Landini e le imprese.

www.resistenze.org -   riceviamo e pubblichiamo
Landini per le imprese

di Tiziano Tussi


«Serve una discussione con l'Europa, anche sugli eurobond e sul finanziamento del debito, perché è evidente che per ripartire sarà necessario aumentarlo, ma non è pensabile che superata l'emergenza ci vengano richieste misure di austerità per risanarlo.» E allora chi paga? La domanda sorge spontanea dopo avere letto la chiusura dell'intervista a Maurizio Landini (il Sole 24 ore, domenica 5 aprile).

Già chi paga? Per tutta l'intervista una domanda che è sempre presente sottotraccia ma alla quale Landini non risponde se non con banalità alla Salvini o Draghi, tanto è lo stesso. Già il titolo ce lo dice «Urgente la liquidità alle imprese, occorre difendere il lavoro» Non era certo il caso di faticare tanto per arrivare alla cima del sindacato più grosso in Italia per ripetere insulsaggini come ogni economista borghese dice ogni giorno in televisione o come ogni politico di centro destra o sinistra, per me pari sono (Verdi, Rigoletto), ripete.

L'intervista inizia tragica: «Qualsiasi azienda chiusa e qualsiasi posto di lavoro perso oggi, rischia di essere perso per sempre.» Già l'incastro linguistico è sofferente. Perdiamoci un po' nella disamina di questo attacco. Innanzi tutto, si parte ricordando il tragico destino dell'azienda. Da parte di un sindacalista che dovrebbe essere la punta di sinistra del panorama sindacale avere come primaria preoccupazione l'azienda, il padrone, non appare certo esaltante, manco fosse la UGL.

Poi passa al lavoro che se perso, oggi, sarà perso per sempre, almeno con grande probabilità. In questo evidenzia la poca capacità prospettica a livello storico, un catastrofismo d'accatto, che mette assieme alla scomparsa totale anche l'azienda che si perderebbe così per sempre, quindi c'è bisogno di liquidità. Naturalmente per l'impresa, che deve dimostrare, però, di essere buona e corretta: non deve delocalizzare, né licenziare i lavoratori, e dare assicurazioni per le condizioni di sicurezza sul lavoro.

Come se Landini non sapesse che le delocalizzazioni sono sempre state una possibilità di ogni azienda, che i morti sul lavoro in Italia sono attorno al migliaio all'anno, da troppo tempo e che i licenziamenti brutali sono avvenuti anche a ridosso questa crisi sanitaria e durante la crisi sanitaria.

Poco oltre reclama ancora liquidità, ancora, alle imprese ma quello che gli preme, come agli altri due porcellini della troika sindacale, è la cogestione della crisi. Un punto che anche il centro destra reclama, verso Conte. Ripete poi il mantra buonista per le aziende, che però se ne fregano di queste inutili richieste, e fanno il loro mestiere che persegue il profitto a tutti i costi: Arcelor Mittal, Alitalia, Mahle, Conad, Whirpool, Bosch. Solo per fare qualche nome.

Inneggia sul "nuovo modello di sviluppo" - ma cos'è? dato che non lo spiega. E invita ad investire sulla sanità, sulla scuola, sulla sicurezza. E pensa, pensa ai 70 mila posti tagliati sulla sanità. E pare di sentire un Pasquale qualsiasi che non è stato mai nel sindacato, per di più in posizioni di responsabilità e che ora, da segretario generale, non sappia neppure come la CGIL scuola, ad esempio, abbia agito nel tempo, diventando parte del problema della distruzione della scuola pubblica. Una scuola che è stata svuotata di ruolo culturale privilegiando la cornice funzionalistica e gettando il fare lezione nel cestino delle cose vecchie, esaltando gli strumenti da usare, computer e soci, e non facendo leva su cosa studiare e sviscerare e non sul come farlo.

Come sono potuti passare tagli nel comparto sanità, ridotti di circa 45.000 unità dal 2009 al 2018 (sempre Il sole 24 ore, domenica 5 aprile), senza che il sindacato abbia dato fuoco alle polveri dell'opposizione sindacale? E ritorniamo alla fine del pezzo.

Se fosse così semplice sempre - crisi economica/liquidità alle imprese/risolta la crisi - sarebbe ancora più facile del gioco del Monopoli, che non finisce mai e che accontenta tutti, sino allo sfinimento. Ma così non è: il debito che aumenta è un debito che qualcuno deve pagare o cercare di limitare, altrimenti o si fa come gli USA, che hanno un debito pubblico impressionante ma anche un esercito altrettanto impressionante, oppure si cerca qualcuno che paghi.

E di solito in ambiti di debolezza militare chi paga sono i più deboli: buste paga e pensioni. Se così non si vuole che Landini, immagini, pensi, inventi qualcosa di innovativo. Che so: patrimoniale, una mini-patrimoniale, un concorso a livello percentuale di tasse, che chi più ha più paga, un perseguimento effettivo di chi le tasse le evade, un perseguimento vero degli evasori e dei profitti della delinquenza organizzata, oppure, alla disperata, una preghiera a San Matteo Evangelista (patrono dei banchieri) o a San Michele Arcangelo (patrono dei commercianti)?

Già ma per le preghiere c'è, da tempo, Salvini. Sempre un passo avanti

Commenti