Licenziamenti? Li chiamano aggiustamenti fisiologici

 Da oggi, quando sentirete parlare di licenziamenti, pensate alla definizione padronale degli esuberi:un aggiustamento fisiologico, siamo in una fase di espansione dell’economia e di prospettive positive per l’occupazione (da Il sole 24 Ore del 1 Giugno 2021)

Nonostante il blocco dei licenziamenti collettivi si sono persi migliaia di posti di lavoro in aziende che non hanno piu' aperto i battenti dopo la pandemia o hanno spinto i propri dipendenti a presentare le dimissioni volontarie.

Molti altri posti di lavoro e una sostanziale perdita di ore contrattuali viene registrata nei cambi di appalto e il bello, si fa per dire, deve ancora arrivare con l'arrivo dei subappalto al 50%.

Discontinuità creativa rispetto al passato? I prossimi mesi potranno smentirci ma fin da ora intravediamo ben altri scenari da quelli idilliaci dipinti da Confindustria

L'economia è in ripresa con i soldi restituiti, ma solo in parte , dall 'Ue?

Siamo in presenza di misure emergenziali a sostegno dell'economia ma queste misure rispondono per lo piu' ai desiderata imprenditoriali come dimostra il ripristino dei licenziamenti collettivi, la rinuncia del Governo a intervenire sulla stessa materia con un insieme di regole a tutela dell'occupazione, eloquente è l'ampliamento del subappalto e il Piano costruito sulle infrastrutture con allargamento della soglia che consentirà gli affidamenti diretti.

Non c'è traccia del rinnovo dei contratti, eccetto quelli pubblici per i quali è prevista qualche novità all'insegna della crescente sperequazione e disuguaglianza nel trattamento economico (Brunetta annuncia di volere rafforzare la fascia di eccellenza verso la quale destinare quote maggiori del trattamento di secondo livello\fondo della produttività), non esistono tutele reali in materia di sanità e welfare,  si ribadisce l'idea che la crescita economica sia data essenzialmente dal Pil e dagli investimenti statali\pubblici a sostegno delle imprese.

La tesi di Confindustria è che il blocco dei licenziamenti termina con la ripresa dell'economiama se guardiamo ai dati occupazionali ci rendiamo conto che la crescita dei profitti e del Pil saranno assai maggiori dei dati occupazionali per non parlare poi della assenza di percorsi formativi che permettano una ricollocazione effettiva nel mercato del lavoro. Non una parola viene spesa sulle aziende che in nome della svolta green saranno destinate alla chiusura, ci si accontenta di guardare ai paesi europei nei quali non si registra aumento della disoccupazione. Dati tuttavia non confrontabili con l'Italia , paese nel quale l'occupazione è stagnante come del resto anche l'economia.

Le aziende portano a casa tempi dilatati per il pagamento dei debiti, fondi di garanzia per le Pmi, aiuti e incentivi fiscali di vario genere.

Che gli aiuti generosi accordati ai padroni si traducano in posti di lavoro è tutt'altro che scontato, anzi dati alla mano l'esperienza ci dice l'esatto contrario. Allora si capisce la ragione per la quale la soppressione dei posti di lavoro possa trasformarsi, nell'immaginario padronale, un aggiustamento fisiologico  

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