Distanziamento sociale e trasporto pubblico? Binomio impossibile?

Le associazioni datoriali hanno detto senza mezzi termini che il distanziamento sociale determinerà la morte del servizio pubblico, il problema è rilevante soprattutto in rapporto alla forza lavoro nelle aziende del trasporto su gomma e anche per il servizio al cittadino.

Veniamo da anni nei quali  Stato e Regioni  hanno progressivamente ridotto i finanziamenti al trasporto pubblico, si sono persi servizi al cittadino, molti cancellati o ridotti in nome del contenimento delle spese, sovente il servizio pubblico non ha risposto ai nuovi bisogni di mobilità con orari e tratte diverse.

Senza pendolari e scolaresche il trasporto pubblico è destinato a morire e l'occasione sarebbe propizia per i fautori delle privatizzazioni.

Obbligare al distanziamento attuale  per le associazioni datoriali, significherebbe dimezzare la capacità di carico dei mezzi pubblici con un crollo delle entrate. Ma è possibile pensare a bus carichi e strapieni quando in Italia ci sono ancora centinaia di morti al giorno per coronavirus? Noi pensiamo di no, non basta rivendicare il 100% del salario se non si è capaci di guardare all'immediato futuro, a una mobilità diversa.

Servono mezzi di trasporto nuovi e piu' piccoli, ecologici, un progressivo ritorno al lavoro ripensando tratte, orari e modalità di gestione del servizio senza guardare ai grandi numeri ma alla qualità del servizio che poi nel tempo avrà ripercussioni solo positive.

Si dice che servono troppi mesi per la produzione di  nuovi mezzi, nel frattempo potremmo accettare la sfida di far girare quelli piu' moderni e con una utenza ridotta chiudendo intanto le cabine di guida, ripristinando la figura del bigliettaio a bordo  per far rispettare il distanziamento e controllare il buon andamento della corsa (e cosi' tutti pagherebbero il biglietto).

Potremmo anche ripensare , potenziandole e reinternalizzandole, le attività legate alle pulizie dei mezzi e alla  loro manutenzione per controllare la sanificazione e l'efficienza degli stessi.

Servono indicazioni chiare da parte del Ministero , ammortizzatori sociali per il personale, ma soprattutto come lavoratori\trici non vogliamo subire processi di riorganizzazione della mobilità che non tengano conto dell'impatto ambientale, della qualità del servizio, della nostra vita resa insostenibile da stress, orari impossibili, carichi di lavoro insostenibili, da un parco macchine vecchio e da tempo inadeguato. I tranvieri vogliono tornare protagonisti attivi e non vittime sacrificali degli interessi delle associazioni datoriali.

Un gruppo di dipendenti della Ctt Nord

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