Cinquant'anni dalla rivoluzione dei garofani

 Cinquant'anni dalla rivoluzione dei garofani


Tiziano Tussi  da www.resistenze.org




Sono cinquant'anni dalla rivoluzione dei garofani. Il luogo, il Portogallo, Lisbona al centro del sommovimento.  Ricordiamo perché "dei garofani". L'immagine ci riporta ad una fioraia, Celeste Martins Caeiro, che nel centro di Lisbona regala un fiore ad un soldato in rivolta, che le aveva chiesto una sigaretta, e che mette il garofano rosso nella canna del mitra, imitato poi dai suoi commilitoni. Per ricordare l'anniversario cercando di motivare quella rivoluzione è necessario costruire una cornice di spiegazione, altrimenti il tutto sarebbe risolto in poche righe o risulterebbe inutile dati i vari ricordi dell'atto, che si possono leggere, abbastanza ripetitivi.

Partiamo da un intellettuale africano, Amilcar Cabral, e dal suo lavoro teorico e pratico, per potere comprendere quello che accadde nel 1974. Cominciamo da un periodo di tempi precedente. Cabral è alla prima, e unica, riunione della Tricontinental, il gennaio 1966 a Cuba. Riunione di rappresentanti di Paesi del terzo mondo o comunque marginali nel panorama politico determinante e di intellettuali che provengono da aree del mondo in lotta per la liberazione dei propri territori dal colonialismo e/o dall'imperialismo occidentale. Cabral, che rappresenta in particolare la spinta per l'indipendenza dal Portogallo di Guinea Bissau e Isole di Capo Verde, nei suoi interventi discute sulla struttura del colonialismo portoghese, molto esteso, in quel periodo, che però potremmo definire non come colonialismo straccione ma come colonialismo povero, dato che anche il Portogallo non era certo un paese ricco e decisivo per l'Europa.

Cabral compone lo scontro con la "madre patria" sia per l'aspetto economico ma anche per quello culturale. Pensa ad uno scontro tra culture, tra le colonie e il Paese colonizzatore. Naturalmente uno scontro che risolve il dibattito culturale con le armi: "Per noi, quel che possiamo dire di peggio dell'imperialismo, qualunque sia la sua forma, è prendere le armi e combatterlo. Questo noi faremo fino alla liquidazione totale della dominazione straniera sulle nostre patrie africane."[1]

In una intervista di qualche anno fa, nel 2016, José Neves, professore di storia contemporanea all'università Nova di Lisbona, ripercorreva il pensiero di Cabral: "…il conflitto politico [è visto] sia come un conflitto tra culture (identità nazionali e modi di vita) sia come un conflitto tra economie."[2] Il capitalismo colonialistico portoghese è stato storicamente legato, incastrato al capitalismo inglese come da altri capitalismi occidentali: "Nel 1965 [] gli investimenti diretti di capitali stranieri raddoppiavano rispetto all'anno precedente (673 milioni di escudos contro i 248 milioni del 1964) e, nello stesso anno, si registrava l'insediamento di ben 122 società straniere in Portogallo, di cui 34 inglesi, 23 tedesche, 19 spagnole, 9 nordamericane e 7 italiane." [3] L'estrazione di minerali o la semina di materie prime era obbligata per ogni colonia portoghese, che rimaneva all'interno ella distribuzione internazionale di tali prodotti. Alcuni esempi di monocultura: Mozambico, cotone; Angola, caffè, sisal, canna da zucchero. Il partenariato portoghese era passato anche per la tratta degli schiavi africani, primo Paese a commerciare neri in Europa. Tale traffico era stato poi abolito parzialmente nel 1750 e poi definitivamente dal 1817 al 1842. Da rimarcare che il Brasile, altra colonia di derivazione portoghese, abolì, da ultimo la tratta nel 1888. Ma questa è altra storia.

In Amilcar Cabral troviamo una disposizione teorica che cerca una messa a punto complessa basandosi sul marxismo ma con connotazioni prettamente africane. "Il marxismo doveva essere ripensato e interpretato   non solo come lotta tra le classi ma anche come lotta tra differenti modi di produzione."[4] Quindi la storia e le classi entrano ed escono dal tempo politico. Cabral elenca diverse possibilità di messa in atto del controllo imperialistico: " a) Primo esempio: Distruzione completa, generalmente accompagnata dalla liquidazione immediata o progressiva della popolazione autoctona e,  quindi, sostituzione di quest'ultima con una popolazione allogena; b)  Distruzione parziale, generalmente accompagnata dalla fissazione, più o meno importante, di una popolazione allogena; c) Apparente conservazione, condizionata dal confinamento della società autoctona in zone o riserve generalmente sprovviste di possibilità di vita, accompagnata dall'insediamento massiccio di una popolazione allogena."[5]

Cabral vedeva nelle classi e nelle contraddizioni di queste un elemento più importante che non i contrasti fra le tribù, in vista di una lotta per l'indipendenza: "…l'esistenza delle tribù non si manifesta come una contraddizione importante se non in funzione di atteggiamenti opportunistici che provengono in genere da individui o gruppi detribalizzati, nell'ambito del movimento di liberazione nazionale. Le contraddizioni fra classi [] sono molto più importanti delle contraddizioni fra le tribù."[6] Queste posizioni dovevano mettere ordine e portare un poco di modernità tra gli aspetti sociali che dovevano trovare anche una sistemazione teorica nello scontro nell'ambito coloniale. Ecco perché penserà ai contadini come classe potenzialmente rivoluzionaria, dato il numero di uomini impiegati in agricoltura o lavori assimilabili. Risoluzioni maoiste che verranno anche sottolineate, oltre che dai suoi interventi, che stiamo seguendo, anche nell'intervista contemporanea citata più volte ad un docente universitario di Lisbona: "In questo senso Cabral si avvicina alla riflessione maoista per quel che riguarda l'emergenza del protagonismo nella lotta politica della figura del lavoratore agricolo."[7] Spesso poi ritorna sul tasto della violenza e della lotta armata: "… i compromessi con l'imperialismo sono inoperanti …la normale via di liberazione nazionale, imposta ai popoli per mezzo della repressione imperialista, è la lotta armata." [8] Poco oltre sottolinea la "condizione di sottosviluppo del Portogallo".[9] Un'altra considerazione significativa di Cabral è l'equiparazione tra colono ed africano, che non hanno fra di loro una distanza importante per quanto riguarda il livello culturale in quanto tale. Coloni e colonizzati si trovano oggettivamente vicini e si differenziano dal caso inglese o francese.[10]  L'aspetto tribale per Cabral deve essere modulato ma conosciuto e preso in considerazione. Un lavoro politico sulle differenze tribali deve misurarle, pesando le loro differenze.

Chiudiamo questa parte con una citazione da un intervento di due anni dopo, stessa fonte, in cui Cabral dice chiaramente che il controllo e la conseguente guerra coloniale non serve a nessuno e che anche nel governo portoghese qualcuno se ne stava rendendo conto, ed anche nell'esercito: "Anche nell'ambito del governo portoghese,  sta affiorando una tendenza realista… [] D'altra parte il numero dei militari portoghesi che vorrebbero abbandonare la guerra coloniale è sempre più notevole…"[11] In un'altra piccola prefazione ad un libro di Basil Davidson, Cabral mette in rilievo l'uso del napalm da parte portoghese, che lo stesso Paese ha comperato da altri Paesi europei:" …macerie dei villaggi … morti bruciati dal napalm…bombe di produzione americana …sganciate da aerei costruiti in Germania … ed equipaggiati con apparecchiature radio fabbricate in Gran Bretagna…cannoniere e fregate costruite in Francia."[12] E così poteva solo essere dato che "…il Portogallo non fabbrica aeroplani, neppure come giocattoli per bambini."[13]

A questo punto saltiamo in groppa a due libri di Lobo Antunes, considerato il maggior scrittore lusitano vivente, che ha partecipato, da giovane alla guerra coloniale e che ha scritto un libro raccolta di memorie, di lettere che si spediva con la moglie, morta da poco. Ecco perché le figlie hanno avuto la possibilità di pubblicarle. Mentre il loro padre, António Lobo Antunes è ancora vivo e ha scritto libri di alto spessore. Uno di questi, che ha come oggetto ancora la guerra coloniale, è "In culo al mondo" che rende bene il senso profondo di quella stagione, precedente al sollevamento dei militari portoghesi contro il regime di Marcello Caetano, che aveva iniziato il suo periodo di governo dopo la morte, differita, diremo perché, di António de Olivera Salazar, dittatore del Portogallo per circa trentacinque anni, Primo ministro sino al 1968.[14]

Ecco alcuni passaggi da un libro recente: "…tutto doveva tornare come prima e nessun medico o infermiere dovevano rivelare al grande malato ciò che era cambiato nella vita politica del paese; gli ex ministri dovevano continuare a essere ministri, i governatori lo stesso, i capi della Pide pure (la polizia politica, n.d.r.) [] In quei due anni, dunque,  si assistette alla più teatrale messinscena che un potere politico e istituzionale abbia mai organizzato…".[15] Tutta questa recita dopo che Salazar era caduto accidentalmente, provocandosi una lesione al cervello, in presenza del suo callista di fiducia, il 3 agosto 1968. Per due anni circa gli fu fatto credere che era ancora al governo del Paese, con mille sotterfugi. Del resto, Salazar era un tipo molto metodico e riservato, anche vergine, così pare. Poco propenso alla mondanità. Non era poi così impossibile fargli apparire che tutto stava continuando come prima. Il 1968. Anno topico della contestazione internazionale, il Portogallo era ancora immerso, inzuppato, in una staticità temporale che includeva anche un largo numero di colonie in Africa ed in Asia.

Arriviamo al colpo di stato. Motivazioni profonde riguardano la non coincidenza tra il livello economico e le necessità di modernizzazione del Portogallo; il mantenimento di un impero, seppur scassato, con la necessità, sempre per modernizzare, di usare le colonie diversamente dal solo saccheggio. "La realizzazione della «nuova politica economica» implicava una trasformazione del capitale industriale, che, da una situazione di protezione e privilegio nei confronti del capitale straniero, passava ad una situazione in cui, per sostenere la concorrenza, veniva sottoposto ad un maggior sforzo di concentrazione e di efficienza. [] Per aumentare la produttività (molto bassa in Portogallo, n.d.r.) bisognava ricorrere a nuovi metodi di organizzazione del lavoro e a una maggiore integrazione dell'operaio nell'impresa. [] Così a partire dal 1970-'71, proliferarono le pubblicazioni di carattere tecnico su temi di organizzazione e di gestione dell'impresa, studi sul mercato industriale, opere di sociologia dell'industria ecc."[16] Naturalmente anche il ruolo dei sindacati doveva modernizzarsi ed entrare, senza spingere troppo, nella "conflittualità" del lavoro. Nascono anche circoli di liberi pensatori.

Ma non tutti erano d'accordo. La borghesia portoghese si rompe sull'appoggio da dare a queste seppur timide aperture verso la modernità: "…non tutti i settori della borghesia portoghese erano concordi sulla necessità di una nuova politica economica. Al settore «europeizzante» si opponeva una frazione economicamente e politicamente più conservatrice, legata allo sfruttamento coloniale."[17] Legata alla posizione di un capitalismo statico vi era pure la questione delle armi, non prodotte in Portogallo, di cui lo steso Paese faceva largo uso nelle colonie. Il rapporto con i produttori europei di armi e con la Nato, per incrementare gli armamenti, erano continui. "Abbondante era il materiale bellico di origine statunitense impiegato nella guerra coloniale: bombe al napalm e al fosforo bianco, gas defolianti, granate, arei Lockeed…materiale leggero e mezzi di trasporto, …cannoni … [] Con la Germania Federale la collaborazione era particolarmente stretta. Tank (di diverso tipo, n.d.r.) …elicotteri…armi automatiche e semiautomatiche, camion…Dalla Francia il Portogallo riceveva camion, aerei, elicotteri, veicoli blindati e paracaduti… L'Inghilterra dava uno speciale contributo alla marina militare… vedette e fregate di pattuglia…ma anche aerei e materiale per le comunicazioni."[18]

C'è da ricordare che il Portogallo fu uno dei Paesi fondatori della NATO nel 1949 (entra nell'ONU nel 1955 e nella CEE nel 1986.) Nel momento della vittoria del colpo di stato, molti giornali e circoli politici e economici europei non trovarono di meglio che raccontare falsità su quello che era successo: "…soprattutto in Germania e in Francia alcuni giornali, raccontano di scontri, di morti e feriti mai esistiti e posero l'accento su alcuni casi di colera (sempre esistito prima…).[19] Non mancano casi di sabotaggio vero e proprio per quanto riguarda la produzione industriale. Come la speculazione "sui prezzi di prodotti base e delle materie prime, come il ferro."[20] Anche per le donne si era assistito ad un allargamento delle possibilità di presenza sociale nel tempo. Altro fattore che spingerà verso una soluzione democratica la rivoluzione dei garofani. I movimenti femministi avevano avuto qualche risultato nel Paese, comunque attaccate dagli uomini soprattutto da coloro che avevano sposato per sempre la mentalità reazionaria. Anche se il diritto di voto femminile era attivo dal 1931, ma solo a donne che avevano raggiunto il diploma di scuola media superiore. Un episodio successivo al colpo di stato, nel gennaio 1975 vede una manifestazione di donne aggredite "verbalmente e fisicamente. La stampa…si adoperò per snaturare completamente un'azione che aveva l'obiettivo di rivendicare il diritto alla libertà sessuale, e all'aborto, descrivendola come un vero e proprio rogo di reggiseni."[21]

Stando la situazione che abbiamo delineato è nelle cose che gli unici a potere svolgere un'azione di reale rinnovamento del potere erano i soldati dell'esercito portoghese. Sfruttati come carne da macello nella guerra coloniale e che a loro volta dovevano imporre nelle colonie l'ordine che proveniva dal centro politico della "madre patria". "Diversi ufficiali subalterni, molti però con il grado di capitano, contrari alla politica coloniale, fondano il Movimento dei Capitani che nel 1973 diventa Movimento delle Forze Armate, con lo scopo di abbattere lo Stato Nuovo salazariano instaurando la democrazia…"[22] I tre capitani più importanti per il colpo di mano sono stati: Otelo Saraiva de Carvalho (1936-2021) Vasco Lourenço (1942) e Salgueiro Maja (1944-1992). Specialmente il primo ha avuto una vita politica molto travagliata. Nel 1975 si presentò anche alle elezioni presidenziali, arrivando secondo, dietro a Antonio Ramlho Eanes, politico di centro e/o di centro sinistra, come oggi si intende una deriva moderata. Tra i sostenitori di Otelo c'era il popolare cantante folk José Afonso che aveva scritto, pochi anni prima, una canzone che sarà la colonna sonora della rivoluzione, Grandola villa morena. Un testo che invita alla fraternità, parola che si rivela spesso in momenti rivoluzionari (Liberté, Égualité, Fraternité).

Lasciamo perdere le delusioni e i guai di Otelo ma riportiamo una sua dichiarazione: "…disse che se avesse saputo che la democrazia avrebbe prodotto una società così ingiusta, non avrebbe mai fatto la rivoluzione."[23] Dichiarazione del 2010. Certo le contrapposizioni scoppiate subito dopo la presa di potere militare sono state aspre. E subito è nato lo scontro tra militari moderati, visti come democratici da altri moderati, e quelli definiti, sempre da questi moderati, di una sinistra "antidemocratica e sovietizzante" che "ambiva a un colpo di stato alla praghese o remava verso avventurosi terzomondismi alla cubana. [] un manifesto detto "Documento dei nove" perché firmato da nove ufficiali democratici, scoraggiò il tentativo avventuristico degli stalinisti e dei rivoluzionari improvvisati".[24] Parole e tipologie sempre ripetute in altre occasioni. Ma insomma. Chi ha guidato la rivoluzione ha rimpianto la deriva che ha preso il Portogallo, e vedendo come si dimostra la rincorsa elettorale oggi, non pare che i capitani, prima citati, avessero poi torto.

Lo stesso Vasco Lourenço, l'unico sopravvissuto oggi dei tre, disse che la sua Associazione 25 aprile non avrebbe partecipato alle celebrazioni per il ricordo del colpo di mano visto che "Le misure e i sacrifici imposti ai cittadini oltrepassano il limite sopportabile e proteggono i privilegiati, aumentano la povertà e svalorizzano il lavoro." [] il Portogallo viene trattato con arroganza dai poteri esterni, [con evidente riferimento alla cosiddetta troika (Unione Europea, Banca Centrale Europa e Fondo Monetario Internazionale) … "[25] Un piccolo segnale può essere anche la decisione di prorogare per due anni le celebrazioni di questo cinquantesimo, dal 2022 al 2024. Poco senso, quando poi il paese è attraversato da un vento di destra che alle scorse elezioni politiche ha portato un partito di chiaro stampo fascista a risultati impensabili tempo fa. Ed ancora: "Chega (Basta) (il partito di destra cui facevo riferimento sopra, ndr) potrà non sapere come risolvere i problemi di queste persone ( i portoghesi poveri, ndr)  né come contrastare [la divisione] tra la costa e l'interno, tra ricchi centri urbani e periferie povere. Ma è un partito che segnala un malcontento…"[26]

L'analista Daniel Oliveira "Nonostante la buona crescita, superiore alla media europea, negli ultimi due anni il rapporto dell'elettorato con il governo si è usurato a causa di inflazione, aumento dei tassi di interesse, crisi dell'abitazione e soprattutto il degrado del servizio pubblico." [27] "Un continuo di urbanizzazione, praticamente senza trasporto pubblici… l'esplosione del prezzo della casa, il crollo del potere d'acquisto, il collasso del servizio sanitario nazionale …non ci sono abbastanza docenti nelle scuole pubbliche [il loro stipendio] non basta per affittare una stanza (figurarsi comprarsi una casa) [] insomma uno sviluppo che non promuovesse un miglioramento delle condizioni di vita della popolazione si sarebbe rivoltato contro i suoi promotori."[28]

Possiamo dire che il comportamento e l'analisi di  Vasco Lourenço di una decina di anni fa era ben motivato. È immaginabile anche dove il nuovo governo di centro destra, da poco insediatosi, andrà a cercare i voti necessari. Quindi non era tanto fuori luogo il pessimismo dei militari "stalinisti", così li definì Tabucchi. Ma forse la rivoluzione doveva esser fatta per cercare di portare un po' di allegria e speranza ad un popolo triste ed a una situazione triste, che hanno dovuto aspettare la saturazione della vita repressiva nelle colonie per esplodere e prendersi un poco di libertà in Portogallo. Un colpo distato praticamente incruento in mezzo ad una tristezza generalizzata.

Per Lobo Antunes la rivoluzione era stata tanto altro. Lo scrittore non parla di studenti, aspiranti scrittori e rivoluzionari frustrati, bensì di soldati tristi che si dedicano alla quotidiana ginnastica masturbatoria, di impiegatucci e di commerciati che vivono di espedenti, di prostitute consolatorie."[29] Nello stesso scritto viene anche riportata una posizione di  Tabucchi che dice, ripreso da un articolo di la Repubblica di qualche anno precedente,  a proposito del 25 aprile di Lisbona, che fu "la fine di una lunga guerra coloniale che aveva insanguinato il Portogallo dell'Ultramar (così erano definiti Mozambico, Angola e Guinea) che aveva quasi decimato una generazione di portoghesi (quella nata negli anni quaranta) che aveva stremato un paese riducendolo in lutto e miseria per l'interesse di quei pochi che dall'Ultramar cavavano fortune… dunque si può dire che paradossalmente fu l'Africa coloniale a liberare il paese che la colonizzava"[30] Preciso, ma sembra di sentire una anticipazione dei soliti lai che si levano quando a fare il lavoro più difficile, una rivoluzione, ci si mette un popolo e, in questo caso, un esercito che è attraversato da venature di sinistra radicale. Il 25 aprile in Portogallo è accaduto per questo intricato binomio.

Ad aspettare la forza moderata si diventa vecchi e ci si perde nell'oscurità da cui Grandola villa morena ha fatto uscire la gioia della librazione nazionale. Quindi ricordiamo con grande simpatia lo sforzo rivoluzionario dei capitani dell'esercito e rimpiangiamo che i loro sforzi siano stati resi vani dalla solita moderazione democratica, senza sbocco.  Molti militari hanno rimpianti per quella occasione mancata. Si trovano le loro delusioni in un libro pubblicato dieci anni fa per il quarantennale della rivoluzione, Os rapazes dos tanques,[31] Le frasi finale dei loro ricordi raccolti nel testo sovente rimpiangono l'occasione democratica radicale mancata o comunque depotenziata.

Note:

[1] AA.VV., Colonie Portoghesi: «la Vittoria o la Morte», Jaca Book, Milano, 1971, p. 84.

[2] Goffredo Adinolfi, Garofani africanisti, il Manifesto, 24 aprile 2016.

[3] Maria Carrilho, Il Portogallo la via militare, Mazzotta, Milano, 1975, p. 50.

[4] Goffredo Adinolfi, cit., 24 aprile 2016

[5] Colonie portoghesi, cit., p. 95.

[6] Colonie portoghesi, cit., p. 100

[7] Goffredo Adinolfi, cit., 24 aprile 2016.

[8] Colonie portoghesi, cit., p. 104.

[9] Colonie portoghesi, cit., p. 110.

[10] Colonie Portoghesi, cit., p. 111.

[11] Colonie portoghesi, cit., p. 233

[12] Basil Davidson, La liberazione della Guinea. Aspetti di una rivoluzione africana, Einaudi, Torino, 1970, Prefazione di Amilcar Cabral, p. 9/10.

[13] Basil Davidson, prefazione citata., p. 13.

[14] António Lobo Antunes, Lettere dalla guerra, Feltrinelli, Milano, 2009 - António Lobo Antunes, In culo al Mondo, Einaudi, Torino, 1996.

[15] Marco Ferrari, L'incredibile storia di António Salazar, il dittatore che morì due volte, Laterza, Bari-Roma, 2020, p. 164.

[16] Maria Carrilho, Il Portogallo la via militare, Mazzotta, Milano, 1975, p. 56.

[17] Maria Carrilho, cit., p. 57.

[18] Maria Carrilho, cit., p. 58 e 59.

[19] Maria Carrilho, cit. p. 105

[20] Maria Carrilho, cit., p. 112.

[21] Marco Gomes, Il lato femminile della Rivoluzione dei garofani, www.storiaefuturo.eu, 9 luglio 2014.

[22] Portogallo, il 25 aprile si celebra la Rivoluzione dei Garofani, Sky TG4. Che riporta il 25 aprile 2023 una notizia ANSA (senza firma). www.tg24.sky.it.

[23] www.ilpost.it, 26 luglio 2021, senza firma

[24] Antonio Tabucchi, Quel che resta della rivoluzione dei garofani, 23 aprile 2004, www.feltrinellieditore.it

[26] Portogallo. Un voto rivelatore, in Internazionale, numero 1554, 15/21 marzo/ 2024, senza firma

[27] Benedetta Perilli, Portogallo, i socialisti tengono: è pareggio. Ma Pedro Nuno Santos concede la vittoria. Volano i sovranisti, in la Repubblica, 10 marzo 2024.

[28] Simone Tulumello, L'estrema destra sfonda nelle regioni del "miracolo portoghese", in il Manifesto, 12 marzo 2024

[29] Diego Marani, E le colonie africane liberarono il Portogallo, in Nigrizia marzo 2010.

[30] Idem

[31] Alfredo Cunha e Adelino Gomes, Os rapazes dos tanques,  Porto editora,Lda, Lisboa, 2014, p.184, sip. Un testo con tantissime fotografie del momento e con gli scritti dei militari che lo misero in atto. Il sottotitolo dice: Storia in prima persona dei cavalieri che nel 1974 rovesciarono la dittatura. (traduzione mia) Rapazes vuol dire ragazzi, I ragazzi dei carrarmati.

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