Licenziamenti in tempi di Coronavirus

ll decreto Cura Italia prevede che fino al 15 maggio 2020 compreso non possano avvenire licenziamenti collettivi e sospende  a sua volta le procedure avviate dopo il 23 febbraio 2020. Quindi qualunque sia il datore di lavoro, qualunque sia il numero dei dipendenti non si possono fare licenziamenti per cosiddetto giustificato e oggettivo motivo.

Ma la norma non è chiara e potrebbe essere soggetta, come da noi già scritto da settimane, ad intrepretazioni pericolose soprattutto quando si tratta di discernere tra licenziamento individuale e collettivo. 

E il rischio che corriamo è quello, dopo metà Maggio e una volta terminata la fase dell'emergenza, che i licenziamenti arrivino con qualche mese di ritardo, dopo la fine degli ammortizzatori sociali la cui durata, ricordiamolo, è limitata a 9 settimane, un lasso di tempo alquanto ristretto che probabilmente costringerà il Governo ad allungare i termini visto che siamo ancora nella fase acuta del contagio e, a smentire gli ottimisti, i decessi quotidiani continuano a superare 700 unità.

Cosa accadrà allora ad emergenza finita quando torneremo alle vecchie norme?

Potrebbero esserci migliaia di licenziamenti, una ragione sufficiente a rivedere le regole in materia di lavoro  cancellando  fin da ora tutte le controriforme degli ultimi 30 anni che non hanno rilanciato la produzione\produttività lasciando ai padroni pieni poteri, quei poteri che presto potrebbero determinare  a fine Primavera una crisi sociale dalle conseguenze devastanti.



Commenti