Non servono managers per la Pubblica amministrazione

 Si va facendo strada una nuova, si fa per dire, figura nella Pubblica amministrazione: il manager. Dopo gli anni nei quali i dirigenti assunti a tempo determinato erano pensati sul modello dei manager privati, quelli superpagati e scelti secondo una logica di impresa che con gli interessi pubblici ha poco a che vedere, con la scusa dei nuovi profili professionali da assumere a tempo determinato per il Pnrr , si va facendo strada l'idea che per il rilancio del settore pubblico abbiamo bisogno di figure apicali e manageriali. E in questa ottica vorranno stravolgere, o rivedere a seconda dei punti di pista, l'ordinamento dei profili professionali nella Pa fermo da oltre 20 anni.

Per il Ministro Brunetta mancano esperti nel controllo di gestione, project management, esperti nell' analisi dei processi,  tecnici per la digitalizzazione e l' innovazione, in realtà mancano infermieri, medici, oss, tecnici amministrativi, ispettori alla sicurezza, educatrici per nidi e materne, addetti ai centri per l'impiego per promuovere politiche attive del lavoro e percorsi formativi.

Si guarda invece a figure apicali senza fare i conti con l'assenza di formazione nella Pa, siamo fanalino di coda in Europa per numero di ore destinate alla formazione della quale beneficiano solo parte del personale.

Negli Enti pubblici si spende troppo per consulenze esterne, ad esempio esistono gli avvocati negli Enti locali ma i Comuni e le Regioni si affidano a studi legali esterni.

Regioni come l'Emilia Romagna stanno adottando politiche secondo i desiderata del Ministero con figure manageriali di coordinamento da assumere con impegni di spesa straordinari a discapito delle figure professionali realmente carenti 

Prima di esultare davanti al cambiamento sarebbe il caso di comprenderne la direzione e la finalità, una lettura critica del presente ormai estranea al mondo sindacale


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