A 10 anni dai referendum sull'acqua pubblica tutto รจ rimasto come prima

 

A 10 anni dalla storica vittoria nei referendum dell'11 e 12 giugno 2010, il comitato comunale di San Giuliano Terme (Pisa) per il referendum sull'Acqua Pubblica, i cui esiti avevano decretato la sottrazione della gestione del servizio idrico integrato alla logica di mercato con ritorno in mano pubblica, ritiene doveroso riportare all'attenzione della comunitร  locale e nazionale il fatto che la schiacciante volontร  popolare uscita dalle urne non ha trovato praticamente alcuna applicazione, salvo rari casi come a Napoli. Addirittura, dal dicembre 2020 l'acqua viene quotata in borsa e come qualsiasi altro prodotto finanziario รจ divenuta oggetto di investimenti speculazioni.

Un lacerante vulnus nel tessuto democratico del paese che ha ulteriormente ampliato la distanza fra le masse popolari, impoverite dagli effetti delle politiche neoliberiste e delle crisi sistemiche del capitalismo globalizzato, e il ceto politico, sempre piรน autoreferenziale e genuflesso agli interessi dei potentati economici e finanziari, che necessita di essere ricucito attraverso il riposizionamento delle politiche sui Beni Comuni al centro dell'agenda politica.

I fondi del PNNR, a nostro avviso, devono essere impiegati per rimediare al tempo sin qua sprecato a causa dell'inerzia politica, per implementare un piano nazionale di ripubblicizzazione del servizio idrico integrato, al fine di sottrarre al profitto privato ciรฒ che, invece, รจ considerato un diritto universale dell'uomo come sancito dalla Risoluzione dell'Assemblea Generale dell'Onu 64/292 che lo ha inserito nella Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo del 1948. La Risoluzione Onu riconosce l'acqua potabile e i servizi igienico-sanitari come un diritto umano universale per il pieno godimento della vita e di tutti gli altri diritti fondamentali della persona, rendendo la gestione privata finalizzata alla massimizzazione del profitto, con elevate tariffe e scarsi investimenti nella rete infrastrutturale che infatti perde a livello nazionale il 40% dell'acqua immessa, inconciliabile non solo con principi dei Beni Comuni, ma anche con il diritto internazionale, non che con la sostenibilitร  ambientale e sociale.

La posizione del Comitato referendario di San Giuliano Terme riflette quella di Paolo Carsetti, coordinatore del Forum dei movimenti per l'acqua, il quale rivela come in Italia "negli ultimi 10 anni le tariffe del servizio idrico integrato sono aumentate di oltre il 90%, a fronte di un incremento del costo della vita del solo 15%, secondo la CGIA di Mestre. Se analizziamo i bilanci delle quattro multiutility (aziende di  forniture di servizi alla collettivitร , una volta pubblici n.dr.) quotate in borsa che gestiscono anche l'acqua - A2a, Acea, Hera e Riren - rileviamo come fra il 2010 e il 2016 dal 58% dell'impatto degli investimenti sul margine operativo lordo si รจ scesi al 40%. Evidentemente l'aumento degli investimenti assicurato non รจ avvenuto. E di tutti gli utili prodotti da queste quattro societร , oltre il 91% sono stati distribuiti come dividendi".

Occorre rivitalizzare questa lotta per il rispetto della volontร  popolare, per la centralitร  dei Beni Comuni in ambito economico e sociale e per lo sviluppo della Societร  della cura, in antitesi con quella dell'individualismo, del profitto sfrenato e delle devastazioni ambientali.

 

Il Comitato per il Referendum del Comune di San Giuliano Terme (Pisa)

Acque Spa e le amministrazioni comunali dell'ex Ato 2 non rispettano gli esiti dei referendum del  2011 e invece di procedere con la ripubblicizzazione della gestione applicano continui aumenti

 

In Toscana il servizio idrico integrato (composto da 3 voci di spesa: fornitura d'acqua, fognatura e depurazione) negli ultimi 30 anni, per effetto delle politiche neoliberiste di privatizzazione, ha subito una radicale trasformazione, passando da una fornitura, con basse tariffe, erogata direttamente dalle amministrazioni comunali alla gestione da parte di aziende municipalizzate per poi essere assegnato, a partire dal 2002, a societร  a capitale misto, pubblico-privato. Lo statuto di queste ultime, pur riservando la nomina della presidenza alla parte pubblica, in genere un politico locale non rieletto, prevedono un amministratore delegato (management) espressione della componente privata (tabella 6), il quale sino ad oggi ha improntato le linee aziendali all'insegna della massimizzazione del profitto, aumentando le tariffe e riducendo al minimo gli investimenti nelle reti di trasporto e distribuzione. Acquedotti toscani che, pertanto, risultano in grave stato di criticitร  a causa di scarsi interventi di manutenzione straordinaria da parte delle societร  di gestione, come confermano i dati contenuti nella Tavola 1.5 del rapporto Istat "Utilizzo e qualitร  della risorsa idrica in Italia“ del dicembre 2019[1] dai quali emerge come in Toscana le perdite delle reti idriche nel 2015 ammontavano a ben 43,4%, valore non solo superiore alla media nazionale di 41,4% ma, addirittura, in aumento del 4,8% rispetto al 2012.

Per toccare con mano l'impatto dell'aumento dei costi della fornitura idrica integrata sulle casse delle  famiglie abbiamo effettuato uno studio sull'entitร  delle tariffe e delle fasce di consumo fissate dai 2 gestori nel corso degli ultimi 20 anni nei comuni del Basso val d'Arno. Nella tabella 1 riportiamo inizialmente le tariffe applicate, per la sola fornitura idrica, nell'anno 2001 dalla societร  Gea Spa, a completo controllo pubblico, e, successivamente, quelle di Acque Spa, societร  mista pubblico-privato, fra il 2002 e il 2013, mentre nella penultima riga troviamo gli esorbitanti aumenti percentuali intercorsi fra il 2001 e il 2013. Nell'ultima, invece, sono riportati gli incrementi registrati fra il 2011 e il 2013, vale a dire nel periodo successivo all'effettuazione dei Referendum del giugno 2011, i cui risultati disponevano, oltre al ritorno del servizio in mano pubblica, anche l'eliminazione della remunerazione del capitale investito dai privati. Acque Spa e i Sindaci dell'ex Ato 2, non solo hanno disatteso la volontร  popolare non attuando la cancellazione della rendita del 7%, ma hanno, addirittura, continuato ad aumentare in modo arbitrario le tariffe.

Procedendo all'analisi degli importi dell'intera fornitura comprensivi, oltre che dell'acquedotto, anche della fognatura e dello smaltimento, rileviamo come nell'anno 2013 le tariffe raggiungano cifre molto elevate comprese fra 1,821 della fascia agevolata ed i 3,962 euro/mc dell'eccedenza II, alle quali va aggiunta la quota fissa di 38,44 euro annui. A tal proposito, รจ opportuno rilevare come l'elevata quota fissa finisca per gravare in modo iniquo sulle utenze mono o bi-personali con consumi contenuti (es. pensionati), aumentandone in modo sensibile gli importi delle fatture.

Ulteriori aumenti delle tariffe si sono verificati anche nel 2016 e nel 2017 (tabelle 3 e 4) in contemporanea con la rimodulazione delle fasce di consumo, combinato disposto che va a penalizzare la quasi totalitร  degli utenti. In quale famiglia in Italia si consuma infatti meno di 30 mc all'anno? Riducendo la fascia di consumi soggetta a tariffa agevolata a soli 30 mc/annui si va a colpire nuovamente le famiglie con uno o due compenti, alle quali viene cosรฌ applicata in prevalenza la tariffa base. Ugualmente subiscono pesanti aumenti le utenze con i consumi piรน usuali, vale a dire quelle delle famiglie di 3-4 persone che consumano in media fra 100 e 200  mc annui e che passano da una tariffa di 2,429 euro/mc del 2013 a 3,613 nel 2017.   

L'essere in presenza di una strategia aziendale ispirata dalla logica del profitto si evince chiaramente non solo dall'analisi delle tariffe ma anche dalla rimodulazione delle fasce di consumo, attuata ben due volte nell'ultimo quinquennio, entrambe tese a penalizzare le utenze con consumi piรน bassi, i pensionati ed i settori sociali piรน fragili, e chi ha comportamenti virtuosi orientati alla riduzione dell'utilizzo della risorsa idrica.

Lo studio effettuato sul periodo 2001-2020 mette in risalto i seguenti aspetti delle politiche tariffarie di Acque Spa, oltre a quello di un generale vertiginoso trend rialzista:

1) un tendenziale restringimento dell'entitร  della fascia di consumo soggetta a tariffa agevolata che si riduce fra il 2001 e il 2017 da 80 a 30 mc con importo del solo acquedotto che passa da 0,156 a 0,226 euro/mc con doppia penalizzazione per i consumi scarsi.

2) fra il 2017 e il 2020 la fascia di consumo piรน bassa viene innalzata a 55 mc, tuttavia, con un aggravio dei costi in quanto, al contempo, la tariffa agevolata aumenta di circa 4 volte, da 0,226 euro/mc a 0,942, andando a incidere ulteriormente su chi consuma poco come gli anziani (tab. 5)

3) le fasce di consumo sono state ridotte da 4 a 3 negli ultimi 2 anni con conseguente ridefinizione delle tariffe e aggravio per la bassa e la media, nelle quali il costo totale della fornitura passa rispettivamente, fra il 2017 e il 2020, da 1,376 a 2,190 euro/mc e da 2,886 a 3,133; mentre per le fascia di eccedenza, che dalla soglia di 200mc scende a 135, si riduce da 4,611 a 4,293 euro/mc,

Lo studio della dinamica tariffaria e delle fasce di consumo, dell'ultimo ventennio, dell'ex Ato 2 della Toscana, dal 2015 Conferenza Territoriale 2, e paradigmatico per l'intera regione, conferma come il modello misto pubblico-privato comporti penalizzazioni per i cittadini e lauti profitti per il gestore monopolista, oculato negli investimenti nelle reti e vessatorio nella determinazione delle tariffe, in questa regione le piรน alte in assoluto a livello nazionale. Come riporta, fra le varie, anche una agenzia Adnkronos del 12 giugno 2020[1] "Nel 2019 una famiglia italiana ha speso in media 434 euro per il servizio idrico integrato e la regione piรน cara รจ la Toscana. [...] con una spesa media annua di 688 euro, seguita Umbria (531 euro), Marche (527 euro) ed Emilia Romagna (511 euro)".

L'attuale composizione societaria di Acque Spa annovera in qualitร  di partecipazione privata la societร  Adab Spa, raggruppamento comprendente le societร  Acea SpA (ex municipalizzata del comune di Roma evolutasi in multinazionale delle utilities), Suez Italia SpA (divisione italiana dell'omonima multinazionale franco-belga che a sua volta controlla il 23,3% del capitale di Acea), Vianini Lavori SpA (societร  controllata dalla holding Caltagirone SpA) e CTC (Consorzio Toscano Cooperative) Societร  Cooperativa la cui attivitร  risulta la "Costruzione di edifici residenziali e non residenziali". Dall'analisi degli obiettivi societari emerge come la mission del capitale privato in Acque Spa, ad eccezione di Suez, esuli dal core business aziendale, che come riporta lo stesso sito della societร  "รจ quella di garantire l’accesso, la qualitร  e la continuitร  del servizio in tutto il territorio di competenza"[2], ma sia invece orientato verso il settore delle costruzioni. Pertanto, risulta evidente come il capitale privato di Acque Spa abbia come fine esclusivo il conseguimento di sicuri e ingenti profitti in un contesto privilegiato come quello del regime monopolistico. Utili, peraltro, ricavati a detrimento della qualitร  del servizio, sempre piรน penalizzante per l'utenza come testimoniano, fra le tante, le tariffe in costante aumento, le fasce di consumi rimodulate a danno dei cittadini, le ingenti perdite delle reti, un eccesso di burocrazia nelle pratiche e atteggiamenti vessatori di vario genere, come ad esempio avviene in caso di disdetta della fornitura idrica con l'automatica rimozione del contatore costringendo, in caso di riattivazione ad una nuova installazione dello stesso con spese aggiuntive di circa 80 euro.

Alla luce di quanto emerso dal nostro studio, al fine di migliorare la qualitร  del servizio, di contenere le tariffe, di aumentare gli investimenti nelle reti e di garantire alla cittadinanza un diritto essenziale per la sopravvivenza umana, risulta imprescindibile rispettare i risultati emersi dai Referendum del 2011, riportando sotto controllo pubblico la fornitura idrica integrata, sottraendola agli spasmodici appetiti del capitale. Imprese, quelle in questione, scevre da particolari forme di responsabilitร  sociale e sempre alla ricerca, grazie alle connivenze politiche, di opportunitร  di investimento in settori privilegiati in grado di garantire cospicui profitti. Nel caso del modello toscano derivanti sia dall'attivitร  di fornitura del servizio idrico integrato che da un'inaccettabile remunerazione del 7% sul capitale investito nelle infrastrutture.

Eppure, l'esperienza di Napoli, dove il sindaco De Magistris, applicando gli esiti dei referendum, ha riportato sotto controllo pubblico la gestione del servizio idrico con ottimi risultati per i cittadini, sembra indicare l'esatto contrario: nonostante la societร  ABC (Acqua Bene Comune), creata appositamente allo scopo, abbia introdotto una politica di moderazione tariffaria e abolito la remunerazione del 7% sul capitale investito, riesce a chiudere regolarmente i bilanci in attivo, con gli utili che vanno ad incrementare le entrate comunali.

In qualitร  di semplici cittadini e a nome di tutti coloro che si recarono in massa alle urne nel giugno 2011 lanciando un preciso segnale agli amministratori locali e al governo sul chiaro orientamento dell'elettorato di sottrarre un diritto inalienabile dell'uomo, come quello dell'accesso all'acqua, allo sfruttamento dei privati, troviamo quantomeno contraddittorio che le amministrazioni comunali dei 55 comuni dell'ex Ato 2, schieratesi all'epoca compatti per il Sรฌ al referendum, continuino a disapplicarne i risultati e a prorogare la concessione della gestione, come avvenuto l'ultima volta il 28 ottobre 2018. In tale occasione, infatti, all’assemblea dell' AIT (l'Autoritร  Idrica Toscana, ente pubblico istituito  nel dicembre 2011) i sindaci, senza alcun passaggio nei Consigli comunali, hanno proceduto alla ratifica della proroga della concessione del servizio fino al 2031 ad Acque Spa, dopo averla giร  prolungata dal 2021 al 2026 una prima volta nel 2015.

Una modalitร  particolare, quella scelta dai 55 sindaci di rispettare i Diritti umani fondamentali, fra i quali l'Assemblea Generale dell'Onu, il 28 luglio 2'010, ha inserito anche l'accesso all'acqua potabile e, soprattutto, i principi democratici, intesi come rispetto della volontร  popolare. 

 

 


Andrea Vento 9 giugno 2021


 


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