e delle solite politiche di austerità e di tagli alla spesa pubblica che poi si riversano negativamente su sanità e istruzione. Il diritto a un’istruzione di qualità viene negato e la soluzione non potrà che essere quella di accrescere in sostanza la spesa pubblica pro capite per l'istruzione. E lo stesso Pnrr è stato forse una occasione perduta per costruire nuove palestre, scuole e laboratori.

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