I falchi neo liberisti si riprendono la guida di Confindustria

In tempi di crisi sistemica, quando la politica perde di credibilità perchè non riesce a risolvere i problemi strutturali, l'impresa si erge a baluardo del sistema. Ma si dimentica l'intreccio tra politica e imprenditoria, le lobby trasversali alle rappresentanze politiche, le continue pressioni su Parlamento nazionale ed Enti locali per tutelare gli interessi forti delle classi dominanti.

I partiti fanno a gara a presentarsi come interlocutori credibili agli occhi  degli imprenditori che a loro volta non perdono occasione per sostituirsi alla rappresentanza politica o per dirigerla al raggiungimento dei propri obiettivi.

Senza il sostegno attivo padronale la sanità pubblica non sarebbe stata distrutta a colpi di privatizzazioni, delocalizzazioni e spending review. Allora da qual pulpito viene la predica?

Il Pil Italiano è in caduta libera, per questo classe imprenditoriale e politica si stanno dividendo, è in corso una feroce lotta occultata dai media.

E i padroni si stanno riorganizzando al contrario della classe lavoratrice ancora alle dipendenze di sindacati per i quali la concertazione resta il solo obiettivo da perseguire.

Proviamo allora a riflettere sulla intervista rilasciata dal prossimo presindente di Confindustria al giornale Il Sole 24 Ore.

  • Serve impegno di tutti per cambiare l’Italia. Bella frase ma quale cambiamento si prospetta? In realtà a fallire sono state tutte le ricette liberiste e di austerità invocate dai padroni, ne stiamo facendo le spese in termini di vite umane, di insicurezza salariale e sociale.La Regione con il maggior numero di decessi e contagiati è quella che ha indebolito maggiormente la sanità pubblica, da quella Regione viene Carlo Bonomi, leader di Assolombarda e futuro presidente di Confindustria. Ecco la sua prima dichiarazione : Portare la posizione di Confindustria su tutti i tavoli, di fronte a una classe politica molto smarrita che mi sembra non abbia idea della strada che deve percorrere questo paese e che ci ha esposto a un pregiudizio fortemente anti-industriale.  La realtà è ben diversa da quella appena descritta perchè veniamo da anni nei quali le ricette padronali si sono rivelate decisive per accrescere i profitti e gli utili per gli azionisti ma devastanti sotto l'aspetto sociale tra distruzione di tutele collettive ed individuali, imperversare del lavoro nero e riforme contrattuali al massimo ribasso. Avere distrutto il nostro potere di acquisto e contrattuale non ha determinato la crescita competitiva del sistema italico
  • Ancora oggi a distanza di 12 anni, non siamo ancora ritornati al livello del 2008, la distruzione dell'art 18 non è stata quindi la manna dal cielo tanto auspicata per le imprese italiane al di là del fatto che l'indicatore del Pil resta fuorviante per fotografare la ricchezza e il benessere di un paese
  • Confindustria è consapevole, molto piu' di tanti politici, che una nuova ondata di contagio si aggira come uno spettro sul paese e sarebbe mortale per l'economia nazionale e per la sopravvivenza dello stesso ceto imprenditoriale. Per questo la nuova svolta padronale è quella di abbandonare, almeno in parte, gli egoismi delle autonomie regionali per chiedere uno Stato forte (e alla occorrenza autoritario verso le classi subalterne), capace di affermare un sistema di regole valido erga omnes. Ma la loro idea di sicurezza , condizione indispensabile per riaprire e far ripartire la macchina produttiva stride con la realtà perchè in queste settimane gli operai sono stati costretti a scioperi per evitare di recarsi al lavoro senza condizioni di reale sicurezza. E questi scioperi, oggi sono visti come una minaccia alle imprese, da qui la richiesta di un nuovo protagonismo statale sotto l'egida del capitalismo della sorveglianza e dei rinnovati poteri forti. Da qui la necessità di un salto di qualità delle organizzazioni sindacali e sociali, o si sarà all'altezza della situazione o verremo tutti spazzati via, magari in nome della salvaguardia di quella salute e sicurezza che la classe imprenditoriale e politica hanno tenuto in ben poca considerazione

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