Troppe libertà per gli appaltatori....sulla pelle di lavoratori e lavoratrici

 Una recente sentenza del Tar Calabria interviene in materia di appalto lasciando alle ditte aggiudicatrici ampi spazi decisionali. A rimetterci saranno solo i lavoratori e le lavoratrici che perdono tutele reali a dimostrazione del fatto che la semplice clausola sociale è del tutto inadeguata e insufficiente, Una azienda puo' decidere quale sia il contratto nazionale da applicare, il che determina un attacco ai salari di tanti\e, la stazione appaltante , sempre secondo questa Sentenza, non dovrebbe prevedere un contratto specifico da applicare o inserire delle condizioni per rendere automatico l'assorbimento tra un appalto e l'altro. 

Qualora dovesse essere confermata da altri Tribunali la sentenza in questione sarà possibile presentare offerte al ribasso certi di potere adottare un trattamento retributivo piu' svantaggioso per la forza lavoro e cosi' favorendo la corsa degli appalti ai ribassi. E' poi innegabile che il ruolo di controllo del Rup rischia di essere indebolito almeno in merito alle decisioni da intraprendere in materia di contratti e lavoro. 

Eppure una offerta non potrebbe dirsi congrua se parte dalla volontà di abbattere il costo del lavoro e soprattutto se le singole voci, specie quelli legate alla retribuzione, non vengono giudicate dirimenti ai fini della valutazione dell'offerta di appalto.

La scelta del contratto diventa cosi' prerogativa assoluta dell'imprenditore, la stazione appaltante non puo' esigere il rispetto di livelli retributivi e contrattuali dignitosi, l'autonomia di impresa si è spinta a tal punto da diventare una sorta di libero arbitrio padronale.  Cosa è infatti la coerenza del contratto nazionale applicato se lo stesso Rup non potrà scartare una offerta troppo bassa perchè scaturita dalla riduzione del costo del lavoro?


E a che punto è arrivata la Giustizia italiana,  la Costituzione parla di Repubblica fondata sul lavoro , di quale lavoro stanno parlando in assenza di contratti e salari dignitosi?
L'attacco è feroce e complessivo contro i lavoratori dell'appalto, in un colpo solo si escludono clausole ben precise a tutela dei salari\contratti ma viene messa in discussione perfino la clausola della riassunzione  visto che lo stesso assorbimento del  personale diventa una variabile dipendente dall'organizzazione dell'appaltatore. La sentenza calabrese mira direttamente a delegittimare la clausola sociale, la riassunzione  alle«medesime condizioni» del personale già utilizzato 

Da questa situazione si esce solo con una legge che obblighi i datori di lavoro nei cambi di appalto a non modificare in pejus salari e contratti  trasformando la questione salariale e contrattuale in un elemento dirimente da prendere in considerazione . E allo stesso tempo affermare l'obbligo della riassunzione del personale nei cambi di appalto dando un indirizzo sociale ben definito che vada a limitare la supremazia e l'autonomia di impresa

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