Giornata mondiale contro l'amianto

Oggi, martedi' 28 aprile, è la giornata mondiale delle Vittime dell’amianto

Sono trascorsi ben 28 anni da quando l’Italia ha messo al bando l’amianto ma ancora per molti anni registreremo ammalati e morti, del resto ogni anno le vittime superano 6000 unità tra tumori polmonari,  asbestosi e mesotelioma, un  cancro molto aggressivo che colpisce la pleura e altre membrane.

Per l'Oms l'amianto ancora per decenni continuerà a mietere vittime, ci sono paesi nei quali non è ancora bandito e in molti altri, Italia inclusa, le bonifiche proseguono con troppa lentezza, mancano i soldi per gli interventi necessari.  Le organizzazioni sanitarie precisano che il picco delle morti per amianto è ancora lungi dal venire, da qui a 10 anni il numero degli ammalati e dei morti crescerà ulteriormente e non è dato sapere con quali numeri.

Pochi sanno come le fibre degli amianti siano costituiti da fibre sottili che resistono alla combustione e al calore, per questo sono stati utilizzati a lungo per produrre innumerevoli prodotti fino a quando anche l'Italia ha deciso di metterne al bando l'utilizzo, anni dopo che in altre nazioni era stata dimostrata la pericolosità e cancerogenità del prodotto. 

Basta ricordare che per decenni l'amianto lo ritroviamo perfino nelle coibentazioni edili anche se già nel 1943 la Germania riconobbe che inalare le sottili fibre porta al mesotelioma. Abbiamo invece dovuto attendere il Marzo 1992 perchè l'amianto in Italia venisse proibito.
Il problema è che tutte le malattie provocate dall'amianto impiegano anni, decenni, prima di manifestarsi, da qui la statistica di un aumento delle morti per i prossimi anni

Nel mondo, ogni anno, per amianto muoiono 100 mila persone.

Alle morti per amianto in Italia si aggiungono infortuni e morti sul lavoro, solo negli ultimi 10 anni si registrano oltre 17 mila casi con 1400 morti sul lavoro all'anno.

Sono numeri allarmanti, ricordiamo che i morti sul lavoro, come gli infortuni e le malattie professionali, sono in costante e progressivo aumento e quando le statistiche parlano di non crescita rimangono i numeri allarmanti degli anni scorsi.

Numerose malattie professionali poi non sono riconosciute tali.

Questi pochi elementi inducono a riflettere sulla necessità di una lotta senza quartiere per la salute e la sicurezza, priorità assoluta per noi tutti\e. La logica del profitto alimenta malattie, infortuni e morti sul lavoro, la inosservanza delle normative, il depotenziamento della medicina del lavoro non sono fatti casuali ma il prodotto di politiche da smantellare senza perdere altro tempo

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