La cgil non si impegnerà per il No al Referendum sulla diminuzione dei parlamentari.....

 Sono passati pochi da anni da quando la Cgil, correva l'anno 2016,scelse di impegnarsi direttamente per il  No al referendum costituzionale. Sono passati 4 anni e oggi la Cgil ribadisce il no alla diminuzione dei seggi parlamentari dichiarando che non si attiverà a sostegno della sua posizione.

Ma cosa è cambiato? L'atteggiamento rispetto al governo, l'alleanza di Landini con il Governo Conte, la volontà di non mettere in discussione l'asse con cisl e uil, la speranza che a prescindere dall'esito del voto possa sottoscrivere alcuni contratti nazionali per presentarsi vincente ai lavoratori, magari a chi da mesi attende ancora il pagamento degli ammortizzatori sociali e avrebbe desiderato una mobilitazione reale del sindacato a sua difesa.
La diminuzione del seggi è un nonsense funzionale a ridisegnare i collegi elettorali e soprattutto a tirare la volata all'ennesimo stravolgimento della Carta Costituzionale fino a ridefinire una legge elettorale che metta al riparo i principali partiti politici tagliano fuori dalla rappresentanza chi non arrivera' al 5 per cento dei voti, quello sbarramento funzionale solo alla governabilità ma del tutto estraneo ai principi democratici.
 
Nel 2016 la Cgil si oppose al referendum perchè il Governo Renzi aveva dichiarato guerra ai lavoratori con lo stravolgimento dell'art 18 e agli stessi sindacati minacciando di ridimensionarne quel sistema di potere basato sui caf, sui patronati e sugli enti bilaterali. Oggi  invece l'attuale esecutivo è disposto a rinunciare ad una battaglia ideologica contro il sindacato cogestendo con lo stesso la crisi da covid chiedendo anzi al sindacato di tenere a bada i lavoratori e le lavoratrici.
 
La democrazia diventa cosi' una variabile dipendente dalle scelte finalizzate alla sopravvivenza di un sistema di potere, quello dei sindacati rappresentativi, che nel corso degli anni hanno sostenuto lo smantellamento delle Province o favorito processi di perdita del potere di acquisto e di contrattazione.  Poco importa che la cgil sia contraria alla diminuzione dei parlamentari , conta il fatto che rinunci a prendere una posizione chiara chiedendo ai propri delegati un impegno diretto a favore della democrazia reale, per riconquistare spazi di agibilità democratica nei luoghi di lavoro e nella società, gli spazi che un sistema rappresentativo con pochi parlamentari, avulsi dai territori dei quali dovrebbero essere espressione, metterà sicuramente in discussione.
 
Ci sono molti modi per ridurre la spesa pubblica (il taglio è stimato attorno allo 0,007%), ad esempio riducendo gli stipendi dei parlamentari e dei consiglieri regionali, abolendo i portaborse, decretando la decadenza dei parlamentari assenti annualmente per oltre metà delle sedute. Il rischio è di lasciare la contesa politica  ad appannaggio di quanti detengono grandi risorse economiche, secondo uno schema arcaico proprio dell'epoca liberale dominata da agrari e industriali.
 
Ma questo rischio evidentemente è sottovalutato dalla Cgil e la sua real politica ha deciso di sacrificare la democrazia, a cominciare dai luoghi di lavoro, in nome della governance e degli accordi con il Governo. E closi' , per salvare la faccia, la cgil si esprime contraria alla diminuzione dei parlamentari ma senza impegnarsi direttamente per il No. L'ennesima scelta  contraddittoria a dimostrare che la cosiddetta antipolitica domina incontrastata ovunque, anche tra quanti dovrebbero ostacolarla perchè la democrazia non si riduca ad una pagliacciata o alla piattaforma Rousseau.

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