Appalti: proponiamo un orario settimanale minimo e un costo orario che salvaguardi la dignità salariale

"Un Ente locale non puo' imporre negli appalti un contratto di lavoro", una mezza verità ripetuta ad arte per liberare gli Enti pubblici  e le stazioni appaltanti da molte responsabilità. Ma cosi' operando un Ente pubblico rinuncia a fornire indicazioni, orientamenti atti a salvaguardare le condizioni di lavoro e di vita di tante lavoratrici e lavoratori. Con la scusa dell'autonomia di impresa, molti Comuni hanno dimenticato che proprio in qualità di stazioni appaltanti potrebbero fare di piu', ad esempio fornire piccole indicazioni sul contratto nazionale da applicare partendo dal calcolo dei costi di manodopera secondo tabelle Regionali e\o di miglior favore. La scelta alla fine è sempre la stessa , una opzione tra appalti a risparmio o appalti che  prevedano maggiore qualità del servizio e condizioni retributive non disumane. L'Ente non puo' obbligare alla scelta di un contratto, la libertà di impresa ha sempre avuto la meglio sui diritti ad un equo salario e a una esistenza dignitosa, ma da qui a sottrarsi da ogni responsabilità corre grande differenza.

Sicuramente la normativa è alquanto contorta e non favorevole alle istanze delle lavoratrici e dei lavoratori ma in fase di bando di gara ci sono mille modi per costruire un appalto che restituisca dignità alla forza lavoro 

La scelta del contratto «rientra nelle prerogative di organizzazione dell'imprenditore e nella libertà negoziale delle parti, fermo un limite di coerenza con l'oggetto dell'appalto, che nel caso di specie è stato pienamente rispettato» (Consiglio di Stato sentenza n. 5575/2019).

Il problema taciuto e occultato resta comunque un altro ossia la miriade di ccnl costruiti ad arte per favorire la rappresentatività sindacale della triplice e determinare costi della forza lavoro sempre piu' bassi. 

Il ragionamento da fare è quindi ben altro: da una parte costruire appalti fuori dalla logica del risparmio e della contrazione oraria, dall'altra prevedere un costo orario adeguato e dignitoso includendo anche una parte accessoria del salario che viene quasi sempre esclusa (e mai erogata perchè l'azienda adduce la motivazione di non poterla erogare per i margini ristretti di guadagno)

Infine aprire una vertenza nazionale perchè la stazione appaltante, a prescindere dal contratto nazionale, preveda una paga oraria minima includendo anche tredicesima e quattordicesima e premio aziendale nei costi dell'appalto stesso prevedendo al contempo un orario settimanale minimo non inferiore a 15 euro.
Obiettivi concreti e reali sui quali costruire unità di intenti e di azione


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