Recovery Plan: la dichiarazione di guerra di Draghi

Recovery Plan: la dichiarazione di guerra di Draghi

Marco Bersani

Mentre si aspetta l'arrivo il prossimo 22 giugno della Presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, che dovrà benedire il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza presentato dal governo italiano, il Presidente del Consiglio Mario Draghi ha attivato una nuova struttura “tecnica” per la gestione dei fondi che dovranno arrivare. Si chiamerà “Nucleo tecnico per il coordinamento della politica economica” e, per i cultori della leggenda di un Draghi neo-keynesiano, ansioso di riscoprire gli insegnamenti adolescenziali del compianto Federico Caffé, l'impatto non sarà senza conseguenze.

I “fab five” che parteciperanno alla struttura sono Carlo Cambini, Francesco Filippucci, Marco Percoco, Riccardo Puglisi e Carlo Stagnaro, economisti della più stretta cerchia liberista, per i quali varrebbe da subito la domanda: “Perché assegnare la valutazione sugli investimenti pubblici a persone che pensano che lo Stato non dovrebbe esercitare alcun ruolo nell'economia, se non quello di facilitarne l'apertura ai mercati?”

Fra questi – tutti maschi, of course- la figura su cui vorremmo concentrarci è quella di Carlo Stagnaro, fondatore e ora direttore ricerche e studi dell'Istituto Bruno Leoni. Cosa sia questo istituto lo dice chiaramente la sotto-denominazione dello stesso “Idee per il libero mercato” e la definizione della mission: “dare il contributo alla cultura politica italiana, affinché siano meglio compresi il ruolo della libertà e dell'iniziativa privata, fondamentali per una società davvero prospera e aperta”. Se qualcuno vuole meglio comprendere di che si tratta, proviamo a spaziare fra alcune delle loro analisi.

Ecco per esempio, come sintetizzano la straordinaria vittoria referendaria sull'acqua:(..) In questi dieci anni non c’è stato spazio per una operazione verità sul reale contenuto dei quesiti e sull’ingannevolezza della retorica che li ha circondati e animati e che fatto letteralmente deragliare il dibattito pubblico. Sarebbe sbagliato dire che il populismo è nato in quelle giornate di giugno, ma i referendum sull’acqua ne hanno rappresentato una poderosa prova di forza

Dall'acqua alla crisi climatica, ed ecco l'Istituto Bruno Leoni dileggiare a più riprese Greta Thunberg e i movimenti ecologisti come Fridays For Future

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