Chi sono i lavoratori piu' esposti al contagio?

Un recente studio ha analizzato il rischio connesso al coronavirus individuando le categorie maggiormente esposte al contagio. 

Per saperne di piu'
https://papers.ssrn.com/sol3/papers.cfm?abstract_id=3572065

Chiunque oggi voglia anche ipotizzare un ragionamento sull'uscita dalla quarantena dovrebbe prima acquisire dei dati relativi alle aree del contagio, alle modalità con cui il contagio è avvenuto, predisporre tamponi e dopo avere acquisito dati ed elementi utili ipotizzare, con la comunità scientifica, tempi e modalità del progressivo ritorno alla normalità.

Di sicuro il ragionamento dovrebbe partire dal presupposto che aprire esercizi a metà Aprile e non ad inizio Maggio non rappresenta una misura adeguata per contenere un contagio che continua a mietere vittime.

Numerosi lavori potrebbero essere eseguiti in modalità smart se solo aziende private e pubblico volessero imprire una svolta tecnologica e progettuale alla modalità di gestire prestazioni ed erogare servizi, sicuramente avremmo un numero decisamente maggiore di lavoratori in sicurezza e percorsi innovativi capaci di guardare al futuro.

Sempre l'Italia è il paese europeo che ha dato meno impulso al lavoro da casa, in teoria un quarto degli occupati potrebbe lavorare in modalità smart e non parliamo solo del pubblico ma anche del privato, eppure alcune grandi aziende piuttosto che favorire questa tipologia di lavoro hanno preferito ricorrere agli ammortizzatori sociali.

Anche l'idea che lavorando da casa si produca di meno altro non è che una sorta di pregiudizio legato a vecchie concezioni ormai superate.

Prima di parlare di smart dovremmo fare i conti con il sistema capitalistico italiano e i suoi ritardi in campo tecnologico ed innovativo
Le categorie piu' a rischio sono quelle socio sanitarie, seguite dalla scuola di ogni ordine e grado (in primis i nidi che poi sono servizi a domanda individuale sotto la direzione degli Enti locali), fino alle residenze per anziani e al terzo settore che si occupa della riabilitazione dei soggetti piu' fragili.

Un recente studio (https://www.bancaditalia.it/media/notizie/2020/basso_et_al_rischi_sitoBdI_06042020_modified.pdf) ha analizzato con numerosi dati le categorie piu' a rischio di contagio per la esposizione a malattie e infezioni o per la vicinanza fisica a persone.

Come vediamo non mancano studi analitici, quello che manca è la volontà di incrociare dati e report dai qual far dipendere le decisioni che contano per la nostra salute e sicurezza. Al contrario a suggerire scelte e decisioni sembrano esserci ben altre valutazioni, ad esempio il mero calcolo del profitto e le continue spinte di settori politici e padronali verso la riapertura delle attività anche quando i bollettini medici sconsiglierebbero dal farlo.

Manca infine una analisi delle morti per capire dove e come sia avvenuto il contagio, si inizia a capire che le residenze per anziani non sono state adeguatamente salvaguardate come gli stessi ospedali dove si è lavorato senza prima appurare la posività, previo tampone, degli operatori costretti a ritornare anticipatamente dalla quarantena o lavorare a rischio della loro stessa vita come del resto confermano le statistiche dei morti e contagi avvenuti tra il personale sanitario.



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