Retorica...

riceviamo e pubblichiamo
www.resistenze.org  di Tiziano Tussi

L'esplosione della retorica nazionale va di pari passo con l'esplosione del corona virus.


Frasi come "Andrà tutto bene" e "Insieme ce la faremo" sarebbero da dire ai circa 25 mila decessi, a tutt'oggi; gli applausi ai balconi, per fortuna finiti presto, i canti e le sviolinate a cui aggiungere i concertini da casa, in presenza di assenza di mascherine - servono-non servono, boh! guanti, servono, non servono? respiratori negli ospedali, che di sicuro servono e servirebbero per tutti; i tamponi, dove e a chi farli, poco si capisce; i medicinali che sicuramente misurano e rallentano o migliorano gli ammalati infettati: antireumatici, anticoagulanti, anti HIV, anti gelo, sorry, quello riguarda la automobili, che non si vendono più, logico, visto che non si sa dove andare! Altre perle: "Siamo in guerra", "Eroi negli ospedali, eroi che muoiono dato che non hanno protezione", "Non bisogna abbassare la guardia". Inutile commentare. In altri paesi avanti con il karaoke - Spagna, Usa ad esempio, ma indietro con la capacità di reagire ad un eccesso di mortalità ed infezioni che non è usuale.



Ora all'avvicinarsi del 25 aprile, per di più con numero pieno, 75 anni dalla fine della Seconda guerra mondiale, con l'invito a cantare Bella ciao, in casa. Un risultato tangibile per queste privative dei canti e balli? Poco si riesce a capire. Un Paese chiuso nelle proprie abitazioni, per chi le ha e le ha decenti, sviluppa una patologia psicologica, al seguito e/o contemporaneamente di quella fisica dovuta alla mancanza di beni e servizi, di socialità, che incide profondamente sul tessuto sociale in attesa, già in attesa di cosa? È effettivamente questa indeterminatezza che mina la capacità prospettica della progettualità esistenziale. Cosa fare e quando poterlo fare? Pare che a questa situazione incistata nell'uomo incarcerato in casa, poco si ponga attenzione.



Ed allora tutti i discorsi ruotano attorno all'aprire, all'uscire di casa per ricominciare a produrre. Ma quando? Ed intanto intere fasce di popolazione sono dimenticate: handicappati, immigrati, carcerati. Pare anche che i topi si stiano rinforzando e che stiano diventando, in assenza di cibo di scarto da ristoranti et similia, cannibali. Già lo erano ora i topi sono per i topi una riserva di cibo. E i topi sono sempre stati presenti in numerose pandemie del passato. Saranno un pericolo all'orizzonte prossimo venturo?



Ma se una pandemia come questa ha scoperchiato, ce ne fosse stato veramente bisogno, i nostri buchi organizzativi, le voragini, a livello di società, cosa potrebbe essere dopo, come uscirne meglio di come siamo entrati, se ne vedono le avvisaglie? Non pare.
Facciamo un po' di storia di questo periodo in Italia.



Che vi fosse una pandemia in Cina all'inizio dell'anno lo abbiamo saputo in modo preciso. Forse con un po' di ritardo ma la Cina ha mostrato quanto sarebbe accaduto al resto del mondo. In ogni caso: "Mentre i contagi da coronavirus in Italia raggiungevano i quattrocento casi e i morti aumentavano con una crescita a due cifre, il leader del partito democratico Nicola Zingaretti pubblicava una foto mentre brindava durante un "aperitivo a Milano", affermando: "Non perdiamo le nostre abitudini" Era il 27 febbraio.



Basta una piccola ricerca in rete e si ritorna al 19 febbraio: Sala e Gori a San Siro per l'Atalanta (parte di un titolo del sito de la Repubblica, 19 febbraio), due sindaci, Milano e Bergamo: "Tra gli oltre 40mila tifosi che stasera siederanno sugli spalti del Meazza, ci saranno due supporter d'eccezione a sostenere i nerazzurri di mister Gasperini: si tratta dei sindaci di Milano e Bergamo, Beppe Sala e Giorgio Gori. Il primo ha postato ieri sera su Instagram una foto dello stadio con il commento "Vecchio, caro San Siro, domani sera torno da te per vedere l'Atalanta", mentre il secondo ha scelto un metodo più originale per esprimere il proprio sostegno agli atalantini. Gori ha pubblicato su Twitter la fotografia di una giustificazione scritta da un padre bergamasco per il proprio figlio: "Oggi pomeriggio Edoardo sarà assente per impegni storico-culturali - vi si legge - Assisterà col papà a una pagina di storia di Bergamo. Forza Atalanta". Ecco una parte di quell'articolo.



La partita fu una "bomba ad orologeria" per l'espandersi del virus successivamente. Milano e Bergamo. I due furboni poi si sono scusati della loro leggerezza, ma oramai il danno era fatto. E qui danno si legge morti.
"Si potrebbe sostenere che predire una pandemia è per definizione impossibile e che la ricerca è condannata a essere presa alla sprovvista. Questo argomento però non regge: se non possiamo predire possiamo però essere previdenti e orientare la ricerca sulla base di una visione generale della scienza, della medicina, dell'ecologia. Non stiamo parlando di ricerche a breve termine dettate dagli imperativi del profitto, ma di studi a lungo termine basati sulle esigenze reali della popolazione."



Ma limitare i posti letto negli ospedali non pare andare in questa direzione appena tracciata: "Nel 1970, negli Stati Uniti c'erano 7,9 posti letto per 1.000 abitanti; nel 2016 erano scesi a 2,8. Secondo l'Organizzazione mondiale della sanità, nel 1980 l'Italia aveva 922 posti letto dedicati ai «casi gravi» per 10.000 abitanti. Trent'anni più tardi ne erano 275. Ovunque risuona un'unica parola d'ordine: ridurre i costi. L'ospedale deve funzionare come una fabbrica di automobili, in modalità «just in time»."



Dal 31 gennaio era già stato proclamato lo stato di emergenza, con la disposizione di mettere in campo 5milioni euro per fare fronte alle prime necessità. Ma in ogni caso chi governa dovrebbe avere tutto il dovere, la responsabilità e dovrebbe avere tutte le capacità di prevedere quello che potrebbe accadere in seguito a comportamenti possibili. Del resto in Cina la situazione era già, al 19 febbraio, drammatica.



Ma non contento Gori pubblica, poco dopo, foto di lui e moglie al ristorante a Bergamo il 26 febbraio, invitando a non perdere le proprie abitudini: "Bergamo non ti fermare!" è il messaggio del sindaco di Bergamo Giorgio Gori che ha postato su facebook una foto di lui e della moglie Cristina Parodi al ristorante. "Questi giorni - scrive il sindaco - ci hanno messo a dura prova. Le notizie sulla diffusione del virus e le prescrizioni che a partire da domenica hanno limitato tanti aspetti della nostra vita hanno generato un clima di preoccupazione che è andato molto aldilà del necessario."



Altra chicca, questa volta di Sala, che chiese, all'inizio della pandemia, tutti a casa, siamo a metà marzo circa, ai vertici dell'ATM, che sono notoriamente lungimiranti! di rimettere in circolazione le corse di mezzi pubblici a Milano, che erano state drasticamente ridotte, con il risultato di intasare i mezzi e le metropolitane di passeggeri, ed il virus era contento. Chiese di rialzare le frequenze delle corse, almeno al 65% del totale, invece di sospendere i responsabili e di sostituirli, per manifesta incapacità, data l'assoluta insensatezza della limitazione del traffico, lui, che governa il comune che governa ATM, chiede di rialzare la frequenza delle corse, please, almeno un pochino. Sempre lo stesso Sala, ancora a febbraio inoltrato, così come Gori, a "Milano, a pochi chilometri dal centro dell'epidemia - Codogno, ndr - ha pubblicizzato la campagna "Milano non si ferma…"



Ma il virus era ancora più contento quando dagli ospedali lo hanno mandato nelle case di riposo per anziani, RSA. Lì la tragedia è stata impressionante. E come al solito, sono stati alcuni articoli sulla stampa nazionale, cito solo un pezzo di Gad Lerner, su la Repubblica del 5 aprile 2020, che hanno imposto all'attenzione generale la questione. la Baggina, come viene chiamata a Milano, cioè il Pio albergo Trivulzio è balzato ai disonori della cronaca per le morti tra i vecchi ospiti. Disastro accaduto anche in altre numerose RSA a livello nazionale.



Fermiamoci al caso Trivulzio, che pare quello più esageratamente pesante per il numero di morti. Come è amministrata questa RSA? Andando sul sito della stessa casa di riposo vediamo che la regione la fa da padrona, ma anche il comune è interessato. Dal sito stesso apprendiamo che: "Il Trivulzio è un ente pubblico che opera in ambito socio-sanitario, sociale ed educativo sul territorio della Regione Lombardia, indirizzando il proprio in particolare a beneficio dei residente nel Comune di Milano. Per questo motivo la Regione Lombardia designa il Direttore Generale e Legale Rappresentante dell'Azienda d'intesa con il Sindaco del Comune di Milano, e nomina, insieme al Comune di Milano, i componenti del Consiglio di Indirizzo aziendale. Il Consiglio di Indirizzo è composto da 5 membri, 3 di nomina comunale e 2 di nomina regionale. Il Direttore Sociosanitario dirige e coordina le attività e le iniziative in area socio-sanitaria, le strutture delle Residenze per Anziani e l'Hospice, gli istituti di riabilitazione, l'area diagnostica e specialistica (radiologia e laboratorio analisi).
Il direttore Sociosanitario è nominato dal Direttore Generale."



L'attuale direttore generale, indagato per epidemia e omicidio colposi, Giuseppe Calicchio, in carica dal giorno 1.01.2019, è stato designato dal Presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana, d'intesa con il sindaco di Milano Giuseppe Sala (decreto n. 214 del 24.12.2018) e nominato dal Consiglio di Indirizzo in data 27 dicembre 2018. L'incarico ha durata di 5 anni. È responsabile della gestione dell'Azienda.
Per le indagini del caso sono anche state approntate due commissioni, sulla spinta delle commissioni centrali dello stato. Se aggiungiamo quelle centrali, vecchie e nuove, sono oramai attive cinque gruppi numerosi, decine e decine di commissari.
Ma in tutto questo trambusto, sempre al Trivulzio, il 23 marzo vengono spartiti i bonus, soldi, per l'ottimo lavoro fatto nel 2019 e in parte nel 2018.



Altre questioni. Le regioni, nella persona dei loro capi, che si vogliono chiamare governatori, ma che in effetti dovrebbero essere indicati come presidenti, una distinzione linguistica che riporterebbe il tutto a più accettabile normalità. Governare non ha la stessa etimologia di presiedere. In ogni caso: ogni regione decide di fare un po' come gli gira, secondo le capacità politiche delle stesse ed il loro colore.



Manca in effetti un'impronta nazionale, statale, certa. Si gioca come al solito sulla pelle dei cittadini comuni, dei lavoratori. Si apre, si chiude, ma per che cosa? A chi si dovrebbero poi vendere le merci che si produrrebbero nelle sperate aperture? Non si sa, non si dice e sembra non interessare.



Intanto la Confindustria si appresta a cambiare il proprio presidente, il prossimo sarà, il già impalmato Carlo Bonomi, fino ad ora presidente di Assolombarda, che ha già detto: «una classe politica che sembra molto smarrita», che sembra non avere «idea della strada che deve percorrere il Paese… Credo che la strada di far indebitare le imprese non sia la strada giusta…[Vede con preoccupazione] un pregiudizio fortemente anti-industriale che sta tornando in maniera molto importante in questo Paese. Io veramente non pensavo più di sentire l'ingiuria che le imprese sono indifferenti alla vita dei propri collaboratori». Ed infatti le morti sul lavoro, che arrivamo attorno ai mille deceduti all'anno, dicono proprio il contrario. In ogni caso tutto lo spettro del mondo politico e sindacale si è affrettato a fare gli auguri al nuovo presidente in pectore della Confindustria. Vedremo.



La paura comunque è che appena si potrà tornare a vivere socialmente in modo normale o paranormale si ripresenteranno tutte le storture che vi erano prima della pandemia. Quindi per ora abbiamo trovato che quando c'è un problema dobbiamo buttare dentro soldi, in debito, si capisce. C'è una crisi di settore, non ridurre ma buttare soldi. C'è una pandemia, butta soldi. C'è una penuria di merce, butta soldi ed acquista ancora, consuma.



Dopo l'austerità eccola prodigalità anche se Elsa Fornero ci fa sapere che: "…in questo momento gli italiani hanno bisogno di certezze. Avendo un debito così alto prima o poi sarà necessario un intervento straordinario, una forma di trasferimento dalla ricchezza privata alla riduzione del debito pubblico la dovremo fare, ma non è il momento di discutere di questo."



Sul Mes poi, il Meccanismo Europeo di Stabilità, stanno intervenendo in molti tutti e sono numerosi chi dice, prendi i soldi che vengono proposti, poi si vedrà: La Fornero l'abbiamo già citata, poi Bersani, e Prodi: prendi i soldi e scappa. Prodi, uno statista di fama mondiale, a suo tempo infinocchiato da un Turigliatto qualsiasi. Insomma, nulla di nuovo.



Anche Francesco Guccini, che di solito ce le suonava, se ne è accorto ed ha dichiarato su Rolling Stone del 14 di aprile: "La storia non insegna mai niente. Gli uomini non imparano. E nella natura umana dimenticarsi presto delle tragedie passate per riprendere la vita di sempre."



Sarebbe invece il caso di riflettere approfonditamente, come ci dice la chiusura della poesia di Salvatore Quasimodo, Alle fronde dei salici, scritta alla fine dell'inverno 1944: alle fronde dei salici/anche le nostre cetre erano appese/oscillavano lievi al triste vento."



Non sarà così. Forza, forza che riapriamo un po' domani, oggi. E tutto andrà bene.

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